A Salvini il Decreto Dignità non piace e lo si è capito in poche ma decisive mosse viste negli ultimi giorni: l’assenza in Consiglio di Ministri (ha preferito il Palio di Siena), la lontananza poi il giorno dopo con la visita ai beni confiscati alle Mafie in Toscana e le poche parole proferite per lodare il primo vero Decreto licenziato dal Governo Conte. Il provvedimento pensato dal M5s, da Luigi Di Maio (e da una squadra di collaboratori che pare più quella ex Cgil che non ad un Governo gialloverde) è stato varato per cercare di combattere il Jobs Act e il lavoro precario attraverso numerose nuove regole che rischiano di ingolfare e rendere ancora più difficile una assunzione a tempo determinato per le tante piccole e medie imprese che non possono permettersi pesanti contratti indeterminati. Tra i pochi volti della Lega che sono stati presenti durante la campagna grillina sul Decreto Dignità è Giancarlo Giorgetti quello che ha tentato in tutti i modi di tenere uniti i cordoni della maggioranza, ruolo del resto cucito addosso a lui in questa legislatura. Dopo le parole di Salvini sui possibili “correttivi” al testo, Giorgetti ha ottenuto di non presentare alcun emendamento dalla Lega per provare a tenere unito il Governo: come riporta oggi Il Secolo XIX, «qualunque cambiamento sarà stabilità a livello di governo. Scontata la reintroduzione dei voucher nel settore dell’agricoltura, del turismo e del commercio. Sembra esclusa una discussione sulla limitazione del rinnovo dei contratti a termine e sul ritorno della «causale». Due punti che hanno sollevato le proteste della Confindustria e degli imprenditori, soprattutto di quel bacino elettorale del nord da sempre vicino alla Lega».
LEGA VENETA: “DECRETO? COSÌ NO..”
La Lega in Veneto, dove il Governatore Zaia è notevolmente più popolare e stimato del segretario Salvini, sa bene che il Decreto Dignità è un accordo “do ut des” con il Movimento 5 Stelle: ma nonostante la “convenienza” di avere mani libere poi su altri provvedimenti (sicurezza? Migranti? Staremo a vedere..), la Lega Veneta non ci sta ad un decreto che rischia di mettere in ginocchio le imprese che funzionano, tanto al Nord quanto al sud. «Il decreto dignità taglia le gambe alle imprese. Per tipologia economica, sono in molti ad avere organici che variano per brevi periodi, penso al turismo e agli stagionali. Il nostro tessuto imprenditoriale è questo. Penso al settore del turismo che di stagionali vive. Poi, sulla partita del reshoring, il ritorno dopo l’era delle delocalizzazioni, il decreto dice le stesse cose che la Lega diceva anni fa. Quanto al precariato, credo che l’imprenditore vero, quello di qualità, voglia avere personale stabile e altamente qualificato, la precarietà si combatte sostenendo le imprese», spiega Toni Da Re, segretario nazionale della Lega Venete. Zaia prova a mediare – come del resto fa Giorgetti a livello nazionale – ma i malumori in casa Carroccio al Nord si fa sentire in merito ad un testo, quello licenziato dal Ministro Di Maio, che proprio non piace e che è molto più vicino alla tradizione della Cgil che non della Lega Nord. «Attraverso i parlamentari del nostro territorio mi auguro si possa porre rimedio. Poi, va detto che qualsiasi provvedimento esca dall’esecutivo è suscettibile di modifica», si augura Nicola Finco, capogruppo Lega in Regione Veneto.