Forse nessuno, neanche i nemici più acerrimi, vogliono oggi la caduta del governo insieme alle macerie del Ponte Morandi. Le prossime settimane sono cruciali per la legge di bilancio italiano e per questo serve un governo nei pieni poteri. Senza di esso il paese va in crisi.

Ma il governo di Di Maio e Salvini governa e deve governare non la metà più o meno abbondante di italiani che oggi lo sostiene nei sondaggi d’opinione, ma tutto il paese, anche quelli che gli sono contro.



E qui ci sono elementi che dovrebbero preoccupare i due partiti perché oggi o domani potrebbero fare cambiare parere a molti italiani. La maggior parte delle famiglie delle vittime, venti su 38, non hanno voluto funerali di Stato. Cioè la maggioranza delle famiglie accusa di fatto il governo — questo e quelli passati — di ciò che è accaduto. E’ un messaggio fortissimo di insoddisfazione a tutto il paese e al mondo.



Il secondo elemento è altrettanto grave e rischia riflessi forse ancora peggiori nel Paese e all’estero. Poche ore dopo la disgrazia il governo ha accusato della tragedia la società concessionaria delle autostrade della famiglia Benetton. Questo sul momento può sembrare efficiente, ma pensandoci con un attimo di freddezza sembra un tentativo di depistaggio, di copertura di responsabilità da parte di M5s, il quale per anni ha rifiutato di credere alla pericolosità del ponte. Quindi gli attacchi odorano di tentativo di difesa per gli errori di valutazione passati.

Cioè è possibile, forse anche probabile che i Benetton abbiano responsabilità nella tragedia, ma serve un’inchiesta, un’indagine. Un giudizio sommario senza un’inchiesta è oggettivamente un linciaggio. I linciaggi inebriano subito la folla con l’odore del sangue, ma poi arrivano pentimenti e sensi di colpa forti quanto e più dell’ebrezza del linciaggio. Per questo motivo è ragionevole che il governo cambi registro in maniera radicale e rinunci a istigare l’odio costruendo la pace. D’altro canto M5s e Lega oggi sono al governo, essi stessi hanno interesse alla pace, perché la rivoluzione è obiettivo delle opposizioni. Paradossalmente, invece, sono ora i partiti di governo che inneggiano alla rivoluzione.



Se M5s e Lega promuovono una nuova rivoluzione dopo essere al governo ne saranno travolti. Per essere molto pratici, questo, forse è il tipo di discorso che il vice premier Luigi Di Maio dovrebbe pronunciare.

“Sono qui per offrire a tutti gli italiani le mie più profonde scuse e le mie più sentite condoglianze per la tragedia di Genova. È un peccato immane, specie oggi, nel 21mo secolo, che un ponte debba cadere all’improvviso portandosi via decine di morti. Per questo offro le mie scuse e condoglianze come rappresentante del governo in carica durante questa tragedia e anche in particolare come rappresentate di una formazione politica che fino a qualche giorno non credeva, non ha creduto all’idea che il ponte Morandi dovesse essere abbattuto e ricostruito. La nostra e la mia è una colpa grave, come governo e come partito. Le ragioni di questa colpa sono la mia, la nostra, ingenuità. Ciò non è una scusante ma vuole essere una spiegazione oggettiva. Ho orrore, abbiamo orrore, della lunga storia di corruzioni, mazzette, opere inventate ad arte per distribuire prebende che perseguita il paese da decenni. Avevamo quindi terrore che la vicenda del ponte Morandi in realtà nascondesse altro, che ci fossero storie torbide dietro.

Ci sbagliavamo, mi sono sbagliato. Non intendo e non intendiamo per questo abbandonare il lavoro. Sarebbe credo vile. Non penso che un governo debba essere perfetto, non debba commettere sbagli. Un governo e un partito devono sapere imparare e migliorare dai loro sbagli.

Per questo è importante ammetterli e li ammettiamo. La magistratura troverà le responsabilità penali, a me non spetta questo. A me e al governo spetta cercare di lavorare bene, con onestà e trasparenza perché altre tragedie come quella di Genova siano evitate e perché eventi del genere non accadano più.

L’Italia, è chiaro, ha bisogno di nuove infrastrutture. È stato fatto troppo poco, troppo male per troppo tempo. Abbiamo bisogno di risorse per questo e adesso è un momento estremamente difficile per la nostra economia a causa di decenni in cui altri, non noi stavolta, hanno pensato poco e male al paese.

Noi non faremo lo stesso. Metteremo le necessità del paese in prima linea e ci batteremo per rimontare dal baratro in cui ci ha fatto sprofondare anche simbolicamente la tragedia di Genova.

 Sono 43 persone che non avrebbero dovuto morire, che avrebbero dovuto festeggiare come tanti altri milioni di italiani Ferragosto. Dobbiamo fare in modo che non siano morti per niente. Vi preghiamo, aiutateci a rimettere in piedi il paese, siate o meno con il Movimento 5 stelle. L’Italia è di tutti, non di un partito o di un gruppo. Dobbiamo essere e restare uniti oggi più che mai perché il paese torni ad alzare la testa. Grazie”. 

Ieri Roberto Fico ha chiesto scusa a nome dello Stato. Di Maio, vicepremier e leader politico di M5s, è ancora in tempo.