Per un Pd che “pressa” Di Maio sulla sua incoerenza nel richiedere ai Ministri di dimettersi, quando non sono con il M5s al Governo, c’è un Salvini che non le manda a dire e che da Pinzolo rilancia con i suoi – secondo le fonti di Repubblica – «Ci metto un attimo a portare tutti ad elezioni e diventare presidente del Consiglio perché se andiamo a votare mi prendo l’Italia». I dissapori interni al Governo al momento restano minimi, anche perché ognuno sa che appena si “stacca” la spina della Contratto tanto Lega quanto M5s dovranno cominciare le rispettive campagne elettorali in cui rivendicare tutti i meriti del Governo avuti fin lì (e ripartiranno gli attacchi all’avversario, fatto quasi certo); secondo quanto invece riporta il Corriere della Sera, ieri Di Maio e Salvini si sarebbero sentiti per provare a ricomporre una linea comune sull’immigrazione e sui prossimi delicati impegni, Legge di Bilancio su tutte. Qualche dissapore sulla Diciotti e sul prossimo incontro Salvini-Orban, ma al momento tutto sembra ricomporsi: già, fino a che non arriverà la Manovra di autunno, lì gli animi potrebbero scaldarsi ben di più.. (agg. di Niccolò Magnani)



SALVINI “ATTACCA” IL PM

Neanche qualche ora dopo la “tirata d’orecchi” del Ministro Di Maio sulla necessità di rispettare la Procura che Salvini su Twitter torna di nuovo alla carica contro il pm Paltronaggio, il titolare delle indagini contro il Ministro degli Interni. «Qualche mese fa il procuratore di Agrigento (quello che mi sta indagando) diceva: “Il rischio di terroristi a bordo dei barconi è alto”.Ha cambiato idea? Per me il problema rimane lo stesso anche OGGI». Linka poi un pezzo del settembre 2017 quando il procuratore di Agrigento raccontava ai colleghi del quotidiano AgrigentoOggi.it il rischio forte di alcuni barconi di migranti: «L’ipotesi di Patronaggio è quindi che dietro agli sbarchi fantasma vi siano uomini in carne e ossa che agevolano il compito ai clandestini, permettendo loro di sparire nel nulla, ovvero di dileguarsi in Italia senza essere identificati dalle autorità», scrivevano un anno fa. Ora però la battaglia politica è “cambiata” e dietro al caso Diciotti è scattato un autentico caso politico, molto più roboante di quanto avrebbe dovuto o potuto essere. (agg. di Niccolò Magnani)



ATTI AL TRIBUNALE DI PALERMO

Entro mercoledì prossimo i pm di Agrigento dovranno girare tutto il fascicolo d’indagini contro Matteo Salvini, direttamente alla procura di Palermo che poi penserà a trasmettere tutto al Tribunale dei Ministri, il quale nel giro di due mesi ha il tempo per capire, decidere ed eventualmente avanzare la prosecuzione dell’inchiesta (o può anche archiviare definitivamente). Come riporta giustamente La Sicilia, il Tribunale dei Ministri composto dai gip Fabio Pilato e Filippo Serio e dal giudice del tribunale fallimentare Giuseppe Sidoti – estratti a sorte come prevede la legge – «ha 90 giorni, compiute le indagini preliminari e sentito il pubblico ministero, per decidere se archiviare o trasmette gli atti alla Procura perché quest’ultima chieda l’autorizzazione a procedere al Senato visto che Salvini è un senatore». Ad intervenire, a sorpresa, a favore del Ministro è il Presidente del Parlamento Europeo, nonché n.2 di Forza Italia Antonio Tajani: «La vicenda che ha coinvolto il ministro @matteosalvinimi ,al quale sono vicino, conferma l’importanza di ciò che @forza_italia dice da anni : nel nostro Paese serve una profonda riforma della giustizia». (agg. di Niccolò Magnani)



FORZA ITALIA: “COPIONE GIÀ VISTO CON BERLUSCONI”

A prendere le difese di Matteo Salvini indagato per tre gravi reati nell’ambito del discusso caso Diciotti, non è solo Silvio Berlusconi ma l’intera Forza Italia di cui il Cavaliere è leader. Berlusconi ha contrastato aspramente la decisione dei pm di Agrigento contestando la natura esclusivamente politica della vicenda e che per questo la procura non dovrebbe interferire. Ad intervenire, come riporta LoSpiffero.com è stato anche Enrico Costa, capogruppo di Forza Italia in Commissione Giustizia alla Camera dei Deputati. Costa ha dichiarato: “Se una scelta politica non piace ad un cittadino, questi può reagire con il suo voto o al massimo candidandosi alle elezioni. Se non piace ad un magistrato, o ad un gruppo di magistrati, questi individuano una eclatante ipotesi di reato, la contestano, guadagnano i titoli dei giornali, e quando, dopo mesi o anni, tutto evapora, e il caso viene archiviato, non rispondono dei loro atti”. Il dito, dunque, viene ancora una volta puntato contro i magistrati. Costa ha quindi concluso asserendo che ciò che sta accadendo in questi giorni “è un copione già visto tante volte in questi anni, che però ha avuto sempre il Movimento 5Stelle come supporter plaudente”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

BERLUSCONI ‘CONTRO’ RENZI: “TOGHE LONTANO DA POLITICA”

Dopo Renzi, è Berlusconi ad intervenire nella complessa vicenda giudiziaria che si mischia alla politica sul Ministro degli Interni: «Esprimo la mia vicinanza a Matteo Salvini, la cui assurda e inconsistente vicenda giudiziaria non potrà che avere un esito a lui favorevole. […] Ancora una volta l’autorità giudiziaria è intervenuta su una vicenda esclusivamente politica su cui non dovrebbe minimamente interferire» spiega il capo di Forza Italia in una nota resa pubblica, seguita da quella molto simile delle due capigruppo di Camera e Senato, Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini «Ipotizzare la commissione di un reato da parte del ministro Salvini appare davvero incomprensibile». Il procedimento a carico del ministro Salvini, secondo il board di FI, «al quale va la nostra solidarietà per essere incappato nel cortocircuito politica-giustizia, sarà certamente archiviato, ma la riforma della giustizia non può attendere oltre». Nel frattempo su Twitter torna a parlare il Ministro Salvini che assicura di «continuare a fare il mio lavoro», annunciando di aver finanziato con il Viminale delle iniziative contro la droga a scuola: poi il commento ironico, «Sempre più determinato a difendere gli italiani, un brindisi a chi indaga, insulta o ci vuole male!» con una foto che lo ritrae a Pinzolo con in mano una birra. (agg. di Niccolò Magnani)

RENZI: “DOPPIA MORALE M5S, VERGOGNA!”

Su quel concetto di “doppiezza” di Luigi Di Maio qualcun altro oggi ne ha sottolineato, con forza, la pericolosità ma con un concetto “leggermente” diverso dal nostro: Matteo Renzi e l’intero Pd a ruota (che sia ancora lui il vero leader dem non avevamo bisogno di questo “caso-Salvini-Di Maio” per scoprirlo, ndr) attaccano il Ministro del Lavoro per aver difeso Salvini dopo che invece in molte altre situazioni nel recente passato aveva richiesto subito dimissioni immediate. «Non chiediamo a DiMaio di far dimettere #Salvini “in 5 minuti”. No! Noi diciamo solo a DiMaio che la sua #DoppiaMorale è una vergogna civile. E che manganellare via web gli avversari quando fa comodo non è politica, ma barbarie. Parlavano di onestà, dovrebbero scoprire la civiltà», scrive Renzi riferendosi al “caso Alfano” del 2016. Per l’ex segretario Pd però, non finisce qui l’invettiva contro i grillini e il loro capo politico: «Di Maio insiste: “Renzi ci ha svenduto per gli #80euro” FALSO! I fondi per gli #80euro si trovano a marzo 2014, il naufragio nel Mediterraneo è ad aprile 2015. Le due cose non sono collegate. Inizio a pensare che Di Maio non sia cattivo: è solo che non ci arriva #doppiamorale». (agg. di Niccolò Magnani)

IL “DOPPIO” DI MAIO

C’è un Di Maio ufficiale e un Di Maio ufficioso in queste ultime ore concitate nel Governo dopo le indagini contro Salvini per arresto illegale, sequestro di persona e abuso d’ufficio: partiamo dalla linea “ufficiale”, quella ribadita poco fa dall’altro vicepremier che dopo la bufera spiega «Secondo il codice etico che è contenuto nel nostro contratto di governo, il ministro dell’Interno deve continuare a fare il ministro. Sulle indagini è un atto dovuto», poi precisa ancora «In questi giorni non è mancata la compattezza del governo. Devo ringraziare il ministro degli esteri Moavero e il premier Conte perché abbiamo fatto un gioco di squadra che sarà molto importante per le altre emergenze. Siamo stati compatti sulla linea da tenere, anche perché bisognava contrattare con altri Paesi. Il governo è stato ed è compatto sulle decisioni prese». La stoccatina però la fa lo stesso Di Maio, quando dice che non sono accettabili «attacchi alla Procura, c’è pieno rispetto per l’azione della magistratura». Poi c’è il vicepremier “ufficioso”, quello che secondo il Corriere della Sera avrebbe chiamato ieri sera Salvini per chiedere di porre fine al caso Diciotti: «Matteo ora basta, trova una soluzione – sarebbe il contenuto della telefonata tra i due leader -. I miei non li tengo più, hai visto cosa sta succedendo?». Poche ore dopo lo sbarco a Catania dei migranti sulla Diciotti.. (agg. di Niccolò Magnani)

DI MAIO NEL 2016 E LE “DIMISSIONI” DI ALFANO

«Amici, da ieri notte siamo più di 3 MILIONI sulla mia pagina FB. Gli altri attaccano e litigano, noi lavoriamo e risolviamo problemi. Ogni inchiesta, bugia, insulto o minaccia perché difendo la sicurezza, i confini e il futuro degli Italiani, sono per me una medaglia»: le parole di poco fa del Ministro Salvini arrivando dopo la serata campale di ieri sera, con le indagini annunciate dal pm di Agrigento e la mossa di protesta dei tanti pro-Salvini sui social e non solo. Secondo la deputata della Lega nonché Segretario di Presidenza della Camera, Anna Rita Tateo, l’azione di indagare il Ministro per la questione della nave Diciotti «è un fatto di una gravità incredibile e inaudita. Ipotizzare i reati di sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio a Matteo Salvini, che nella sua funzione di Ministro dell’Interno ha come fine ultimo la difesa dei confini e gli interessi del Paese, sia un fatto senza precedenti. Il tutto mentre 10 giorni fa è crollato un ponte e sono morte 43 persone, ma indagati nonostante tutto non ce ne sono. Finalmente abbiamo un Governo che alza la voce e vuole far contare davvero l’Italia in Europa, evidentemente qualcuno non è d’accordo e vuole mettersi di traverso». Spunta intanto dai social un tweet “curioso”, riemerso dal recente passato: nel 2016 Luigi Di Maio, all’epoca “solo” capo politico del M5s, in merito alle indagini giunte ufficiali sul Ministro dell’Interno di allora, Angelino Alfano, scrisse «Alfano indagato per abuso d’ufficio. Le nostre forze dell’ordine non possono avere il loro massimo vertice indagato. Si dimetta in 5 minuti!». (agg. di Niccolò Magnani)

PM DI AGRIGENTO CONTRO IL MINISTRO DEGLI INTERNI

Il ministro dell’Interno Matteo Salvini è indagato dalla Procura di Agrigento per sequestro di persona, abuso d’ufficio e arresto illegale. Nel registro degli indagati sul caso Diciotti è finito anche il capo di Gabinetto del Viminale. I magistrati sostengono che abbiano privato illegalmente i profughi soccorsi dalla nave della libertà personale con il divieto di scendere dall’imbarcazione ormeggiata nel porto di Catania. La svolta nell’inchiesta è arrivata al termine di una giornata convulsa nella quale il capo dei pm di Agrigento, Luigi Patronaggio, è volato a Roma per sentire due alti funzionari del Viminale, Gerarda Pantalone e il suo vice Bruno Corda, presi a verbale come persone informate sui fatti. «La Procura di Agrigento, al termine dell’attività istruttoria compiuta, ha deciso di passare a noti il fascicolo, iscrivendo due indagati e trasmettendo doverosamente i relativi atti alla competente Procura di Palermo per il successivo inoltro al tribunale dei ministri del capoluogo», ha scritto il procuratore in una nota, come riportato dall’Ansa.

SALVINI INDAGATO: “MI VENGANO A PRENDERE, LI ASPETTO”

Non è tardato ad arrivare il commento di Matteo Salvini. Il ministro dell’Interno ha parlato alla festa della Lega a Pinzolo, in Trentino. E il titolare del Viminale ha usato parole dure: «Non ci fermeranno, vergogna». Ma l’attacco del vicepremier del governo M5s-Lega alla magistratura non si è fermato qui. «È una vergogna essere indagati per difendere gli italiani, serve la riforma della giustizia. Faccio affidamento ai tanti magistrati per bene». Salvini comunque non ha paura degli sviluppi dell’inchiesta: «Possono arrestare me ma non la voglia di 60 milioni di italiani, indaghino chi vogliono. Indagano un ministro che salvaguardia la sicurezza di questo Paese. È una vergogna». Salvini dal Trentino incalza: «Aspetto con il sorriso il procuratore di Agrigento, voglio spiegargli le mie ragioni». Ma il ministro dell’Interno si aspetta indagini anche sui trafficanti e chi favorisce l’immigrazione clandestina. E poi la bordata finale al magistrato: «Se un giudice vuole fare politica, non faccia il magistrato o il procuratore, ma si candidi con il Pd».