Dal debito pubblico, alle infrastrutture, passando per gli immigrati: il piano di “scontro” tra Roma e Bruxelles non si esaurisce mai, e se l’invito di Conte e Giorgetti sembra essere colto positivamente dall’Unione Europea, la polemica alzata da Salvini rischia di “bloccare” tutto. Fermi a bordo della nave Diciotti (imbarcazione della Guardia Costiera italiana, ndr), 177 migranti aspettando i poteri sbarcare a Catania, ma il Viminale ha fermato il tutto: «Prima di chiedere lo sbarco dalla Diciotti, forse sarebbe meglio alzare il telefono e chiedere spiegazioni a Bruxelles e agli altri governi europei». Salvini se la prende con Bruxelles per non aver mantenuto i patti dopo lo sbarco di 450 migranti a Pozzallo verso fine luglio: nessun migrante è stato accolto, tranne la Francia unica ad aver mantenuto promessa. «Sostanzialmente, tutti cercano di guadagnare tempo. Imponendo all’Italia i costi per i trasferimenti (500 euro a persona). In tutto questo, siamo in attesa di capire se l’Europa – sottolinea il ministro – così solerte nel sanzionare e bacchettare il nostro Paese, si degnerà di aprire un’inchiesta nei confronti de La Valletta e gli altri». Insomma, un nodo e caos non molto semplice da risolvere e che rischia di avere ripercussioni sull’altra importante battaglia del deficit-pil in merito alle infrastrutture. 



GOVERNO VS EUROPA: “SFORARE 3% PER OPERE PUBBLICHE”

E se il vero “protagonista” e stratega del Governo sia proprio quel Sottosegretario che alcuni volevano al posto di Conte per guidare l’esecutivo del cambiamento? Giancarlo Giorgetti ieri dal Meeting di Rimini ha lanciato, tra i tanti spunti interessanti sui problemi più attuali della politica e società italiana, un elemento assai “succoso”: «Dopo il crollo del ponte Morandi, il governo Lega-M5s potrebbe anche decidere di sforare il famigerato tetto del 3% imposto dalla Commissione europea sul rapporto tra deficit e Pil». Secondo Giorgetti non bisogna escludere nulla, specie dopo quanto avvenuto di drammatico sotto il viadotto di Genova: «È necessario un grande piano di investimenti in opere pubbliche. Si tratta di spese in conto capitale che speriamo vengano giudicate dalla Commissione Ue in modo diverso dal passato. Il Paese ha bisogno di un’operazione di rimessa in sesto». In questo senso il tentativo del Governo sarà tanto veemente quanto pronto alla dura negoziazione che ci sarà con Bruxelles: «lo sappiamo ma lo vogliamo fare perché pensiamo di essere nel giusto», ha concluso il Sottosegretario e n.2 della Lega.



TAJANI A CONTE: “L’EUROPA CI AIUTERÀ”

Il giorno dopo l’avanzata di Giorgetti, è il premier Conte a “confermare” la linea (anche qui, una bella rivoluzione copernicana rispetto ai “consueti” capi di stato) del Governo gialloverde: «siamo pronti a ridiscutere quel 3%. Se necessario sarò disponibile a viaggiare tutti i giorni per illustrare ai leader europei le varie riforme strutturali e il piano di investimenti che presenteremo e per attestare la nostra lucida e consapevole determinazione», spiega al Corriere della Sera il Presidente del Consiglio, che ammette però come sarà una rivoluzione “per gradi”, «Il debito pubblico – ha aggiunto il Premier – è sostenibile e in ogni caso si può risanare con gradualità, ponendo attenzione alle ragioni della crescita». Sempre al Corriere della Sera, ma in un’altra intervista, il n.2 di Forza Italia (nonché Presidente del Parlamente Ue) Antonio Tajani sembra confermare l’intento del premier Conte e lo “rassicura”: «sforare l’obbligo del 3% nel rapporto deficit-Pil per mettere mano ad opere pubbliche non solo è giusto, ma è possibile. L’Europa non ammette che si sfori per provvedimenti come il reddito di cittadinanza, ma è disponibile a concedere flessibilità per migliorare le infrastrutture».

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