Dove sono gli Usa? È un interrogativo che inizia a proporsi e a riproporsi mano a mano che si dipana la lotta di potenza e di egemonia nel Mediterraneo. Mare o meglio lago atlantico ormai contendibile all’egemonia nordamericana che aveva sostituito l’egemonia britannica nel 1956, quando gli Usa con una mossa del cavallo avevano appoggiato Nasser e la sua nazionalizzazione del canale di Suez schierandosi contro i paracadutisti sul Sinai lanciati da Regno Unito, Francia e Israele, strappando ai russi il controllo dell’Egitto e poi via via abbattendo i partiti baathisti in Siria e in Iraq, e infine Gheddafi in Libia dopo l’11 settembre.



I contendenti degli Usa non sono solo i russi, ma anche i francesi che hanno saldato l’influenza economica (il franco francese africano da dopo Bretton Woods sino a oggi) a quella militare (dal genocidio dei tutsi da parte degli hutu pro francesi all’esercito schierato nel sub Sahara) sconvolgendo antichi equilibri di potenza post-coloniali in guisa di contenimento della crescente influenza cinese, da Gibuti, a Suez e e a Tripoli. I cinesi si protendono nel Mediterraneo, dove sono propensi a negoziare con la Russia e con l’Egitto per aver meglio a disposizione la via verso l’Alto Adriatico passando per Suez e continuare così sino all’Artico indebitando Stati e impiegando il lavoro forzato in infrastrutture mai finite e pericolose.



L’Italia è il vaso di coccio tra i vasi di ferro. La stella di Mattei brillò quando gli Usa si allearono con Nasser e scacciarono gli inglesi dal Mediterraneo proteggendo di fatto gli italiani in Libia e in Algeria: provocarono l’odio e la vendetta francese di cui l’eroico e mai compreso Enrico Mattei fu la vittima sacrificale. Ora la storia si ripete: Russia e Cina si riavvicinano temporaneamente con le manovre militari e gli Usa non esprimono di contro una chiara strategia di contenimento. L’unica via utile alla sicurezza mondiale sarebbe un’alleanza nordamericana con la Russia contro la nascente egemonia cinese. Ma questo è assai difficile: la Cina crolla egemonicamente in Asia perché disvela un volto imperialista, ma trionfa ancora in Europa grazie ai quisling innumerevoli di cui dispone nell’eurocrazia e in molte nazioni europee, Francia e Italia in testa.



Gli Usa sono troppo divisi nel loro establishment per poter condurre una politica di potenza che comprenda l’importanza strategica del Mediterraneo. La prima nazione a patirne profondamente è l’Italia, stretta appunto tra la sua borghesia vendidora che vive sull’erosione della sovranità e del potenziale di ciò che dovrebbe essere la Patria e invece per costoro è un suk con clienti stranieri, da un lato, e l’assenza strategica degli Usa dall’altro: solo l’Italia può garantire gli Usa per un nuovo equilibrio di potenza in Africa del nord e nell’Africa sub-sahariana. È necessaria una discussione pubblica su questo tema: rischiamo la decadenza dell’Italia.