In 4 giorni 3 attacchi diversi alla stessa persona: di certo Matteo Salvini non deve essere l’amico n.1 del Ministro Assleborn, ma i limiti dell’ossessione ora divengono un po’ più “scoperti”. Nell’intervista di oggi a Repubblica, dopo che il vicepremier aveva rimandato al mittente ieri le accuse di “fascismo”, il Ministro del Lussemburgo torna ancora sulla stessa querelle: «Salvini ha espresso concetti figli di un’etica fascista anni Trenta, quando ho sentito le sue parole ho avuto un grosso problema e ho pensato che qualcuno dovesse intervenire per zittirlo, per dirgli ‘adesso basta”». Quello che ha fatto sbottare Asselborn è stato il termine “schiavi” pronunciato da Salvini a Vienna venerdì scorso: «Nel suo intervento ha usato due volte il termine ‘schiavi’ riferendosi ai migranti ricorrendo a concetti in palese contraddizione con l’etica dell’Unione. Se poi a parlare così è un Paese fondatore, terza economia dell’eurozona, la situazione è ancora più seria. Spero che ora altri ministri si facciano sentire, perché in 15 anni di Consiglio Ue non ho mai sentito pronunciare parole simili a quelle pronunciate da Salvini, nemmeno da polacchi e ungheresi», attacca uno scatenato Jean Asselborn.
ANCORA ASSELBORN: “LE DESTRE VANNO FERMATE”
Parla ancora, contro Salvini, contro l’Italia populista e contro tutte le destre europee: Jean Asselborn, il Ministro degli Esteri del Lussemburgo è diventato negli ultimi giorni l’uomo Ue più famoso, quantomeno nei nostri confini. Un “simbolo”, da attaccare per Lega-M5s e Forza Italia (vista la rinnovata fiducia Salvini-Berlusconi, sancita ieri dal vertice di Arcore, ndr) e da innalzare come “eroe” per tutte le altre opposizioni. Dopo lo scontro al vertice Ue e dopo le parole di ieri allo Spiegel, in una intervista a Repubblica stamattina ribadisce tutta la sua contrarierà alle posizioni di Matteo Salvini: «I populisti vogliono rimettere l’interesse nazionale davanti a tutto, vogliono distruggere l’Unione come oggi la conosciamo. Noi non dobbiamo permetterglielo», attacca Asselborn, non prima di precisare che il suo governo si prodiga da sempre per ospitare «profughi eritrei e ha aiutato con le due navi bloccate prima della Diciotti». Ancora sul fronte migranti, il Ministro anti-Salvini ha aggiunto, «si mente quando si dice che l’immigrazione in mare può essere fermata: le persone vanno salvate e quando sbarcano devono essere divise tra chi può avere la protezione internazionale e chi no. I primi vanno obbligatoriamente ripartiti tra i Paesi Ue, gli altri vanno rimpatriati».
LA QUERELLE ASSELBORN-SALVINI: CHE COSA È SUCCESSO?
Era partito tutto da quel “merde alors”, intercalare che in lingua francese significa un “basta e che cacchio”, potremo tradurre allora. Non ha mai insultato Salvini, o almeno non gli ha mai dato della “m…” come invece alcuni hanno scritto: lo spiega Asselborn che ci tiene a ribadire come nelle sue intenzioni non c’era l’insultare l’Italia «come ha invece propagandato Salvini con una fake news figlia di un metodo molto pericoloso tanto più se si considera che la sua è stata una provocazione calcolata». Insomma, ce l’ha sempre col Ministro degli Interni italiano, ribadendo che la posizione del Lussemburgo e dell’Europa anti-populista è quella giusta, a prescindere, visto che le destre vanno «tutte fermate». «Ho sentito da qualche collega dire che c’è bisogno di immigrazione perché la popolazione europea invecchia, io ho una prospettiva completamente diversa. Io penso di essere al governo e di essere pagato per aiutare i nostri giovani a tornare a fare quei figli che facevano qualche anno fa e non per espiantare il meglio dei giovani africani per rimpiazzare i giovani europei che per motivi economici oggi non fanno più figli», così aveva replicato alle critiche di Asselborn nel vertice di Vienna il nostro vicepremier; a quel punto arrivò il “merde alors” e l’ira lussemburghese, «In Europa abbiamo bisogno di immigrati perché stiamo invecchiando». Poi il penultimo capitolo della sfida, ieri, quando al quotidiano tedesco il Ministro Ue rilancia «Salvini usa metodi e tondi dei fascisti degli anni Trenta»: in questo approfondimento tutte le repliche del leader Lega che però non sono bastate, ancora, per chiudere il caso visto quanto poi ribadito oggi a Repubblica da Asselborn.