Dopo l’uscita su Facebook del ministro Lorenzo Fontana, l’esponente della Lega che ha proposto di abolire la Legge Mancino “che in questi anni strani si è trasformata in una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano”, una levata di scudi è arrivata dal M5s, evidentemente in dissenso rispetto a tale proposta. Tra questi spicca il nome di Vincenzo Spadafora, braccio destro di Di Maio che già qualche settimana fa si era scontrato con Fontana sulla registrazione dei figli delle coppie omosessuali. Secondo il sottosegretario alle Pari opportunità, “L’abolizione della Legge Mancino non è prevista dal contratto e poiché c’è parte della maggioranza che sarebbe non solo contraria all’abolizione ma ambirebbe a renderla ancora più incisiva, estendendola anche ad altri temi, come l’omofobia, consiglierei di non strumentalizzare temi così sensibili e delicati, provocando inutilmente dibattiti divisivi”. (agg. di Dario D’Angelo)



LEU CHIEDE DIMISSIONI FONTANA

Sull’ipotesi di abolizione della Legge Mancino, il deputato di LeU Federico Fornaro ha attaccato duramente il Ministro per la Famiglia, Lorenzo Fontana. Fornaro ha chiesto senza mezzi termini le dimissioni del Ministro per un dichiarazione che nasconde, a suo avviso, l’intenzione di sdoganare a tutti gli effetti il fascismo a livello parlamentare. “Il ministro Fontana con la proposta di abolire la legge Mancino ha svelato il progetto politico salviniano: sdoganare il neofascismo e saldare definitivamente la Lega con i movimenti e la cultura dell’estrema destra,” ha spiegato Fornaro, “La legge 25 giugno 1993, n. 205, nota anche come Legge Mancino, sanziona e condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista, e aventi per scopo l’incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali.” E se le intenzioni di Fontana trovassero riscontro nella realtà, Fornaro ha preannunciato un gesto eclatante: “Se questa proposta diventerà un atto del Governo, sappiano M5s e Lega, che per impedire questo oltraggio alla nostra democrazia repubblicana e antifascista, questa volta sul tetto di Montecitorio ci andremo noi, le deputate e i deputati di Liberi e uguali.” (agg. di Fabio Belli)



MANCINO DIFENDE LA SUA LEGGE

Dopo che la giornata di oggi è stata letteralmente monopolizzata dall’uscita del Ministro per la Famiglia, Lorenzo Fontana, con la sua proposta avanzata su Facebook di abrogare la Legge Mancino, oltre che dalle prese di posizione di tutto l’esecutivo che, seppur con sfumature diverse tra Movimento 5 Stelle (chiusura netta da parte di Luigi Di Maio e del premier Giuseppe Conte) e dei suoi alleati del Carroccio (Salvini ha apprezzato, pur ricordando che il tema non è all’ordine del giorno del contratto di Governo), è arrivata anche la replica di colui che ha dato il nome al provvedimento. Nicola Mancino, già vice-presidente de Csm, oltre che Ministro degli Interni e Presidente del Senato, ha commentato le parole di Fontana e ha difeso la sua legge, spiegando come mai come oggi sia attuale: “Una emergenza di tipo sociale, legata a forme di razzismo strisciante e ad una certa recrudescenza di idee suprematiste, esiste ancora” ha detto Mancino ai giornalisti, aggiungendo che i reati commessi con tali motivazioni dovrebbero essere sempre sanzionati in modo congruo. Tuttavia, il diretto interessato ha pure mostrato soddisfazione per il fatto che l’esecutivo, stoppando di fatto Fontana, concordi sulla necessità di mantenere in vigore “gli strumenti legislativi che contrastano la propaganda e l’incitazione alla violenza e qualsiasi forma di discriminazione razziale, etnica e religiosa”. (agg. di R. G. Flore)



SALVINI, “IDEA DELLA LEGA MA NON E’ NEL CONTRATTO”

La proposta del ministro Fontana di abrogare la legge Mancino è stata stoppata dal governo M5s-Lega ma ha al tempo stesso acceso una nuova polemica all’interno della maggioranza. E infatti Di Maio e Conte sono scesi in campo per escludere ogni intervento del governo nel merito. Salvini, che inizialmente ha espresso la sua condivisione, è poi intervenuto per frenare il suo ministro: «È un’idea da sempre della Lega, ma non è nel contratto di governo». Il leader della Lega, dunque, è sulla stessa linea di Di Maio e Conte. «Se mi chiedete se faremo una proposta di legge o una raccolta di firme per abolire la legge Mancino dico di no. E’ un’idea ma sicuramente non è una priorità per la Lega e il governo, che ha al centro della propria azione lavoro, tasse e sicurezza». Nespolo, presidente nazionale Anpi, non ci sta e chiede «con forza le immediate dimissioni del Ministro Fontana. Le sue dichiarazioni violano gravemente la Costituzione della Repubblica». (agg. di Silvana Palazzo)

CONTE E DI MAIO FRENANO FONTANA

Dopo il vice, interviene anche il diretto Premier Giuseppe Conte sul caso sollevato dalle dichiarazioni di Fontana: «Non è prevista nel contratto di governo e non è mai stata oggetto di alcuna discussione o confronto tra i membri del Governo», spiega Conte sulla sua pagina Facebook, confermando come l’uscita di Fontana fosse una “sola opinione personale” (anche se ha trovato lo sponsor immediato nell’altro vicepremier Salvini, ndr). «Personalmente credo che il rispetto delle idee sia un valore fondamentale di ogni sistema democratico, ma allo stesso modo ritengo che siano sacrosanti gli strumenti legislativi che contrastano la propaganda e l’incitazione alla violenza e qualsiasi forma di discriminazione razziale, etnica e religiosa», conclude il Premier Conte. Se continuano i distinguo politici nel Governo sul fronte razzismo, figuriamoci se diminuiscono gli attacchi delle opposizioni che provano così a minare quel consenso “al 60%” che continua a premiare Lega e M5s anche in tutto il mese di luglio: e così Giorgio Gori (Pd), twitta «La Legge Mancino “punisce chiunque faccia propaganda fondata sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici,nazionali o religiosi”. La Lega la vuole abolire. C’è qualcuno che si stupisce?». 

DI MAIO FREDDO: “NON È NEL CONTRATTO”

Questa volta il Movimento 5 Stelle non ci sta e, a differenza di altri casi recenti in cui i maggiorenti pentastellati avevano più che altro svolto il ruolo di pompieri se non proprio invitato a glissare sulla questione, arriva un brusco stop alla proposta di abrogare la Legge Mancino che il Ministro per la Famiglia, Lorenzo Fontana, ha avanzato questa mattina attraverso il suo profilo Facebook. Il primo “no” è arrivato dal vice-premier Luigi Di Maio che, evitando comunque di entrare nel merito della legge e delle polemiche circa i ripetuti episodi (presunti e non) di razzismo emersi dalle cronache degli ultimi tempi, ha tagliato corto spiegando che “la discussione può chiudersi tanto rapidamente quanto si è aperta perché non è nel contratto di Governo”. Inoltre, il Ministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico ha pure aggiunto che, a suo dire, si tratta di “uno di quegli argomenti usati per fare un po’ di distrazione di massa” invitando tutti a concentrarsi sulle “reali esigenze del Paese”. Infine la chiusa, ovvero che la Legge Mancino deve restare così com’è, peraltro ripresa anche dal premier Giuseppe Conte che, attraverso i social, ha ribadito che una eventuale abrogazione della legge non è nemmeno mai stata oggetto di discussione tra i membri del Governo. “Personalmente credo che il rispetto delle idee sia un valore fondamentale di ogni sistema democratico, ma allo stesso modo ritengo che siano sacrosanti gli strumenti legislativi che contrastano la propaganda e l’incitazione alla violenza e qualsiasi forma di discriminazione razziale, etnica e religiosa” conclude il Presidente del Consiglio. (agg. di R. G. Flore)

LA SPONDA DI SALVINI, “D’ACCORDO”

Dopo che la nuova uscita del Ministro Lorenzo Fontana ha generato un vespaio di polemiche a proposito di una possibile abrogazione della Legge Mancino, all’esponente del Carroccio è arrivato qualche ora dopo il pieno appoggio da parte del suo omologo agli Interni nonché leader Matteo Salvini che, imbeccato dai cronisti, si è limitato ad alcune battute offrendo però una importante sponda al titolare del dicastero per la Famiglia e la Disabilità: “Sono d’accordo: alle idee, anche le più strane, si risponde con le idee e non con le manette” ha commentato Salvini, a cui il tema sta da tempo a cuore dato che circa quattro anni fa aveva chiesto di abrogare la Legge che porta il nome dell’esponente Pd mediante un referendum, provando a raccogliere le 500mila firme necessarie ma non riuscendoci. Parole che inevitabilmente finiranno per riaccendere lo scontro che, a livello politico, riguarda non solo una legge che, secondo Fontana nel suo post su Facebook, rischia di diventare un’arma ideologica, ma anche la vicenda di Daisy Osakue e gli altri casi di violenza, avvenuti di recente a Pistoia e Napoli, nei quali sugli aggressori pesa il sospetto di un movente razzista. (agg. di R. G. Flore)

MINISTRO FONTANA, “ABROGARE LEGGE MANCINO”

Forse il Ministro Lorenzo Fontana “ama” finire nel circo mediatico per le polemiche dopo le sue esternazioni: deve essere così perché in due mesi ha parlato ufficialmente tre volte e per tutte quante si è preso (e si sta prendendo) insultati e forti critiche da parte dell’opposizione (spesse volte senza neanche entrare nel merito del dibattito ma solo “contestando” alcuni termini utilizzati). Insomma, il Ministro della Famiglia e delle politiche per le Disabilità nel Governo Lega-M5s è riuscito a combinare un altro piccolo caso-comunicativo: su Facebook, nel commentare la notizia di Daisy Osakue e dei suoi aggressori (arrestati, qui tutti i dettagli) che non avrebbero agito per forma di razzismo ma solo per “goliardata”, Fontana attacca «I fatti degli ultimi giorni rendono sempre più chiaro come il razzismo sia diventato l’arma ideologica dei globalisti e dei suoi schiavi (alcuni giornalisti e commentatori mainstream, certi partiti) per puntare il dito contro il popolo italiano, accusarlo falsamente di ogni nefandezza, far sentire la maggioranza dei cittadini in colpa per il voto espresso e per l’intollerabile lontananza dalla retorica del pensiero unico». La battaglia contro il mainstream e il politicamente corretto è da sempre uno dei tratti distintivi di Fontana (cattolico e leghista doc), come è emerso nei casi precedenti delle frasi su aborto, famiglie arcobaleno e coppie gay. Ma stavolta, il Ministro propone l’abrogazione di una delle leggi “simbolo” dei Governi Pd: «Abroghiamo la legge Mancino, che in questi anni strani si è trasformata in una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano. I burattinai della retorica del pensiero unico se ne facciano una ragione: il loro grande inganno è stato svelato».

COSA PREVEDE LA LEGGE MANCINO

Il motivo per cui Fontana se la prende con la legge del firmatario Nicola Mancino (Pd) è presto che spiegato all’interno dello stesso post su Facebook: «Tutte le prime pagine dei giornali, montando il caso ad arte, hanno puntato il dito contro la preoccupante ondata di razzismo, per scoprire, in una tragica parodia, che non ce n’era neanche l’ombra. Se c’è quindi un razzismo, oggi, è in primis quello utilizzato dal circuito mainstream contro gli italiani. La ragione? Un popolo che non la pensa tutto alla stessa maniera e che è consapevole e cosciente della propria identità e della propria storia fa paura ai globalisti, perché non è strumentalizzabile». Immediata e durissima la replica delle opposizioni, dem in prima fila: «E’ un governo sempre più nero. Il ministro della Famiglia (sic) #Fontana ora propone di abolire la legge #Mancino che vieta l’apologia di fascismo. La cosa grave è che nonsi tratta di un colpo di sole di un ministro un po’ strambo», scrive Andrea Marcucci (Pd) su Twitter. Ricordiamo che la Legge Mancino si pone l’obiettivo di contrastare la violenza e la propaganda razzista e nazifascista: definisce l’aggravante per i reati commessi con finalità di discriminazione d’ogni tipo di razza, ma non solo «prevede pene fino a tre anni per chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi».