Il Decreto Dignità, il primo vero provvedimento di peso dell’esecutivo giallo-blu formato da Movimento 5 Stelle e Lega ha ottenuto il “via libera” dalla Camera dei Deputati senza utilizzare lo strumento della fiducia (cosa sulla quale poi il vice-premier Luigi Di Maio ha messo l’accento) e, nonostante le critiche delle opposizioni e una valanga di emendamenti, ha superato le forche caudine di Montecitorio: adesso c’è l’atteso passaggio anche in Senato dove, salvo sorprese clamorose, dovrebbe beneficiare di un iter abbastanza veloce. Infatti, complice la volontà del Governo di portare a casa questo primo risultato e anche la concomitante pausa estiva dei lavori parlamentari, è probabile che il semaforo verde a Palazzo Madama dovrebbe arrivare in seconda lettura già entro il prossimo martedì, quando è attesa la sua approvazione definitiva. (agg. di R. G. Flore)



LE NOVITA’ SU CONTRATTI E ASSUNZIONI

All’interno delle lunghe pagine del Decreto Dignità emergono numerose norme improntate dopo il lavoro parlamentare (tra l’altro piuttosto movimentato, come probabilmente saranno quasi tutti le discussioni in Aula nei prossimi mesi tra gialloverdi e opposizioni, ndr) e che riguardano, in buona misura, il capitolo delle assunzioni. Viene infatti esteso il bonus voluto già da Gentiloni (qui sotto i dettagli), con l’esonero del 50% dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro che viene riconosciuto per massimo 3 anni e con un tetto di 3.000 euro su base annua. La misura costa, circa, 300 milioni nel triennio 2019-2021 e sale complessivamente a 600 milioni fino al 2024; sul fronte dei lavoratori portuali, la categoria viene esclusa dalla stretta sui contratti di somministrazione (invece impostata a livello generale nel Decreto Dignità). In pratica, come riporta l’Agi, «Dopo la riformulazione degli emendamenti e l’ok unanime da parte dell’Aula della Camera i portuali vengono così esonerati dai limiti posti ai contratti a termine», ovvero le causali e lo stop&go tra un rapporto a termine e un altro. Infine, i contratti a tempo determinato (compresi tutti quelli in somministrazione) non potranno superare il 30% dei contratti a tempo indeterminato nella stessa azienda: tra l’altro, su questo fronte, il Governo Lega-M5s prevede multe di 20 euro al giorno per la somministrazione fraudolenta e «l’esclusione delle agenzie di Somministrazione dall’obbligo di indicare le causali per il rinnovo dei contratti a termine».



IL CAOS NEI CASINÒ

Scoppia il caos, o meglio prosegue, sul fronte gioco d’azzardo: l’obiettivo principale del Decreto Dignità a firma Luigi Di Maio oltre che aizzare il mondo della pubblicità su scommesse e giochi (nella Serie A il caos, ma non solo) ha aperto un grosso problema suo fronte Casinò. «È di questi giorni la notizia della chiusura del Casinò di Campione d’Italia, quindi a testimonianza della crisi di un settore. Non consentire ad essi neanche di fare pubblicità vorrà dire sostanzialmente, dopo aver condannato con l’articolo 1 una tipologia di lavoratori vasta come quelli a tempo indeterminato, dopo avere penalizzato i lavoratori delle scuole, ora penalizzare i 2.500 addetti e quindi sostanzialmente sancire la volontà di una decrescita felice, di una certezza che con il provvedimento andremo a intralciare chi lavora e a sopprimere posti di lavoro», ha spiegato, denunciando il problema, il deputato di Forza Italia Andrea Mandelli che sottolinea come la bocciatura del suo emendamento “smaschera” la volontà del Governo Lega-M5s.



L’opposizione chiedeva di esentare dal divieto di pubblicità sancito dall’articolo 9 le case da gioco autorizzate, ma l’emendamento è stato poi respinto: «Non consentire neanche questo emendamento che è di una banalità assoluta, di una logicità reale e di aiuto a questi lavoratori che stanno soffrendo di una grande crisi del comparto, credo che voglia dire per davvero che, al di là della facciata, di là della volontà di cercare di aprirsi al dialogo, quello che è certo è che voi non avete alcuna volontà di starci a sentire, che avete un’idea chiara di come disegnare il futuro della nostra Italia ma che su questa idea chiara noi non ci staremo e non ci saremo e continueremo a fare un’opposizione seria». 

IL PRIMO SÌ AL DECRETO DIGNITÀ

Il primo via libera alla Camera e la prima vittoria di Luigi Di Maio: “sul Decreto Dignità abbiamo vinto il primo round, ce l’abbiamo fatta e senza la fiducia”: ieri sera l’Aula di Montecitorio ha approvato il decreto che “riforma” il lavoro in Italia dopo il Jobs Act con 312 Sì, 190 No e 1 solo astenuto. Ora si passa tutto al Senato, presumibilmente dopo le vacanze estive, dove ci sarà il secondo e molto più complesso round vista la mancanza di numeri “forti” della maggioranza Lega-M5s (azzardiamo un’ipotesi, ci sarà la fiducia?). Alcune novità importanti rispetto al testo base sono state approntate dopo i tantissimi emendamenti presentati dalle opposizioni e dagli stessi partiti della maggioranza, specie la Lega. Si parte dall’estensione degli sgravi fiscali per tutte le assunzioni a tempo indeterminato (una modifica parziale di quanto già fatto da Gentiloni negli ultimi mesi di Governo Pd-Ncd), passando poi per le multe più salate per chi viola il divieto sulla pubblicità nel modo del gioco d’azzardo, finendo sull’introduzione dei voucher ma solo per il settore turistico. La novità più “roboante” per i media – ma anche di minor impatto per i consumatori – sarà l’introduzione della scritta “nuoce alla salute” sui Gratta & Vinci e le sale slot, esattamente come accade già per le sigarette. «I tagliandi dovranno contenere messaggi sui rischi connessi al gioco d’azzardo in modo da coprire almeno il 20% della superficie su entrambi i lati».

LE ALTRE NOVITÀ DEL DECRETO DIGNITÀ

Se poi ci soffermiamo ancora sul gioco d’azzardo, allora emergono maggiori multe e più salate per chi viola il divieto di pubblicità: «cresciute dal 5% al 20% del valore della sponsorizzazione, con un minimo che deve ammontare comunque a 50 mila euro», riporta l’Ansa. Per tutte le altre novità maggiori sul Decreto Dignità (qui tutti i dettagli del testo base) sottolineiamo sicuramente il taglio da 36 a 24 mesi della durata massima dei contratti a termine l’obbligo di motivare con le cosiddette “causali” gli eventuali rinnovi: queste le novità su tutti i nuovi contratti e le proroghe che andranno firmate dal primo novembre in poi (dall’entrate in vigore della legge al 31 ottobre rimarranno invece in vigore le vecchie regole). Attenzione alla novità forse più importante: se dopo 12 mesi di contratto a termine non verranno indicate le causali dei rinnovi, il contratto verrà automaticamente trasformato in stabile-tempo indeterminato. Viste le fortissime polemiche di industriali e imprenditori rispetto a questa parte del Decreto Dignità, il Governo gialloverde ha pensato di prorogare una delle forme più importanti del Jobs Act: passa dal 2019 al 2020 il termine della normativa vigente sulla decontribuzione al 50% per le assunzioni a tempo indeterminato dei giovani sotto i 35 anni. Come spiega Repubblica, «l’incentivo vale per tre anni ed ha un tetto massimo di 3.000 euro».