Il progetto del ponte che avrebbe potuto sostituire il Morandi esiste, e porta la firma di Santiago Calatrava, uno dei più celebri e autorevoli architetti del mondo, ma esiste soltanto nella forma e nella dimensione di un plastico: “Sì, Calatrava ha lavorato per mesi per passione a un progetto per la sostituzione del Morandi, che ammirava e da cui era affascinato, ma che riteneva logico sostituire, e me l’ha regalato, in amicizia, pochi anni fa”: Claudio Burlando è sconvolto dalla tragedia della sua città, come e più di tutti i genovesi, lui che da 25 anni aveva espresso perplessità sulla durata di quell’opera pur così essenziale per la viabilità in Liguria. “Ma non è che fossero perplessità solo mie, tutti sapevano che il Morandi avrebbe prima o poi dovuto essere rifatto. Quel prima o poi dipendeva da tante variabili. Vede, io sono entrato in consiglio comunale a 27 anni, sono uscito dalla Regione a 61, alla fine del secondo mandato, e per 34 anni mi sono occupato prevalentemente di sviluppo e di infrastrutture. Ebbene, sul Morandi veniva sempre fuori che quell’opera, pur molto innovativa per l’epoca e il modo con cui era stata realizzata, aveva problemi seri di manutenzione”.



Ingegnere, e lei cos’ha fatto su questo problema, su questa diffusa consapevolezza?

La Gronda: il progetto della Gronda, finanziato e ormai approvato, si può realizzare. La Gronda crea a monte del Morandi, a Bolzaneto, una via di sfogo del traffico da Ponente che avrebbe alleggerito il traffico sul ponte rendendo anche possibile una sua chiusura, un suo rifacimento radicale.



Al quale però nessuno ha mai pensato…

C’è da immaginare che Autostrade per l’Italia abbia fatto le sue verifiche e i suoi interventi. Soldi ne sono stati spesi, sul Morandi. Il resto dovranno chiarirlo le inchieste.

Ma lei, come sindaco genovese, ministro dei Trasporti e poi governatore, avrebbe mai immaginato una tragedia simile?

Che ci fosse un pericolo imminente di statica no, evidentemente chi si doveva occupare del problema della manutenzione e della prevenzione dei rischi, pur consapevole che c’era necessità di intervento, non aveva elementi per pensare che ci fosse quel livello di rischio. La consapevolezza che bisognasse creare un’alternativa, invece, ripeto, c’è e c’era da 25 anni, e ha portato al progetto della Gronda. Il Morandi era un ponte innovativo, ma alla lunga poteva dare problemi. Bisognava concepirlo come un’opera transitoria, non eterna, mentre altre opere, per come sono costruite, basta manutenerle in modo ordinario perché stiano su. Il Morandi no: era fatto in modo tale che si sapeva che poteva avere problemi. Ma quando, in qualsiasi sede, si diceva questa cosa per sostenere la necessità di costruire la Gronda, i 5 Stelle replicavano: è il solito ricatto. E pensare che la Gronda era ed è necessaria a prescindere dal Morandi, che andava in ogni caso alleggerito dal traffico ingolfato che invischia il territorio. Invece, in questi casi, scattava e scatta sempre il solito meccanismo mentale: sostenete i vaccini, perché siete coinvolti nell’interesse delle multinazionali; sostenete il terzo valico perché siete d’accordo con i corrotti; sostenete la Gronda per fare un ricatto sul Morandi. 



Ma lei, da ingegnere, cosa pensava di quel ponte?

Quando ho studiato io, a Genova, dal ’73, ho scelto ingegneria elettronica, era già una branca molto specialistica e non sono uscito dall’università con le competenze per progettare nel civile. Ma poi, con la politica, e le centinaia di incontri, dibattiti, confronti che ho avuto sul settore delle infrastrutture, veniva sempre fuori il tema del Morandi.

Ma perché? Cos’aveva il ponte di strutturalmente precario?

Vede, nel ponte classico, pre-Morandi, l’impalcato – cioè la strada – poggia sulle pile, cioè i pilastri. Ma le pile spesso è un problema farle. Nei fiumi creano turbolenza, al di fuori del letto dei fiumi ci sono, a Genova, quartieri densissimamente abitati. L’intuizione di Morandi fu di ridurre al minimo indispensabile i pilastri, facendoli elevare di circa 40 metri sopra il livello del viadotto, e facendo partire dalla loro sommità gli stralli che si agganciano sotto il livello stradale, il modo che parte del peso dell’impalcato non poggiasse più sulle pile, ma venisse sostenuto dall’alto e distribuito mediante gli stralli.

E il problema?

È che il cemento armato con cui è fatto il ponte ha dentro il tondino di ferro, ed è esposto al salmastro del mare, che può corrodere il ferro. Anche nella copertura del torrente Bisagno, che si sta rifacendo adesso, il salmastro e la corrosione naturale hanno corroso il tondino. Ma il ferro del Morandi è immerso nel cemento e quindi non è ben controllabile nel grado di corrosione. Per questo negli ultimi 25 anni, sin dai primi anni Novanta, tutti quelli che si sono occupati del problema hanno o stroncato l’opera o, pur ammirandone l’intuizione progettuale, hanno messo in chiaro che era un’opera complessa e costosa da conservare. Non si poteva dire però, con questo, che ci fosse un pericolo reale di crollo…

Ora Genova si blocca…

È l’altro dramma di questa sciagura, dopo quello di chi ha perso la vita… Vede, Genova e la Liguria sono bellissime, ma fragili geologicamente e isolate. Siamo un polo logistico importante nel Mediterraneo, abbiamo un porto che va a mille, ma siamo un’area soggetta ad alluvioni e abbiamo una rete infrastrutturale incredibilmente vecchia. Il Morandi era del ’67, ma la camionale, cioè la Serravalle, è stata la prima autostrada d’Italia, fatta da Mussolini negli anni Trenta, a carreggiata singola e la ferrovia è dell’Ottocento… 

Ma lei cos’ha fatto, nei suoi ultimi dieci anni da governatore?

Della Gronda le ho detto. Poi ci sono i cantieri aperti per lo scolmatore del Fereggiano, per il rifacimento della copertura del Bisagno, per il nuovo nodo ferroviario e per il terzo valico dei Giovi. Infine, è approvato e finanziato il progetto dello scolmatore del Bisagno. Sul Fereggiano cominciammo i lavori quando io ero in Comune, poi ci fu un’inchiesta, il cantiere è stato chiuso, tutti poi sono stati assolti, l’impresa è stata risarcita dal Comune, ma il cantiere si bloccò. Ripartì 20 anni dopo, Monti ha rifinanziato, e ora sta per essere completato. Anche per la nuova copertura del Bisagno siamo prossimi al completamento e così per il passante ferroviario, pronto tra tre anni. Lo avviai io da ministro, vuol dire che da Voltri a Terralba Gemova avrà una metropolitana cittadina, mentre i treni a lunga percorrenza e i merci da Voltri taglieranno via senza ingolfare la rete cittadina. Il progetto del terzo valico, ormai a metà esecuzione, con un commissario ma in atto. E infine può partire lo scolmatore del Bisagno, perché per mettere l’area in sicurezza non bastano né lo scolmatore Ferregiano, né la nuova copertura. Il governo Renzi ha finanziato i nuovi lavori, che adesso vanno in gara. Insomma, sei grandi progetti di cui quattro in costruzione e due progettati e finanziati. Non era mai successo… E senza nessun vincolo europeo, di quelli che oggi Salvini denuncia, a fermare e bloccare. Il problema è che appena vincono questi qua si rimettono a valutare tutto.

E adesso, Burlando?

Adesso è un dramma. Come si fa? Si dovrà rifare il ponte senza avere ancora pronta la Gronda. 

Concludiamo tornando a Calatrava: non ha mai pensato di rendere pubblico quel progetto?

Siamo amici personali, Santiago è venuto a Genova privatamente più volte per vedere l’opera e studiare alternative, perché lo affascinava… Ma ovviamente non c’era nessun motivo per affidare personalmente a lui un incarico. Peraltro Autostrade, nell’ambito della Gronda, hanno riprogettato anche quel ponte, che spero finalmente possa essere realizzato insieme all’intero passante. Queste cose vengono fatte con procedura di evidenza pubblica. Tuttavia l’interesse di Calatrava per l’opera di Morandi e per la necessità del nuovo ponte per la città era tale che lui decise, motu proprio, di occuparsene e regalare a futura memoria a Genova questa sua visione.

(Sergio Luciano)