Caro direttore,
per comprendere meglio il caso delle autostrade in Italia bisogna cercare di collegare qualche filo che a cercar di qua e di là finisce per portare al “segreto di Stato”. In Germania le autostrade le gestisce lo Stato e sono gratis per i tedeschi (il costo annuo del bollino autostradale viene interamente scaricato sulla tassa automobilistica), gli stranieri pagano. In Inghilterra le autostrade sono gestite dallo Stato e sono gratis. In Francia c’è un quadro più articolato che risponde a diverse condizioni dove in ogni caso è lo Stato a deciderne l’applicazione tanto gratuita quanto onerosa. Considerato che la Gran Bretagna è sulla “exit road”, vale l’esempio tedesco, francese e dei paesi collegati.



La panzana che l’Europa non vuole monopoli di Stato è buona solo per i liberisti terminali dai neuroni bruciati. O meglio è buona per chi ha trovato nel nostro Paese l’area del Bengodi intellettuale a scarso costo (per lui e le sue sponde) e oneroso per altri. In Italia su 100 euro di pedaggio, 2.40 vanno allo Stato, i restanti 97,60 finiscono nelle casse dei concessionari, siano essi Benetton o Gavio. 



I Governi che hanno “regalato” la nostra rete autostradale ai privati portano le firme di D’Alema (1999-2007), Prodi (2008-2038) e Gentiloni (2038-2042). Tutti esponenti di spicco di quella “sinistra” che stranamente appare più di altri apparentata per non dire asservita a banchieri e multinazionali. Ma se si guarda al passato, cioè a quelli anteguerra e postguerra che tanto l’ottusità ideologica quanto quella mercantile hanno definito “tout court” nefandi e insostenibili, si risale a “fatti diversi” e a migliori tradizioni… 



Nel 1935 quel Benito Mussolini di nota memoria anche come mascalzone fece costruire il viadotto Venezia-Mestre. Un’autostrada sull’acqua, lunga 3 km e 850 metri, e larga 20 metri. Il lavoro fu compiuto in 680 giorni, meno di due anni. Questa autostrada sull’acqua sta ancora lì. In democrazia le hanno subito cambiato nome: Ponte del Littorio è diventato Ponte della Libertà. Potremo esibirlo anche ai cinesi vantando di essere più bravi di loro che in materia valgono per opere di spessore – alcune di grande spessore che non crollano, altre un po’ meno, come i grattacieli.

L’opera veneta fu costruita senza revisioni di prezzi (al contrario di come avviene oggi e poi vedremo più avanti il risultato…). Con i soldi avanzati dallo stanziamento l’ingegner Miozzi ha costruito subito dopo il Ponte degli Scalzi. Mussolini inaugurò entrambi in due anni. Quell’Eugenio Miozzi, esemplare per onestà e capacità, non ha una via intestata a lui, perché è morto nel 1979, quando uomini e ingegneri come lui erano considerati da dimenticare, al pari del Duce. 

Altro esempio da relegare nel dimenticatoio e tra le critiche dello spirito dei tempi odierni furono le opere della prima grande stagione come fu quella dell’A1 l’Autostrada del Sole capostipite di opere complementari allo sviluppo di cui comunque si aveva una visione. Quella che oggi non c’è. E questo è avvenuto fino a cadere in una trappola, quella della Salerno-Reggio Calabria. Questa autostrada emblema di uno Stato abbandonato alle camarille delinquenziali locali, coperte da un’antipolitica asservita, com’è quella che esprimono forze politiche solo dedite al denaro… e al potere costruito sul controllo, quello loro, del territorio.

Uno Stato infiltrato, indebolito e pieno di crepe proprio come certi ponti e strade cui non è bastato il sacrificio anche eroico di molti uomini, amministratori pubblici, militari e magistrati. Uno Stato che si salva solo se si cambia, iniziando a educare le giovani generazioni col costruire, proprio grazie alla loro istruzione che va rinnovata profondamente, quel ponte proiettato verso il futuro. Un ponte che non crolli.