L’attacco dei troll al Quirinale e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella sta facendo molto discutere nelle ultime ore. Matteo Salvini, ministro dell’Interno, ha minimizzato sulla vicenda, mentre Matteo Renzi ha parlato di “linciaggio”. L’ex presidente del Consiglio è direttamente coinvolto nella questione, finito anch’egli nel mirino dei troll russi secondo un dossier americano: “Vedo due diverse questioni. La prima è il linciaggio che ho dovuto subire, personalmente e con la mia famiglia. Non potendo attaccarmi sui risultati mi hanno attaccato sul carattere o sulle fake news”. Continua Renzi ai microfoni de Il Messaggero: “Verrà un giorno in cui chiederanno scusa, ma sarà comunque troppo tardi. La seconda è invece l’inchiesta: mi fa piacere che la procura di Roma abbia aperto un fascicolo, partendo dall’attacco al Presidente Mattarella. Chiederò di essere sentito come testimone. Al rientro dalle ferie chiederò al Procuratore Pignatone di essere ascoltato dai pm che si occupano di questa vicenda. Ho molto da raccontare”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
SALVINI MINIMIZZA
Matteo Salvini ha commentato il caso delle presunte “interferenze” della Russia sui social. Il ministro dell’Interno ha detto la sua sul ruolo opaco dell’intelligence russa in merito agli orientamenti della politica europea e americana. «Da alcuni mesi leggo che i russi starebbero influenzando la Brexit, le elezioni americane, francesi, italiane… Secondo me, sono solo fregnacce. Noi le elezioni le vinciamo ugualmente, non abbiamo bisogno di account falsi», ha dichiarato nell’intervista rilasciata al Foglio. Il titolare del Viminale non teme sorprese dal filone del Russiagate che ha svelato troll russi a sostegno di Lega e M5s. «Interferenze estere ce ne sono, a reti unificate. Basta guardare alcuni canali, pensi a Sky. Se uno osserva l’informazione del servizio radio-televisivo italiano, pubblico e privato, si rende conto di quanto essa sia sbilanciata e poco obiettiva. Non credo che pochi account falsi cambino qualcosa». La questione è invece serie per il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) e Procura di Roma. Nel primo caso è previsto un approfondimento, nell’altro si parla di un’inchiesta che verrà aperta e di cui si occuperà l’antiterrorismo. Come riportato dal Sole 24 Ore, si attende un’informativa della polizia postale, che ha già mappato i post intimidatori su Facebook e Twitter contro Sergio Mattarella messi in Rete tra il 27 e il 28 maggio scorsi. (agg. di Silvana Palazzo)
ORFINI: “SALVINI HA PAURA”
Fa discutere la notizia della possibile apertura di un’inchiesta sugli attacchi web contro il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, risalenti al maggio scorso. La polizia postale avrebbe ricostruito quanto avvenuto proprio nelle ore in cui il capo dello Stato espresse il suo “no” alla candidatura di Paolo Savona come ministro dell’Economia. Di questa vicenda si occuperà il Copasir, con l’audizione del direttore del Dis, Alessandro Pensa, fissata per lunedì. Per il senatore Pd e componente del Copasir, Ernesto Magorno, «si tratta di una vicenda assai inquietante e che merita tutti gli approfondimenti del caso. È necessario andare in fino fondo e fare piena luce sulle ipotesi divenute di dominio pubblico in questi giorni». Questa vicenda per Magorno «ci rende ancora più consapevoli del fatto che la cybersecurity sia un grande tema su cui concentrare sforzi e competenze; perché tocca non solo la sicurezza ma soprattutto la tenuta delle nostre democrazie». Il presidente del Pd Matteo Orfini si è rivolto al ministro dell’Interno Matteo Salvini con un tweet: «La Procura di Roma apre un fascicolo sugli attacchi web al Presidente della Repubblica Mattarella e le presunte interferenze russe. Fatti che il ministro che dovrebbe garantire la legalità ha definito oggi “fregnacce”. Chissà perché ha così paura che si approfondisca questa storia». (agg. di Silvana Palazzo)
MESSORA: “NON SONO UN TROLL DI PUTIN”
Il dossier realizzato dallo staff di Mattarella sugli attacchi web del 27-28 maggio si somma ad altri fascicoli, come quello su Byoblu, blog di Claudio Messora, ex capo della comunicazione dei 5 Stelle cacciato dal MoVimento nel 2014. Ne ha parlato il Corriere della Sera, contro cui si è scagliato il diretto interessato, accusando il quotidiano di aver mescolato «un’inchiesta sui troll russi con un presunto dossier del Quirinale, gonfio di pagine sul mio blog, cose che non c’entrano niente tra di loro». Messora si è difeso dalle accuse nell’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano: «Ma quale troll di Putin! Io lavoro con i documenti e dando voce a chi non ne ha». L’ex capo della comunicazione M5s ritiene di essere vittima «di killeraggio mediatico, molto intimidatorio. Io non sono pro Putin o pro Trump o per partito preso contro chiunque. Io faccio controinformazione, la mia funzione non è quella di proporre voci e pensieri dominanti secondo la logica del pensiero unico ma è quella di mostrare il lato b». (agg. di Silvana Palazzo)
LO SCONTRO POLITICO E I PUNTI OSCURI
Ci sono i russi dietro gli attacchi web a Sergio Mattarella? In merito alla vicenda dei presunti troll, il Partito democratico ha chiesto al premier Giuseppe Conte di riferire al Parlamento. La sinistra teme che il Russiagate abbia toccato anche il nostro Paese. Per l’eurodeputato di Forza Italia Stefano Maullu questa vicenda è «spazzatura allo stato puro, niente di più. La russofobia ha ormai definitivamente ammorbato le diplomazie, i governi e perfino i media nazionali della maggior parte dei Paesi europei, ed è una presenza davvero fastidiosa e ingombrante». Ma qualcosa non torna secondo Il Giornale. Innanzitutto si fa riferimento pochi account. «Come è possibile che 400 persone possano determinare in maniera così rilevante l’opinione pubblica di un Paese?», scrive Andrea Riva. E poi c’è il caso dei foreign fighter italiani andati a combattere in Donbass. «Molti infatti si sono chiesti perché sono stati colpiti solamente coloro che sono andati a combattere al fianco dei filorussi e non coloro che hanno sostenuto Kiev». Ora invece si parla dei troll russi che avrebbero alterato l’opinione pubblica e avviato una campagna contro il presidente della Repubblica con i loro tweet. (agg. di Silvana Palazzo)
ATTACCHI WEB A MATTARELLA: ANTITERRORISMO APRE INCHIESTA
La Procura di Roma aprirà un’inchiesta sui presunti attacchi web al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il fascicolo d’indagine verrà formalmente aperto nei primi giorni della prossima settimana e sarà affidato al pool di magistrati che si occupa di antiterrorismo. Si attende un’informazione della polizia postale a piazzale Clodio. La vicenda riguarda quanto accaduto nella notte tra il 27 e il 28 maggio scorso, nelle ore in cui il capo dello Stato espresse il suo “no” alla candidatura di Paolo Savona come ministro dell’Economia. Su Twitter nel giro di pochi minuti si registrarono circa 400 nuovi profili, tutti riconducibili ad un’unica origine, da cui partirono migliaia di insulti e inviti alle dimissioni nei confronti di Mattarella. Il sospetto, come riportato dal Secolo XIX, è che dietro questi attacchi ci sia l’azione di troll russi, soggetti anonimi che sui social lanciano messaggi provocatori. Anche il Copasir, con l’audizione del direttore del Dis, Alessandro Pensa, si occuperà del caso.
SOSPETTI SU TROLL RUSSI
Potrebbe esserci una mano russa dietro l’attacco web a Sergio Mattarella. Più precisamente quella dell’Internet Research Agency (Ira), l’agenzia di San Pietroburgo legata ad apparati del presidente Vladimir Putin e nata per “inquinare” l’opinione pubblica occidentale, compresa quella italiana. Indiscrezioni emergono anche dall’analisi dei tre milioni di tweet allegata all’indagine dell’Fbi sul Russiagate. Profili fake creati per ritwittare notizie sulla base di scelte solo apparentemente casuali. Il filo politico comune era screditare il governo Renzi nel suo complesso ed esaltare l’attuale ministro dell’Interno, Matteo Salvini, oltre che amplificare tweet su temi come migranti, cronaca e sanzioni della Russia. Nella notte tra il 27 e il 28 maggio, migliaia di profili Twitter cominciarono a bombardare la Rete a suon di #MattarellaDimettiti. Alle due del mattino si registrò un’attività anomala: la registrazione di 400 profili nuovi, da cui partono migliaia di messaggi in un attacco moltiplicato con Mattarella come obiettivo. Al Quirinale scatta l’allarme e parte il monitoraggio per scoprire la possibile cabina di regia.