Secondo quanto stimato da un recente rapporto Ispi – con dati del Viminale – dopo tre mesi di Governo Lega-M5s le politiche migratoria hanno visto innalzarsi e non diminuire il numero dei clandestini nel nostro Paese, +12.450 unità. Gli sbarchi sono drasticamente diminuiti, quello è vero, come giustamente rivendicato da Salvini ma il tema sul contrasto all’irregolarità, il secondo punto nodale della Lega, pare ancora in “alto mare”. «Tre mesi dopo la stretta di Salvini sull’immigrazione comincia a farsi sentire e l’effetto pratico rischia di trasformarsi in un micidiale boomerang” e che, di pari passo, il numero dei rimpatri effettivi non è aumentato rispetto al passato (si attesta a 1350 al momento)», si legge nel rapporto Ispi pubblicato oggi da Repubblica. Non solo, secondo lo stesso rapporto si sottolinea come ad ingrossare le file dei nuovi irregolari starebbe per arrivare «un consistente numero di persone a cui non verrà rinnovata la protezione umanitaria secondo le nuove indicazione fornite da una circolare del ministro dell’Interno».
TONINELLI: “AMMIRAGLIO GUARDIA COSTIERA RESTA”
Mentre i vertici della Lega, che attendono anche di conoscere il futuro del proprio partito a giorni, temono che il caso della nave Diciotti e l’indagine a carico del Ministro dell’Interno e leader del Carroccio, Matteo Salvini, possano essere usati per “accerchiare” mediaticamente il partito, alcuni sondaggi mostrano come la linea dura tenuta dal Governo piaccia a molti elettori, e non solo dell’esecutivo in carica. Intanto, nonostante quanto trapelasse nei giorni scorsi a proposito di un cambio al vertice della Guardia Costiera proprio per lo scontro che era nato col Viminale, il Ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, ha smentito categoricamente che l’Ammiraglio Pettorino verrà sostituito, e l’ha fatto in maniera indiretta, facendogli gli auguri di buon lavoro e augurandosi che continui nella sua opera di “monitoraggio dei mari”: dunque, nonostante in seno al Carroccio qualcuno vedesse di buon occhio un cambio ai vertici del Corpo delle Capitanerie di Porto, non ci sarà nessuna novità e ora resta da vedere se questo piccolo strappo tra i due partiti di maggioranza si chiuderà qui oppure avrà degli strascichi. (agg. R. G. Flore)
M5S ATTENDE SVILUPPI
A preoccupare la Lega non è solo la sentenza del Tribunale del Riesame di mercoledì, quando i giudici dovranno decidere se confermare quanto stabilito sul sequestro dei fondi, ma anche l’indagine della procura di Agrigento per il caso Diciotti. I procedimenti in questione rischiano di “accerchiare” il leader Matteo Salvini. Il retroscena è stato svelato da La Stampa, secondo cui nel Carroccio si teme appunto un “accerchiamento” giudiziario. Salvini dal canto suo mostra tranquillità dal punto di vista giudiziario, ma potrebbe trattarsi di una serenità apparente, anche perché il MoVimento 5 Stelle di fronte a nuovi sviluppi potrebbe comportarsi diversamente rispetto a quanto visto oggi. Per la Diociotti i grillini hanno parlato di un atto dovuto, quindi Salvini può restare al suo posto, ma se ci fossero nuovi assalti giudiziari? La Stampa tira in ballo «il caso del trasferimento di tre milioni dal Lussemburgo alla Sparkasse di Bolzano» e l’eventuale accusa di vilipendio della magistratura che il ministro definì «una schifezza». (agg. di Silvana Palazzo)
MINISTRO BONGIORNO: “ACCUSE DEBOLI, LUI VITTIMA”
Secondo il Ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno (candidata ed eletta tra le file della Lega, ndr) le accuse oggi presenti contro Matteo Salvini sul caso Diciotti non solo sono “minime” ma non riflettono la realtà dei fatti. «Sono accuse deboli e ripetitive», spiega l’avvocato penalista e Ministro Pa, «Salvini è come le vittime delle intercettazioni, prendono una sua frase, la estrapolano dal contesto e lo processano. Ma se estrapoli solo alcune frasi perfino la Bibbia può diventare un romanzo pornografico». In maniera ancora più dura, l’ex avvocato di Andreotti rilancia contro la magistratura: «È inaccettabile che i magistrati, che dovrebbero agire come dei sacerdoti, visto che hanno il potere di assolvere e condannare, interferiscano nelle indagini altrui», affonda Bongiorno in una intervista a Libero, non prima di concludere «Il tema è la linea di confine tra il potere di un ministro che ha il dovere di assumere decisioni a tutela dell’ordine pubblico e il potere giudiziario. Il confronto tra politica e magistratura è fisiologico, se il pm ha elementi per aprire un’indagine deve farlo, ma sono basita per ciò che è arrivato prima: il suggerimento di una corrente della magistratura a indagare. Il punto è che una corrente non può porsi come soggetto politico».
“CASO DICIOTTI? RIFAREI TUTTO”
Nessuna retromarcia da parte di Matteo Salvini sul caso Diciotti. «Al procuratore di Agrigento dico con immenso affetto che se arriverà un’altra nave in un porto italiano farò esattamente quello che ho fatto questa estate, né più né meno», ha dichiarato il ministro dell’Interno e vicepremier alla Berghem Fest di Alzano Lombardo. L’inchiesta nei suoi confronti comunque lo sorprende: «Mai nella vita avrei pensato di essere indagato per il reato di sequestro di persona». Rispondendo alle domande sul caso Diciotti e sulle indagini aperte dal pm di Agrigento Luigi Patronaggio, Salvini ha spiegato: «Sono arrivato a 45 anni per vivere una estate incredibile. Quando feci la tessera della Lega nel 1990 non pensavo che avrei passato un’estate a farmi dare del populista». Il leader della Lega nei giorni scorsi aveva provocato: «Non vedo l’ora di essere interrogato, sarò il primo indagato pronto ad ammettere tutte le sue colpe». (agg. di Silvana Palazzo)
MAZZA: “PM NON HA INVASO CAMPO POLITICO”
Va avanti l’inchiesta contro il ministro dell’Interno Matteo Salvini e il capo di gabinetto, Matteo Piantedosi, sul caso della nave Diciotti. C’è chi sostiene che il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, abbia invaso il campo della politica indagando il titolare del Viminale, ma così non la pensa Oliviero Mazza, professore ordinario di procedura penale all’Università di Milano Bicocca. «Non si è trattato in questo caso di un respingimento», ha dichiarato a Il Dubbio, spiegando che l’iscrizione del vicepremier è stato un atto dovuto da parte del magistrato. «Nel nostro Paese esiste l’obbligatorietà dell’azione penale. Non sono consentiti al magistrato margini di discrezionalità o di valutazione politica a fronte di una notizia di reato». Se Salvini dovesse affrontare un processo, la questione si incentrerebbe sulla presenza o meno del dolo: «Salvini ha agito nella convinzione di impedire l’ingresso illegale di persone in Italia. Non certo per limitarne la libertà personale». Cosa doveva fare allora il ministro? «Far scendere i migranti e trasferirli in un centro di identificazione. Non esiste l’arresto per il reato di ingresso clandestino». Quella di Salvini è stata dunque una prova di forza, mossa però secondo Mazza «da un errore percettivo dello status di queste persone. Salvini sicuramente persegue il fine politico prevalente di contrastare l’immigrazione clandestina verso il Paese». (agg. di Silvana Palazzo)
SALVINI INDAGATO: ITALIANI CON LUI CONTRO IL PM
In un sondaggio distribuito da SWG sul caso Diciotti, il Ministro Salvini si ritrova ancora una volta con i “favori” dell’elettorato, non solo quello leghista, e con i magistrati di Agrigento invece attaccati per le loro indagini ritenute non valide contro il vicepremier della Lega. «Possiamo ricorrere a tutte le sfumature del mondo ma un fatto è chiarissimo. Agli italiani dà fastidio l’ingerenza della magistratura in quella che considerano a torto o a ragione una mossa politica del ministro Salvini e dell’intero governo sul tema dell’immigrazione», spiega al Messaggero Enzo Risso, direttore della SWG. Il 61.3% degli italiani infatti dà ragione a Salvini (e al Governo) nella gestione del caso Diciotti e in generale sul delicato dossier immigrazione, mentre accusa il colpo il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio. In merito allo specifico caso Diciotti, è oltre il 54% degli intervistati ritiene che il vicepremier abbia usato un comportamento corretto, ma sale al 95,4% tra gli elettori di Salvini, è del 69,6% tra i pentastellati e scende al 40,4% tra chi si dichiara vicino a Forza Italia.
ATTACCO AI MIGRANTI IRREGOLARI
Nella consueta “rassegna” quotidiana che lo staff del ministro Salvini compie sui principali fatti di cronaca che potrebbero “servire” al leader leghista per portare avanti le sue battaglie e il suo piano programmatico, spunta oggi la lunga lettera di una cittadina peruviana che in questi giorni giurerà sulla costituzione italiana e diventerà connazionale a tutti gli effetti secondo la legge. Il ministro Salvini cita proprio questo caso per riportare un nuovo attacco all’immigrazione clandestina e irregolare, mostrando invece il caso di Alicia come esempio regolare e perbene. «Gli immigrati regolari e perbene sono i benvenuti, i 240.000 che ogni anno commettono reati no!», attacca ancora Salvini che chiude poi il tweet con «È così difficile capire la differenza??? Ipocrisia portami via». Il ministro sa bene cosa rischia sul fronte Diciotti ma sa anche che, al netto delle polemiche, è molto difficile che quei reati lo portino effettivamente a procedimento e anche per questo non intende diminuire di una virgola il suo impegno nel Viminale e nella lotta alla immigrazione clandestina.
SALVINI INDAGATO: COSA RISCHIA?
Matteo Salvini dopo la trasmissione degli atti del pm di Agrigento al Tribunale di Palermo, atto prima dell’invio al Tribunale dei Ministri ha parlato di rischi, accuse e “assurde cospirazioni”. L’indagine sul caso Diciotti ha visto come conseguenza l’apertura di un fascicolo sul Ministro degli Interni con ben 5 capi d’accusa: all’abuso di ufficio, all’arresto illegale e al sequestro di persona, si sono aggiunti anche l’omissione di atti di ufficio e il sequestro di persona a scopo di coartazione. Secondo quanto riportato dagli esperti del settore, proprio questo quinto ed ultimo reato prevede una pena dai venticinque ai trenta anni di carcere, in base all’articolo 289 del Codice Penale. «Cinquanta pagine di accuse nei miei confronti, 5 reati contestati, 30 anni di carcere come pena massima. Di politici ladri, incapaci e codardi l’Italia ne ha avuti abbastanza. Contate su di me, io conto su di voi», ha scritto ieri su Twitter il vicepremier che si dice per nulla intimorito dai giudici e che «continuerò a fare il mio lavoro». Ma ora, cosa potrebbe succedere sul fronte delle indagini?
TUTTI I DUBBI DEI PM
Il fatto nuovo è che la procura di Palermo, secondo quanto emerge nelle scorse ore, non sarebbe disposta a fare da “passacarte” e avrebbe più di un dubbio su alcuni dei reati contestati a Salvini dopo il “sequestro” dei migranti sulla nave Diciotti nelle scorse settimane. «Sembra che non tutti i reati contestati dall’ufficio del pm agrigentino siano condivisi da quello palermitano. Quello più in dubbio sarebbe l’ipotesi di arresto illegale, visto che – in effetti – non c’è stato alcun arresto vero e proprio», scrive il Fatto Quotidiano, di fatto confermando quanto già sul Messaggero pochi giorni fa l’ex pm Nordico aveva scritto nel commento in cui “smontava” punto su punto tutte le accuse del pm di Agrigento contro il vicepremier. Secondo il Corriere della Sera, inoltre, «Si analizzeranno alcuni aspetti precisi. A partire dalla competenza territoriale dell’indagine che, sebbene l’input di Salvini sia partito da Roma, si incardinerebbe dove è avvenuto il reato più grave: il sequestro dei migranti». Non solo, vi sarebbe un problema anche di competenza territoriale: i fatti sono successi a Catania, il Ministro ha ordinato da Roma e le indagini sono state fatte ad Agrigento: tutti punti oscuri di una vicenda che sta assumendo, ogni giorno che passa, i contorni di un vero e proprio “caso” politico.