Beppe Grillo aveva detto di voler fare un passo indietro nel Movimento 5 Stelle, lasciando al “nuovo che avanza” le redini e l’eredità politica: però il caro vecchio fondatore (e Garante M5s tutt’ora in sella) non resiste spesso al richiamo della polemica e con una lettera al Fatto Quotidiano si prende per un giorno il “ruolo” di Di Maio e spazia sui nodi più “caldi” della politica nostrana. In particolare, se la prende con le opposizioni “perculandole” sonoramente nella consueta modalità finta-ironica che ha ormai preso da qualche anno a questa parte: «Un’esperienza di governo davvero singolare: l’Europa dell’establishment contro, il capitalismo finanziario, i media pure e nessuno sembra mancare all’appello, tranne l’opposizione. Non c’è l’opposizione, sembra di essere circondati da uno gruppetto di prefiche (quelle che piangevano a pagamento ai funerali) e non di costruttori di alternative», scrive Grillo nella sua lettera al direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio.
GLI ATTACCHI AL MEETING DI RIMINI
L’attacco alle opposizioni poi si allarga, inevitabilmente, alla vicenda di Genova con un unico obiettivo: screditare Autostrade per l’Italia. «Questo Governo sembra stia tentando di colmare il vuoto sviluppando una sua opposizione interna: nazionalizzare o fare delle concessioni con delle regole a favore dei cittadini? Non è un dissidio, è un semplice confronto»; non solo, il fondatore M5s accomuna le strategie di comunicazione delle opposizioni di Pd e Forza Italia con la stessa Aspi, attaccando «In tv ripetono incessantemente di essere stati un po’ distanti dalla gente … scopiazzando dalla conferenza stampa di Aspi, deve essere un mantra della comunicazione condiviso in qualche Think Tank interparassitario». Nella parte finale della lettera, il Grillo ‘scrivente’ se la prende anche con il Meeting di Rimini, giunto al suo penultimo giorno oggi dalla Fiera Nuova in Riviera Romagnola: «Se vuoi sapere come la pensano davvero, devi andare a Rimini dove, comunque tu ci sia arrivato, Autostrade per l’Italia non ti abbandona mai, eccola ad accoglierti insieme agli altri sponsor maggiori del Meeting di Cl», attacca Grillo, che definisce lobby tutto ciò che non è Movimento 5 Stelle, «Il tono è pacato, i fastidiosi pruriti e le timidezze si trasformano in una paternalistica posa di rimprovero contro chi sta lavorando per sistemare decenni di degrado strutturale e morale del Paese. Eccola l’opposizione, rinfrancata dal tono assolutorio della gran lobby: la fiducia nel confessionale della Compagnia Delle Opere non manca mai».