Ancora Instagram, ancora una lite e ancora una querela: Roberto Saviano attacca pesantemente il Ministro degli Interni Matteo Salvini, “reo” di averlo querelato dopo che negli scorsi giorni sul “caso scorte” lo scrittore aveva scritto (ovviamente su Instagram) che Salvini è “il Ministro della malavita”, riportandolo come hashtag sui social anche in altri post. Il “capo dell’opposizione” (mediatica) al Governo M5s-Lega prende di nuovo “pixel e mouse” e attacca il leader del Carroccio sia sul fronte migranti che sul caso dei fondi della Lega, di cui ieri la Cassazione ha dato il via libera alla “caccia” da parte dei pm di Genova (in merito alle condanne a Bossi e Belsito, ndr). Ebbene, dopo che ieri sera il Ministro aveva detto in diretta a “In onda” su La7 che la querela per Saviano era già partita in merito a quell’appellativo molto poco dignitoso attribuitogli, lo scritto di Gomorra ha risposto così su Instagram: «Un ministro che querela uno scrittore per aver manifestato liberamente il suo pensiero è un altro passo verso la Russia di Putin. Spero vivamente che Salvini mi quereli sul serio, non vedo l’ora di trovarmi con lui davanti a un giudice: avrebbe l’obbligo di dire la verità, per lui un’esperienza nuova», con tanto di foto di Salvini nella Piazza Rossa di Mosca con una maglietta pro-Putin.



IL CASO DELLE SCORTE E I “PRECEDENTI”

Saviano ha poi ricordato nel suo post il caso della Lega con i fondi presunti da “ricercare”: «Quanto ai 50 milioni rubati dalla Lega, invece di manipolare l’ingenuità dei suoi elettori, il #MinistrodellamalavitaSalvini potrebbe sfruttare qualche linea di credito già aperta con lo zar Vladimir. Un giorno non lontano gli italiani capiranno chi è il vero “traditore della patria”». Insomma, da Ministro della malavita a traditore della patria: per lo scrittore napoletano, Salvini è il vero “male” della politica italiana, con il Ministro che di certo non sta a guardare e solo ieri sera affermava «Mi sono solo preso il diritto di querelarlo perché il “ministro della malavita” lo dici a qualcun altro». In attesa di una ennesima risposta alla querelle meno appassionante della politica italiana (e abbiamo detto tutto, cari lettori..), occorre far riemergere il “precedente”. Solo il 21 giugno scorso in diretta ad Agorà, Salvini stesso “rispose a distanza” allo scrittore e autore tv: «Togliere la scorta a Saviano? Servono le istituzioni competenti a valutare se corra veramente qualche rischio», lasciando intendere la sua contrarietà in merito. La replica fu immediata e innalzò ancora di più lo scontro mediatico tra i due: «Secondo te, Salvini, io sono felice di vivere così da 11 anni? Da più di 11 anni. Ho la scorta da quando ho 26 anni, ma pensi di minacciarmi, di intimidirmi?», e poi il passaggio “incriminato” che si ricollega alla querelle di oggi, «L’Italia è il Paese occidentale con più giornalisti sotto scorta perché ha le organizzazioni criminali più potenti del mondo, ma Matteo Salvini, ministro degli Interni, invece di contrastare le mafie, minaccia di ridurre al silenzio chi le racconta. #MinistrodellaMalavita».

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