Il principio dell’internazionale socialista era in fondo quella della Chiesa cattolica, l’idea che ci siano dei valori universali che uniscono la gente al di là dei confini nazionali. I nazionalismi e i sovranismi (nella lezione moderna) hanno l’idea opposta: che gli interessi della nazione, la loro, devono prevalere su quelle altrui.



Queste differenze teoriche hanno permesso in sostanza alla Chiesa di sopravvivere nel mondo per 2000 anni e all’Internazionale per quasi un secolo, e hanno impedito invece ai nazionalismi di avere un movimento internazionale, se non in una gerarchia di nazioni e Stati, in cui i più puri erano in cima e i più sporchi in fondo.



Questo è il problema insito nell’alleanza proposta dal leader della Lega Matteo Salvini con i vari movimenti sovranisti nazionali. Sì, oggi i movimenti nazionalisti sono una sponda di Salvini che altrimenti è più solo. Ma oggi Salvini non è più capo di un partito: guida il governo in Italia e l’interesse dell’Italia non è quello di giocare a una specie di scaricabarile europeo a chi resta con più migranti nel proprio territorio nazionale. In questo gioco l’Italia con una frontiera marina impossibile da chiudere rimarrà sempre con il cerino in mano, mentre altri potranno sempre chiudere i loro confini alle Alpi.



La strategia dell’Italia non può che essere quella di portare il gioco dell’immigrazione in Africa e non in Europa (ergo in Italia). L’immigrazione infatti non è un’emergenza ma una questione gigantesca di cui stiamo vedendo solo l’inizio.

In 20 anni la popolazione africana raddoppierà mentre il suo reddito pro capite si ridurrà a un quarto di quello attuale. Oggettivamente queste due tendenze creeranno un flusso crescente di immigrati dall’Africa verso l’Europa e principalmente verso l’Italia. L’Italia non può risolvere questo problema da solo, deve farlo con l’Europa, giocando di sponda con i partiti più responsabili e lungimiranti, non con quelli che si vogliono chiudere a riccio.

Questo poi coincide con la necessità della Lega di spostarsi al centro. Gli italiani sono spaventati dagli immigrati, ma ne hanno bisogno per le loro mamme malate, per le loro imprese. Chiusure drammatiche rischiano di isolare la Lega in Europa e in Italia.

Invece l’Italia dovrebbe farsi attore di un programma di lungo termine di investimenti per lo sviluppo in Africa e per soluzioni politiche più solide in Libia, portando a bordo l’esperienza di Minniti al di là di ogni divisione di partito.

Solo a queste condizioni la Lega e l’Italia potranno emergere. Diversamente, stretto tra immigrati a sud e sovranisti a nord, il paese rischia di affogare.