«La donna che ha inchiodato Viktor Orban». Così è stata definita Judith Sargentini, europarlamentare olandese che ha messo “in stato di accusa” il primo ministro dell’Ungheria. Lei è stata senza dubbio la protagonista della giornata di ieri al Parlamento europeo insieme al suo “avversario”. Non era mai successo prima che il Consiglio Ue venisse sollecitato ad agire contro uno Stato membro per prevenire una minaccia sistematica ai valori fondanti dell’Unione. Lo ha fatto la voce di punta dei Verdi a Strasburgo: ha insistito affinché il Parlamento europeo avviasse la procedura contro l’Ungheria per aver violato lo stato di diritto. È suo il report presentato lo scorso aprile alla commissione per le Libertà civili, la Giustizia e gli Affari interni del Parlamento con cui l’Ungheria è stata messa sotto accusa per il mancato rispetto dei valori europei. Nata nel 1974 ad Amsterdam, Judith Sargentini discende da una famiglia di origini italiane, come si intuisce dal suo cognome. L’europarlamentare vanta un curriculum invidiabile: è specializzata in sistemi totalitari e democratizzazione in Europa, poi è diventata responsabile della comunicazione presso il Centro europeo di informazione dei giovani sull’Unione europea. Con un passato nel Partito socialista pacifista, ora è la donna di punta della Sinistra Verde e membra dell’intergruppo di Strasburgo per i diritti Lgbt.



JUDITH SARGENTINI, CHI È LA NEMESI DI ORBAN

L’ingresso in politica di Judith Sargentini avviene dai primi anni 2000. Coordina la campagna internazionale “Fatal Transactions” contro le economie di guerra e il commercio di materie prime strategiche fino al 2003, avendo un ruolo di negoziatrice nel processo Kimberley inerente alla certificazione internazionale dei diamanti grezzi. Dall’Istituto olandese per l’Africa australe è passata all’Aia: tra il 2003 e il 2007 Judith Sargentini si è occupata di cooperazione allo sviluppo, diritti umani, democratizzazione, elezioni eque, commercio equo, comportamento delle multinazionali, situazione in Zimbabwe, Congo, Angola, Sudafrica. L’europarlamentare olandese è stata nominata “European Fair Politician of the Year 2012-2013” per il suo impegno a favore di una politica equa nei confronti dei paesi in via di sviluppo. Mentre quello per il commercio equo e solidale gli è valso nel 2010 il premio “Angelo dell’anno”. Per quanto riguarda la sua attività all’interno del Parlamento europeo, non è nota solo per il rapporto con cui ha messo sotto accusa l’Ungheria, ma ha redatto anche una relazione sul progetto di decisione di esecuzione del Consiglio sullo scambio automatizzato di dati sul DNA in diversi Paesi come Slovacchia, Portogallo, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Svezia e Belgio.

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