“Perché si meraviglia? È la rappresentazione della realtà!”: nella baraonda di un dopo-convegno al Meeting di Rimini Giancarlo Giorgetti – sottosegretario alla presidente del Consiglio – non smentisce la sua fama di dottor sottile di un Governo che di solito va giù pesante. Ha appena detto, parlando dal tavolo dei relatori, parole pesanti: “Negli ultimi vent’anni – ha affermato – l’ideologia globalistica ha preteso di sostituirsi alla politica e alla democrazia. Ciò ha determinato una reazione che viene definita populista e identitaria, che ha travolto tutti i vecchi istituti della democrazia rappresentativa. I cittadini vedono nel Parlamento il luogo dell’inconcludenza della politica… E poiché, come diceva Gaber, la politica è partecipazione… Io dico che oggi c’è tantissima partecipazione… sui social la gente partecipa fin troppo! Dunque questo cortocircuito si è risolto in un rapporto diretto tra il popolo e i capi politici. Ed è diventato patologico per i meccanismi del web. Il primo a farlo fu Berlusconi, che usò le sue tv per creare questo rapporto diretto, pur senza aver dietro un partito vero e organizzato. Ma attenzione: a trascurare il tema della riforma istituzionale, si fa in fretta a buttar via tutto quanto, il Parlamento e quel che viene dietro. Queste riforme, nel contratto di governo non ci sono, purtroppo. Ma dobbiamo cambiare qualcosa e rapidamente, ciò che accade attorno ai palazzi del potere di Roma ci sta travolgendo e questo diventa un potenziale pericolo per democrazia, diventa seria la richiesta dell’uomo forte”.
E dunque, onorevole: non le sembrano parole pesanti?
Ripeto: sono la rappresentazione della realtà. Se non si riprende una riflessione sulle riforme, lo scollamento tra cittadini e politica non potrà che accentuarsi fino a rappresentare un rischio per la democrazia: il Parlamento ha oggettivamente perso importanza, il rapporto non è più intermediato dai partiti e dai parlamentari, dobbiamo prenderne atto e rimettere allo studio le cose che abbiamo sempre detto, cioè aiutare la democrazia con istituzioni più snelle. Non è che l’esito del referendum di Renzi ci autorizza a pensare che tutto vada bene com’è e com’era, c’erano e ci sono tante cose che non andavano. Servono due Camere? Servono mille parlamentari? Ci sono tanti Paesi democratici che non hanno queste procedure e funzionano bene, o che magari le avevano nel 1946 ma poi le hanno riformate…
Cambiamo argomento: da più parti si teme l’attacco dei mercati ai Btp, e c’è chi dice che dentro la maggioranza si speri, addirittura, in questo attacco per poter avere un nemico esterno cui dare la colpa del mancato adempimento delle promesse elettorali. Anche perché il Quantitative easing sta per finire… È vero che le piacerebbe che venisse prorogato?
Intanto, diciamo chiaro e tondo che se alla fine del governo Berlusconi ci fosse già stato il Quantitative easing, Berlusconi sarebbe rimasto in carica fino alla scadenza naturale della legislatura. Dopo di che, proprio quella situazione vissuta nell’autunno del 2011 ha suggerito l’opportunità di lavorare al margine delle regole europee perché la Bce di Draghi così ha fatto, ha operato sul crinale dei Trattati. Oggi, per la stessa ragione per la quale Draghi disse che avrebbe usato il bazooka contro la speculazione e che avrebbe fatto tutto quanto fosse stato necessario per difendere l’euro, sapendo che il bazooka sta per esser e riposto nell’armadio, automaticamente si rischia l’effetto opposto.
Ma lei vede in margini per un movimento d’opinione europeo che possa aiutare un prolungamento del Qe?
Credo che tedeschi non lo permettano, per loro il programma doveva e dev’essere temporaneo, poi il termine del mandato di Draghi è vicino, ci sono tanti elementi da valutare.
Lei non crede che il Governo saprà comunicare bene con i mercati per prevenire l’attacco, ispirando affidabilità?
Mettiamola così. I mercati sono fatti da gente che fa il suo mestiere… raccolgono spunti per comprare e vendere titoli… Che spunti gli daremo? Nella foresta, normalmente, un leone forte in perfetta efficienza nessuno osa disturbarlo o tantomeno attaccarlo, un leone vecchio, ferito o malandato viene aggredito anche dalle iene, è chiaro il concetto? Quindi: dobbiamo mostrarci uniti e coesi e avere una politica credibile. Se la politica non fosse credibile o fosse fonte di divisioni e lo dimostrasse, questo automaticamente farebbe pensare ai mercati che il povero leone è ferito e gli altri animali, per la legge della foresta, non avrebbero nessun tipo di pietà.
Parliamo delle ripercussioni della tragedia di Genova. Oltre all’emergenza, si parla chiaramente da più parti di nazionalizzare le autostrade. Che ne pensa?
Dico di no all’approccio puramente ideologico, quello di chi afferma che un’opera debba essere fatta e controllata per forza o dal pubblico o dal privato. È sempre sbagliato. Poi, un conto è utilizzare la finanza di progetto per realizzare le opere da zero, perché è chiaro che se lo Stato non ha i soldi ricorre parzialmente al contributo dei privati; un conto è se si tratta di gestire strutture già esistenti. In questo caso, il contributo gestionale del privato trova un prezzo che nel caso delle autostrade è il pedaggio, se il cittadino paga vuole constatare un corrispettivo positivo…
Senta, sinceramente e per concludere: non le sembra che lei, ma anche il presidente Conte e il ministro Tria, siate i Dottor Jeckyll di Salvini e Di Maio, che fanno invece i Mister Hyde del governo? Loro spaventano e voi tranquillizzate?
È come una squadra di calcio, un organismo fatto di diverse parti, ciascuna con le sue funzioni. È chiaro che c’è chi spinge e c’è chi, per esperienza o carattere, consiglia prudenza. L’importante è che – per continuare nella metafora organicistica – l’organismo intero funzioni, nel suo insieme. Se tutti frenano o tutti spingono probabilmente non si va da nessuna parte…
(Sergio Luciano)