Un “rivoluzionario” sudamericano che parla romanaccio e se la prende con tutto e tutti, tranne che con i suoi “compagneros” grillini: si, è il ritratto che Di Battista probabilmente non disdegna essendo un grande appassionato delle lotte rivoluzionarie (andate a chiederlo ai dissidenti incarcerati da decenni nelle galere cubane.., ndr) di Ernesto Che Guevara. Oggi in molti analisti hanno ironizzato o difeso il “Dibba” d’oltre Oceano in merito al fiume di parole dette in collegamento con la festa de Il Fatto dal Guatemala: uno su tutti, l’ex senatore Augusto Minzolini, attacca a tutto spiano il pasionario grillino puntando proprio sul “paragone” con El Che. «Il Dibba intervistato alla festa del Fatto dal sud America sembra una parodia del Che, più o meno come quella che fece Woody Allen ai dittatori sudamericani nel dittatore dello Stato Libero di Bananas. Ma forse la mutazione dell’Italia nella Repubblica delle banane è la realtà». (agg. di Niccolò Magnani)



LA “CARTA” M5S PER LA CRISI DI GOVERNO

E se Di Battista fosse proprio quella “carta” tenuta in serbo dalla base Casaleggio & Grillo per poter eventualmente puntare tutto sulla rinnovata verve pentastellata davanti ad una presunta (e probabile nei prossimi mesi) crisi di Governo? Al momento è solo fantapolitica, ma l’intervento del “Dibba” – al solito senza filtro e con passione mai sepolta – ha chiarito qualche punto importante: la distanza “esistenziale” dalla Lega di Salvini, l’attacco frontale al Pd e la critica feroce a tutto ciò che non è M5s. Non solo, anche a Di Maio ha fatto intuire che tutta la base “è con Luigi” ma che bisogna sempre ricordarsi che Salvini e Renzi non sono elementi su cui fidarsi troppo. Una sorta di “avviso” anche al capo politico che potrebbe tramutarsi in un cambio al vertice nei prossimi mesi: per ora è lo stesso Di Battista a rinunciarci il più possibile e ad allontanare la fantasiosa ricostruzione. Ma di fronte ad una crisi di governo gialloverde, non è detto che Dibba rimanga ancora per troppo tempo in Guatemala.. (agg. di Niccolò Magnani)



“IL PD È MORTO”

Alessandro Di Battista torna a parlare dal Guatemala, dove è in viaggio con la compagna Sahra e il figlio Andrea. E lo fa smarcandosi da Matteo Salvini, nonostante ci sia un’alleanza tra M5s e Lega sancita dal contratto. «Per l’establishment l’obiettivo è far credere che Salvini sia Churchill e noi gli sfigatelli che non riusciamo a fare politica ma non è così e si vedrà anche sul tema autostrade, che per me è la cosa principale». L’ex parlamentare non risparmia critiche al Carroccio durante l’intervento alla Festa del Fatto Quotidiano e lo stesso trattamento riserva al Pd. «Non si è voluto neanche sedere al tavolo con noi e io dico “grazie a Dio”, perché è un partito morto per cui non c’erano alternative a questo contratto». Se pure il M5s avesse fatto un accordo di governo col Pd, «alcuni provvedimenti come il decreto dignità o l’abolizione dei vitalizi non ci sarebbero stati». A proposito dell’immigrazione: «Il Pd ha fatto solo passerelle, ma non gliene frega niente dell’accoglienza. Nessuno è andato veramente a vedere come stanno queste persone». (agg. di Silvana Palazzo)



“LEGA LEALE? SI VEDRÀ SU NAZIONALIZZAZIONE AUTOSTRADE”

Se da un lato il “ritorno” di Di Battista (ma quando mai se ne è “andato” dal punto di vista politico, nonostante l’emigrazione oltre Oceano?) che potete osservare qui sotto nei temi più importanti sollevati dall’ex deputato M5s serve a rendere più “briosa” la narrazione politica quotidiana, è su un punto decisivo che Di Battista è come se avesse lanciato una sorta di aut aut alla Lega (e di riflesso a chi con Salvini l’accordo continua a mantenerlo, ovvero Luigi Di Maio). «La correttezza della Lega, la voglia di cambiare radicalmente le cose si vedrà sul tema della nazionalizzazione autostrade»: secondo “Dibba”, su questo punto si giocherà tanto nei prossimi mesi dei rapporti interni alla maggioranza. «Lo sento Giorgetti che fa ammuina, dice, ‘eh, andiamoci piano’. Andiamoci piano un ca… Le autostrade devono ritornare a essere gestite dal popolo italiano. E’ la cosa più grande che può fare questo governo e Luigi ci sta alla grande su questo». (agg. di Niccolò Magnani)

IL RITORNO DI “DIBBA”

Il ritorno di Alessandro Di Battista nel dibattito politico è al momento solo “virtuale”,  eppure nelle ultime ore è spuntata l’ipotesi di una candidatura dell’ex deputato del Movimento 5 Stelle alle europee del prossimo anno. «Sarebbe la peggiore stronzata mai ideata», commenta il padre Vittorio in un post su Facebook. Di Battista jr invece preferisce segnare un punto sul suo viaggio americano e sui primi mesi del governo M5s-Lega. Intervenuto in collegamento dal Guatemala alla Festa del Fatto Quotidiano, ha difeso l’operato dei suoi ex colleghi di partito e espresso i suoi dubbi sulla Lega e la sua volontà di cambiare il Paese. «La voglia di cambiare le cose, da parte della Lega, si vedrà sulla revoca della concessione ad Autostrade. Quello sarà un momento storico», sostiene Alessandro Di Battista. I Cinque Stelle invece non arretrano: «Noi pensiamo che le autostrade debbano essere gestite dallo Stato». E quindi la stoccata al partito di Matteo Salvini: «Vedremo se è una Lega maroniana nascosta sotto il volto di Salvini».

M5S, DI BATTISTA ANTI-SALVINI: “SIAMO DIVERSI DALLA LEGA”

Nell’ultimo intervento social Alessandro Di Battista ha attaccato Matteo Salvini sulla questione della nave Diciotti. «Si gioca la sua partita e la stampa lo attacca. Lo vedete come si atteggia, dice “Processatemi”, dice che rischia 20 anni di galera… Ma cosa rischia? Non rischia nulla», ha dichiarato l’ex parlamentare del Movimento 5 Stelle, simbolo dell’ala “movimentista”. I sondaggi però parlano di una crescita importante del Carroccio, ma Di Battista non si fida: «Vedremo se la Lega sarà davvero al 30%…». Restando in tema migranti, Di Battista chiarisce la differenza tra M5s e Lega: «Per il M5S l’Africa non vuole accoglienza, non vuole passerelle… Questa è la battaglia del M5S ed è una battaglia diversa nelle modalità e nei toni dalla Lega». In merito invece a Tap e Tav, l’ex deputato ha ribadito che il M5s si è ammorbidito: «È evidente che quando uno fa campagna elettorale parla solo del proprio movimento, ma purtroppo non siamo al governo da soli, per cui bisognava fare per forza questo contratto. Ma è compito e dovere di una forza del 32% convincere il socio di minoranza».