E’ stato definito il comizio cabaret, quello che Matteo Renzi sta portando in giro in questi giorni, dove l’ex segretario del Pd fa più il comico che il politico. La gente presente si infiamma, lo applaude, ride, ma poi nei sondaggi Renzi risulta all’ultimo posto tra i vari leader politici nazionali. E dice che non si ripresenterà a segretario del partito. Abbiamo chiesto a Peppino Caldarola che cosa l’ex premier possa avere in mente con questa strategia, se di strategia si tratta.
Renzi è tornato, i suoi comizi molto appariscenti ottengono consensi, ma dice di non volersi candidare alla segreteria del partito. Cosa ha in mente secondo lei?
Renzi vuole presentarsi come il campione della lotta al governo gialloverde, è il suo obiettivo fondamentale. Ma potrebbe avere in mente altri due obbiettivi.
Quali?
Uno è quello di ripresentarsi come segretario per la ragione semplice che non ha candidati alternativi, si tratta tutte di figure minori, tranne Delrio che però ha già detto di non avere intenzione di candidarsi.
L’altro obbiettivo?
La terza ipotesi è che tutto questo battage sia preparatorio di un “partito di Renzi” di cui si parla già da qualche anno e che Renzi ritiene di poter fare, magari senza risultati clamorosi, però in grado di consentirgli di avere a disposizione uno strumento politico con cui fare quello che vuole. Avere cioè un gruppo parlamentare attraverso una scissione, essere presente in Europa presentandosi come il più europeista di tutti. Resta il fatto che i sondaggi su di lui non sono per nulla favorevoli.
Il Pd potrebbe sopravvivere a un’ennesima scissione? E chi nel Pd gli andrebbe dietro?
Renzi in questo momento è il personaggio più impopolare, però non è una contraddizione che in questi anni sia stato in grado di creare un rapporto fiduciario con una base politica precisa del Pd e una base elettorale. Con lui, e sono tanti, sono coloro che hanno creduto alla sua “veritas”, cioè che non è caduto per mancanza di risultati, ma per il fuoco amico.
Questa base elettorale da chi sarebbe costituita?
Il gruppo dei puri all’interno del Pd potrebbe ritenere che è arrivato il suo momento. Socialmente a sostenerlo sarebbe una borghesia radicale, un ambiente europeista che teme che il Pd con Zingaretti strizzi troppo l’occhio ai 5 Stelle. Ma parlare di scissione del Pd secondo me è improprio.
Perché?
Dobbiamo distinguere tra Pd e area politica. C’è oggi in Italia a sinistra un’area di opposizione, ma il Pd è diffuso a macchia di leopardo, in alcuni posti è presente, in altri no. E tutti i dirigenti del Pd lo sanno.
Si può pensare che Renzi abbia in mente di prendersi gli elettori di Berlusconi per fare un partito centrista e moderato? Forza Italia non sembra dare più molti segnali di vita in fondo.
Si può pensare, assolutamente sì, la base a cui Renzi pensa è una base che non si considera né di destra né di sinistra. C’è un elettorato moderato di FI che ha perso fiducia in Berlusconi per tanti motivi, tra i quali il fatto che non si capisce cosa vuol fare. E’ critico con Salvini e cerca allo stesso tempo di agganciarlo. Rubacchiando dal Pd e da FI, Renzi può pensare di essere la leva che trascina questo mondo in battaglia di fronte a una sinistra che lui considera attaccata a valori superati.
A parte Renzi, c’è un’idea del Pd impersonata da qualcuno che sta prevalendo su altre, ad esempio Martina, Calenda, Zingaretti?
Alcuni di questi sono personaggi senza patria e uno è Calenda. Ha il fisico del ruolo e le capacità politiche per presentarsi come un leader dei moderati italiani, è un uomo preparato e combattivo però non ha dietro un partito, il Pd non sarà mai il suo partito.
Gli altri?
L’unica chance ce l’ha Zingaretti perché è il cosiddetto leader tranquillo che può traghettare i resti del Pd nella fase post-renziana. Però non siamo ancora di fronte a fenomeni politici che possono creare l’onda e cambiare il corso degli eventi, sono fenomeni che possono gestire bene o male l’esistente, possono governare solo il presente.
Però qualcuno, come ha dimostrato nel Lazio, dice che Zingaretti è un ottimo aggregatore, che ne pensa?
Ha notevoli qualità politiche oltre ad non avere perso mai alcuna elezione, cosa che non ha precedenti soprattutto in un periodo di sovranismo e populismo. Ma il Pd a livello nazionale è una bestia più complicata. Esiste un’area di centrosinistra, ma quest’area non ha più un partito e dei punti di riferimento. Zingaretti ha capacità di aggregazione politica, ma non sono sicuro che sia in grado di suscitare quella passione che crea l’onda. Ma è anche l’unico che c’è in campo: onestamente non c’è altro.
(Paolo Vites)