L’Onu lancia l’allarme razzismo in Italia, ma il consenso alla linea dura sugli sbarchi mette Salvini al riparo: una crisi di governo su un nuovo eventuale caso Diciotti non conviene né al capo della Lega né a Di Maio, dice al Sussidiario Stefano Folli, editorialista di Repubblica. Dopo le europee invece, soprattutto se dalle urne dovesse uscire una netta differenza tra le due forze, potrebbe cambiare tutto.
Come mai Salvini continua a salire nei sondaggi?
Perché ha individuato il tema forte su cui puntare. Da un sondaggio inglese recente si vede che l’immigrazione è al primo posto in tutti i paesi europei. E’ la priorità assoluta. Al secondo posto ogni paese ne indica una tutta sua, e per noi italiani è la disoccupazione.
Ma dopo cento giorni di governo, oltre ai contatti con alcuni partner europei, sull’immigrazione Salvini può dire di avere ottenuto un risultato concreto?
No, non c’è niente di rilevante. Però Salvini ha scelto il tema più dirompente. Ha un vantaggio: non costa. Tutto ciò che implica un aumento dei costi si è dimostrato essere poco praticabile.
In Libia la situazione si è complicata e gli immigrati potrebbero presto riprendere la via del mare in modo massiccio. E’ immaginabile un terzo caso Diciotti, dopo quelli di luglio e agosto?
Salvini non ha altra strada che quella di mantenere la linea dura. Il problema è che la gestione post sbarco, con i migranti che sono spariti da Rocca di Papa per andare alla frontiera francese su un pullman di una Ong (Baobab, ndr) si è risolta in un nuovo argomento a favore di Salvini.
La maggioranza è solida o è a rischio?
Non credo che in questo momento si arrivi ad una crisi di governo su un caso Diciotti. Con ciò non intendo dire che non ci siano problemi, anzi credo che alla lunga le politiche della Lega e di M5s siano divergenti, anche se al momento il potere tiene insieme i due partiti.
Però la linea del ministro Tria sembra aver cambiato segno alla maggioranza. Doveva essere un governo di rottura, ora non lo è più.
La politica economica è saldamente nelle mani di Tria e Salvini si è reso perfettamente conto che non ci sono margini per fare i provvedimenti con cui lui si era presentato alle elezioni. Idem per Di Maio.
E le promesse elettorali?
Poiché la discontinuità non può venire dalle politiche economiche, ognuno ha cercato una soluzione: Salvini l’ha trovata nell’immigrazione, con tutto quello che ne consegue in termini di sicurezza, legge e ordine; Di Maio su singoli provvedimenti, dalla legge anticorruzione al taglio dei vitalizi e alla chiusura dei supermercati la domenica.
Questa tattica non può durare per sempre.
No, infatti. Quando si arriverà alla legge di stabilità, e si scoprirà che al posto di Tria avrebbe potuto farla Padoan, a quel punto qualche scricchiolio ci sarà.
A cosa pensa? Solo a un calo di consenso nei due rispettivi elettorati?
Un scollamento con la base sarà inevitabile. Più in quella a 5 Stelle che nell’elettorato leghista, perché a Salvini i suoi elettori chiedono l’abbassamento delle tasse ma si accontentano di un piccolo segnale. Il mondo imprenditoriale del Nord non vuole la rivoluzione, gli basta evitare disastri.
E così si arriva alle elezioni europee. A quel punto?
A quel punto i due partiti misureranno nelle urne il loro consenso reale. Difficile prevedere cosa potrà succedere, ma Lega ed M5s potrebbero tendere a divaricarsi, soprattutto se uno dei due prenderà molto più dell’altro. E questo potrebbe creare delle controspinte poderose.
Nel Nord Europa c’è un 16-17 per cento che sta a destra e preme sui partiti popolari di centro. Come cambierà lo scenario?
La candidatura di Weber alla presidenza della Commissione è un evidente tentativo di spostare a destra l’asse del Partito popolare europeo per rinsaldare il potere della Merkel e del Ppe.
Questo cosa determinerà nel centrodestra italiano?
Che si faccia un partito unico o una formazione alleata, cambia poco. Forza Italia non ha più la forza politica di contrastare Salvini. E Berlusconi dovrà stare con Salvini per rimanere collegato al mondo popolare europeo.
Salvini non è nel Ppe, ma dopo l’incontro con Orbán, pare su mandato dello stesso Weber, è già nella sua orbita. L’istituzionalizzazione della Lega è tracciata?
Non so in che forma, ma secondo me sì.
(Federico Ferraù)