Giovanni Tria, al termine del suo viaggio a Shanghai, manda un messaggio rassicurante: “Sia i mercati sia le agenzie di rating saranno presto convinti e rassicurati dalle azioni concrete del governo sulla manovra e allora non ci sarà più il problema di convincerli rispetto ad azioni future”. Il riferimento è, come è noto, alla decisione dell’agenzia di racing Fitch di abbassare l’outlook sul debito italiano da stabile a negativo. Per il ministro dell’economia il problema non sono le agenzie di racing che fanno il loro lavoro, ma i giornali e i loro titoli “che rappresentano una perturbazione dei mercati pagata da tutti gli italiani” (Agg. Paolo Vites)
IL COMMENTO DI TRIA
«Non nego che ci possano essere delle preoccupazioni o critiche – ammette il ministro Tria nella sua lunga missione in Cina – ci sono giudizi diversi sul governo e sul contenuto delle politiche da fare. La discontinuità col governo precedente non sta nel far saltare i conti pubblici, ma nel cambiare le politiche, che in ogni caso devono essere portate avanti nell’ambito di un equilibrio di bilancio»: secondo il titolare del Mef, il problema dunque non sta tanto negli obblighi da rispettare, «quelli li faremo sempre, non sforeremo nessun tetto deficit o altro», ma nelle politiche di crescita da riaffermare e rilanciare seguendo in quel caso i dettami del Contratto di Governo. È un modo certo “scafato” per tener buono tanto l’Ue quanto i mercati quanto soprattuto Di Maio e Salvini, ma è poi nei fatti che si deciderà il tutto e si capirà se Tria riuscirà a gestire il tutto con adeguata competenza rispettando quanto promesso. La sfida è difficile – non per colpa sua – ma i timori delle agenzie di rating non devono spaventare, ha continuato il Ministro: «Fitch si convincerà con i fatti, rispetteremo gli impegni con l’Ue».
PADOAN, “CHINA PERICOLOSA”
Secondo l’ex Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, le preoccupazioni per la tenuta del Paese nei prossimi mesi sono ancora alte nonostante lo sforzo di Tria di andare, addirittura, “contro” i suoi stessi alleati di Governo per rispettare gli obblighi Ue e il problema del debito: «Aspettiamo a vedere i numeri, perché se si mettono insieme tutte le dichiarazioni dei membri del governo e della maggioranza le cose non tornano. Da qualche parte – aggiunge l’Mef – bisognerà trovare un punto di caduta. Per adesso aspettiamo e vediamo, speriamo che il Paese non ne debba pagarealtre conseguenze». Intervenendo ad AreaDem, Padoan ha poi spiegato che il giudizio giunto ieri da Fitch era sì atteso ma «Vorrei richiamare l’attenzione sul fatto che il livello del rating non é cambiato, ma la direzione di marcia é quella sbagliata dal punto di vista degli interessi del Paese. Siamo su una china pericolosa».
ITALIA NON È L’ANELLO DEBOLE DELL’UE”
In un’intervista a Repubblica il Ministro dell’Economia conferma l’intento di non voler fermare la, seppur lenta, crescita del nostro Paese: «l’intervento della Bce non era un supporto al debito italiano, ma quanto cesserà l’Italia subito un contraccolpo come gli altri, con la differenza che da noi la crescita è meno forte», ammette Tria prima comunque di ribadire che il nostro paese non pratica “finanza allegra” e che soprattutto «l’Italia non è l’anello debole dell’Unione Europea». Nel frattempo, intervenendo alla festa del Fatto Quotidiano in Liguria il vicepremier Di Maio non accende (come fatto invece due giorni fa, ndr) i toni della polemica contro Tria ma ribadisce semplicemente «Il reddito di cittadinanza e la flat tax restano due priorità di questo governo e verranno realizzate entrambe. L’esecutivo è compatto e andrà avanti attuando i punti contenuti nel programma». Anzi, lo stesso Di Maio in una nota pubblica definisce «fantasiosa la ricostruzione del quotidiano La Repubblica cercando di creare artificialmente la notizia di uno scontro all’interno del governo».
TRIA, “NO FINANZA ALLEGRA, ITALIA RISPETTA IMPEGNI”
Lo abbiamo detto ormai in tutte le salse, quello che si prepara per il Governo in autunno sarà molto più che un “banco di prova” ma sarà il vero punto di non ritorno per la tenuta della maggioranza gialloverde: con la Manovra economica preparata da Tria, infatti, potrebbe spaccarsi tanto la maggioranza in sé (Lega contro M5s) quanto la parte “moderata” del Governo – il Mef, per l’appunto, ma anche Moavero Milanesi – con quella più “populista” e legata al Contratto del Cambiamento. In più interviste dalla Cina il Ministro dell’Economia rilancia ancora una volta il suo rifiuto a mettere in pericolo l’Italia dagli attacchi dei mercati con una «finanza allegra»: «Vedo il mantenimento del rating da parte di Fitch, e il rinvio di quello di Moody’s, come una corretta sospensione di giudizio in attesa di vedere le azioni del governo», spiega il Ministro dalla Cina, assicurando che le intenzioni attribuite dalla stampa internazionale e nazionale – ovvero di sfondare il rapporto deficit-pol e l’aumento del debito pubblico, ndr – «differiscono da quelle concordate e sottoscritte nelle riunioni con il presidente del Consiglio e i vicepremier». In conclusione, Tria ricorda che le riforme verranno realizzate nell’ambito dell’equilibrio dei conti «quando questo impegno diventerà un fatto con il Def lo spread si sgonfierà. […] No alla finanza allegra, l’Italia rispetta gli impegni».
LA “RIVOLTA” NELLA LEGA
Ecco, peccato che però nei giorni scorsi Di Maio e oggi la Lega scendono in campo per mettere il più possibile in difficoltà lo stesso Tria: il Presidente della Commissione Bilancio della Camera, Claudio Borghi (leghista doc) dopo le parole del Ministro attacca «Non mi risulta ci siano impegni nuovi dell’Italia rispetto all’Ue, tranne quelli che devono essere contrattati: sul futuro cominceremo a discutere martedì, con la riunione della Lega. E poi vedremo il da farsi». Sebbene dica che nessuno nella Lega e nel Governo vuole fare cose «strane», poi ammette che «discuteremo come muoverci per il bene dell’economia italiana, e non siamo soli a volerlo». Una sorta di “altolà” a Tria (e in maniera più allargata, a Mattarella) che potrebbe rappresentare un problema in vista della Legge di Bilancio da contrattare. Il viceministro dell’Economia Massimo Garavaglia – Lega e fedelissimo di Giorgetti – sulle pagine del Quotidiano.net spiega bene come «serve una deroga al tetto del 3% per gli investimenti, il Paese deve crescere».