Gianni Letta da giorni è in costante contatto con il colle più alto. Nessuno più del gran cerimoniere di Berlusconi capisce i vantaggi che possono derivare dalla strategia del presidente della Repubblica volta a mettere fuori gioco Matteo Salvini e la sua “No way” ai flussi migratori irregolari.

Fico nelle mani di Mattarella come Fini lo fu in quelle di Napolitano? È uno scenario possibile e questa volta Forza Italia è decisa a sfruttarlo piuttosto che subirlo. Soffia quindi sul fuoco della divisione tra Di Maio e Salvini, sapendo che dal Quirinale ci sarà fuoco di copertura specie ai primi di settembre, in coincidenza con gli attacchi speculativi sui mercati. 



Eppure ci sarebbe un modo con cui Salvini potrebbe volgere a suo favore la partita: chiedere all’intero governo di sostenere una sua richiesta di convocazione del Consiglio supremo di difesa, presieduto per definizione dal Presidente della Repubblica, al fine di deliberare il blocco navale sul modello applicato dall’Australia recentemente. Per il blocco navale con l’impiego della Marina militare e non della Guardia costiera deve riunirsi infatti il Consiglio supremo di difesa, aperto anche al Ministro dell’Interno. Questi può emettere un provvedimento che scaturisce da un Comitato nazionale per l’ordine e sicurezza pubblica che stabilisca condizioni o restrizioni di accesso alle acque territoriali, ma per un blocco navale che presuppone l’impiego della Marina a ridosso dei confini marittimi e per interdire l’accesso alle acque territoriali, la strada è un’altra: il Governo riunito chiede al Capo dello Stato la riunione urgente del Consiglio supremo di difesa motivandola per sicurezza nazionale.



Salvini può insomma muoversi da solo per la disciplina delle acque interne, ma per un blocco navale vero e proprio, no. Ma con questa mossa stanerebbe i 5 Stelle: in quel tipo di riunione è prevista infatti anche la presenza di Conte e Di Maio, e li obbligherebbe a schierarsi con lui compatti nel braccio di ferro con il Quirinale.

Il blocco navale è un’operazione “tipicamente” militare e prevista tra le misure atte a garantire la sicurezza internazionale, se attuate ex art. 42 dello Statuto delle Nazioni Unite da uno Stato che deve dimostrare l’esistenza di una minaccia per poter ottenere il riconoscimento di misura legittima da parte della Comunità internazionale. Al di fuori di questi termini ogni decisione unilaterale del solo ministro, peraltro dell’Interno e non della Difesa, rischia di trovarsi scoperta.



Questa soluzione è l’unica che può garantire la sopravvivenza del leader leghista. In alternativa, Salvini deve prepararsi alle dimissioni ad effetto, con conseguente tentativo di elezioni anticipate. 

Ed eccoci tornati a Gianni Letta, pronto a rassicurare Mattarella che in quel caso Forza Italia sosterrà un qualsivoglia governo, meglio tecnico, pronto ad allungare il brodo della legislatura. E la vita politica del vecchio Silvio.