“Recentemente, il ponte Morandi è stato oggetto di un preoccupante cedimento dei giunti che hanno reso necessaria un’opera straordinaria di manutenzione senza la quale è concreto il rischio di una sua chiusura; se non si predispone immediatamente una nuova strategia stradale di più ampio respiro del capoluogo ligure, i mancati lavori di realizzazione della Gronda sommati alla possibile futura chiusura totale o parziale del ponte Morandi determinerebbero inevitabilmente il collasso dell’intero sistema viario genovese”. 



E’ il 28 aprile 2016 e il senatore del Gruppo Misto – ex Scelta Civica – Maurizio Rossi, genovese doc, editore dell’emittente televisiva di Genova Primocanale, rivolge un’interrogazione al ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Graziano Del Rio e la concentra sul ritardo nella procedura di avvio della costruzione della Gronda, in pratica quel raddoppio a monte del viadotto sul Polcevera, ovvero l’ormai distrutto Ponte Morandi, che sarebbe stato così quanto meno alleggerito dall’enorme traffico pesante che lo schiacciava.



“Stiamo parlando di 2mila Tir al giorno”, commenta oggi Rossi, rientrato precipitosamente a Genova dalle vacanze per rimettersi al timone della sua tv. “Del Rio non mi ha mai risposto, ed era la seconda interrogazione che rivolgevo a lui, dopo averne inoltrata un’altra nel 2013. Sì, parlavo di un traffico enorme che generava una fortissima usura”, prosegue, “e che oggi, oltre al dramma delle vittime, fa capire qual è l’altro dramma che si è abbattuto su Genova, sulla mia città: una città che da domani sarà completamente bloccata”.

Rossi ha vissuto il suo ultimo mandato parlamentare da “missionario” della sua Genova “perché”, spiega, “è il mondo che mi sento di rappresentare meglio. Ho investito l’esperienza da editore nella mia attività politica, mi sono dato come mission quella di parlare solo di questioni liguri, e non di massimi sistemi. Essendo nel gruppo misto ho avuto la corte di tutti, da Verdini ad Alfano a Renzi a Romani… al Senato un voto qualcosa valeva… ma ho deciso di starmene per i fatti miei e fare il senatore indipendente, nell’interesse di Genova. Il che oggi mi viene riconosciuto, se è vero che m’hanno intervistato dal New York Times ad Al Jazeera, oggi. Non i quotidiani di Genova! Ma questa è un’altra storia”.



La storia brutta che invece Rossi riassume, con l’autorevolezza di chi sa le cose avendole seguite per trent’anni passo passo e da vicino, è quella delle responsabilità. “E’ semplice capire di chi può essere la responsabilità del disastro”, spiega. “Tutte le autostrade in concessione hanno un contratto con il ministero dei Trasporti che affida a loro la responsabilità della manutenzione ordinaria e straordinaria. Ma il governo deve vigilare sul modo in cui questa manutenzione viene effettuata. Ebbene: fino al 2012 quest’opera di vigilanza veniva effettuata dall’Anas. Poi, nel 2012, è uscita una legge che ha spostato la vigilanza dall’Anas al Ministero, costituendo al suo interno un’Agenzia ad hoc. L’Anas infatti controlla anche le strade statali e si voleva evitare un cumulo eccessivo di responsabilità. Ma contestualmente, un bravissimo dirigente incaricato di coordinare queste attività di controllo era stato spostato dall’Anas all’Agenzia; successivamente, questo dirigente è stato spostato altrove. E non basta!”, prosegue Rossi: “In base al codice degli appalti, le concessionarie devono documentare anche la quantità di lavori manutentivi affidati ad aziende esterne al loro gruppo, perché se procedessero in proprio ad effettuare tutti i lavori di manutenzione, chi ne controllerebbe la qualità e quantità? Anche per questo ci vuole un organo di controllo esterno. Insomma, la materia è talmente complessa e delicata, che io credo verrà fuori un problema gigantesco. Tutto è possibile: la revoca della concessione, come hanno annunciato i ministri. Perfino confische risarcitorie di beni. Si potrebbe affidare la gestione all’Anas, o direttamente al ministero…”.