Questa mattina, giovedì 2 agosto 2018, è partita nuovamente alla Camera la discussione sugli emendamenti al Decreto Dignità firmato da Luigi Di Maio ma non si placano le polemiche sulla bocciatura dell’emendamento relativo alla reintroduzione dell’articolo 18, rivendicato a più riprese dal Movimento 5 Stelle in campagna elettorale. Il Sottosegretario all’economia del M5s Alessio Villarosa è intervenuto ai microfoni di Sky TG 24 per fare chiarezza sulla questione: “In questi anni il lavoratore è stato abbandonato, soprattutto dal vecchio Governo. L’eliminazione dell’articolo 18 è tema anche di oggi: sentire parlare il partito Democratico di Articolo 18 dopo averlo eliminato è strano. La sinistra era alleata in campagna elettorale nel 2013 con il Pd, poi si è divisa e ri-alleata: sicuramente gli interventi sui lavoratori, dopo il Decreto dignità, non si fermeranno qui”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
DI MAIO: “NESSUNA GUERRA CON OPPOSIZIONE”
Polemiche alla Camera per le votazioni agli emendamenti al decreto Dignità. Quello di LeU sull’articolo 18 è stato bocciato con 317 voti contrari e 191 astenuti. «Una occasione persa per ridare veramente dignità ai lavoratori e alle lavoratrici», ha scritto Guglielmo Epifani, presentatore dell’emendamento che chiedeva il ripristino dell’art. 18. Duro anche il presidente del Pd, Matteo Orfini, su Twitter: «Siamo in aula da ieri a votare il decreto disoccupazione scritto da Di Maio. Che è qui con noi. Muto, da due giorni. Eppure sui social parla, parla, parla. Ma in aula di fronte a una discussione di merito ha perso le parole. Forse perché di questo decreto si vergogna anche lui». Non la pensa ovviamente così Luigi Di Maio. Il ministro del Lavoro ha difeso a spada tratta il provvedimento e minimizzato le accuse. «È legittimo manifestare con fermezza e con forza che non si è d’accordo con questo decreto e anche che si vuole stravolgerlo. Così come è nostro diritto difendere il decreto da questo stravolgimento», ha dichiarato Di Maio, secondo cui «non c’è una guerra in atto» con le opposizioni, a cui fa i «complimenti per il livello del dibattito e lo spirito propositivo». Il problema per il capo politico del MoVimento 5 Stelle è che ci sono due visioni diverse: «Sapete bene che l’obiettivo di maggioranza e governo è portare il provvedimento a casa e quello delle opposizioni di modificarlo: il punto di incontro può portare un buon risultato». (agg. di Silvana Palazzo)
MAGGIORANZA TIRA DRITTO, PD CRITICA M5S
La mancata reintroduzione dell’Articolo 18 all’interno del Decreto dignità sta scatenando vibranti polemiche, nel mirino soprattutto il Movimento 5 Stelle. I pentastellati nel corso della campagna elettorale avevano puntato fortemente sul ritorno dell’art. 18 ma oggi l’emendamento è stato votato solo da Liberi e Uguali. E il Partito Democratico sta evidenziando la contraddizione del movimento guidato da Luigi Di Maio: “I Cinquestelle hanno bocciato un emendamento presentato da LEU che reintroduceva l’art.18: l’opposto di quanto promesso in campagna elettorale. Il Jobs Act di Renzi era quindi una norma sfrutta-lavoratori col governo PD mentre va bene ora col governo Cinquestelle?”, il tweet di Davide Gariglio. Queste, invece, le parole di Debora Serracchiani: “Di Maio e Salvini prendano atto che hanno mentito agli italiani, raccontando loro che avrebbero abolito il Jobs Act. Bugia stratosferica, perché non solo non lo hanno assolutamente abolito, ma anzi lo lasciano intatto e lo utilizzano cosi com’è #lochiamavanodignità #tuttaunabugia”. Infine, l’analisi di Maurizio Martina: “Alla Camera Lega e Cinque Stelle sordi a qualsiasi miglioramento del decreto Di Maio. Stanno peggiorando la vita delle imprese e mettendo a rischio migliaia di lavoratori. E lo fanno con il ghigno #decretodisoccupazione”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
BOCCIATA REINTRODUZIONE ARTICOLO 18
Decreto dignità, bocciata reintroduzione Articolo 18: ripartite le votazioni agli emendamenti del decreto firmato dal Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio. E continua lo scontro politico alla Camera, nel mirino la disciplina che regola e riorganizza i contratti a termine. Questa mattina, mercoledì 1 agosto 2018, caos sull’articolo 18: solo 13 voti favorevoli, quelli di Liberi e Uguali, al suo ripristino. Contrari 317, astenuti 119. E gli esponenti di LeU sono partiti all’attacco: “Dalla waterloo del jobs act alla waterloo dei 5 stelle. Avevano promesso di reintrodurre l’art 18 e cancellare il jobs act e invece votano contro l’emendamento di #LeU che avrebbe ripristinato l’Art 18 #decretodignitá”, le parole di Roberto Speranza, seguite da quelle di Laura Boldrini, “#DiMaio in campagna elettorale “Vogliamo ripristinare l’articolo 18”. Alla prova dei fatti oggi a @Montecitorio invece cosa fa il #M5S ? Vota contro l’emendamento di #Epifani che mirava a reintrodurlo. Il governo del cambiamento, sí, del cambiamento di idee #DecretoDignità”.
TENSIONE LEGA-FI, PD ALL’ATTACCO
E il decreto dignità ha alimentato la tensione all’interno del Centrodestra: è scontro tra Lega e Forza Italia, con i deputati azzurri che non hanno perso l’occasione per attaccare gli esponenti del Carroccio. Il provvedimento penalizza gli imprenditori secondo FI, attacchi che giungono dopo la lite per la presidenza della Rai sul profilo di Marcello Foa. E il Partito Democratico? Sui social network i dem sono scatenati, nel mirino il ministro Di Maio. “La battuta d’arresto che si registra su economia e lavoro era abbastanza prevedibile. #DecretoDiMaio è un decreto licenziamenti. A giugno persi 49mila posti di lavoro. I pasticci su #Ilva, #Tav e #Tap altro non fanno che scoraggiare investitori e rendeci un Paese poco credibile”, le parole di Teresa Bellanova, mentre Ivan Scalfarotto sottolinea: “La #Lega vota contro tutti gli emendamenti al #DLDiMaio che avrebbero la funzione di eliminare le rigidità che produrranno disoccupazione. Non sono serviti né i dati dell’INPS né le proteste degli imprenditori lombardi e veneti. #OpenCamera”.