Sarà una cottura lunga, come quegli spiedi che devono girare anche tutta la notte prima che arrivi il momento giusto per toglierli dal fuoco. Matteo Salvini sottoporrà Silvio Berlusconi a una rosolatura lenta, dalla temperatura non eccessiva ma implacabile, fino a tarda primavera. Dopo le elezioni europee, non prima, si capirà se il centrodestra come finora l’abbiamo conosciuto, sia pure con diverse geometrie, si potrà ricomporre. O se invece la Lega continuerà nella navigazione con i grillini.



Che cos’è successo dopo la cena di Arcore di domenica tra Berlusconi e Salvini? Il vicepremier leghista ha incassato il sì degli azzurri a Marcello Foa come presidente Rai in cambio di una serie di accordi (tutti da negoziare) sulle liste per le amministrative: adesso il Trentino, a febbraio l’Abruzzo e poi Piemonte, Sardegna, Basilicata e Calabria. Regioni del Sud dove la Lega non è fortissima e l’appoggio di Forza Italia e Fratelli d’Italia potrebbe essere decisivo. 



Oggi si svolgerà un secondo vertice, stavolta a Roma, a Palazzo Grazioli, e con tre partecipanti anziché due, perché vi prenderà parte anche Giorgia Meloni. Dovrebbe servire a stabilire le “quote” di candidature spettanti a ciascuno. L’incontro è slittato un paio di giorni rispetto a quanto avevano ipotizzato Berlusconi e Salvini ad Arcore, per consentire a tutti di ponderare bene la questione.

Più avanti si entrerà nel dettaglio dei nomi per le amministrative. Nel frattempo ci saranno da definire anche altre nomine che la Lega di governo dovrà fare assieme ai grillini: le poltrone di direttore di Tg e Gr in Rai, il vicepresidente del Csm, il numero uno dell’Antitrust e della Consob. E saranno nomi che non potranno scontentare Berlusconi e le sue aziende: il Cavaliere ha chiesto garanzie anche sui tetti pubblicitari e sulle concessioni delle frequenze televisive per Mediaset, da sottrarre agli artigli grillini. 



Per ora il punto l’ha messo a segno Salvini che ha incassato un doppio risultato favorevole: ha ottenuto l’accordo su Foa in Rai ed è riuscito a escludere dal tavolo con Berlusconi il più fiero rivale del patto tra Forza Italia e Lega, cioè Gianni Letta. Il suo posto è stato preso da Antonio Tajani, più malleabile. Letta continuerà a tessere la diplomazia tra Berlusconi e il Quirinale.

Sul resto dei nomi, si vedrà caso per caso. Si procederà un passo alla volta, un candidato alla volta, un dossier alla volta. Un lavoro lungo, paziente, che terrà impegnati i tre fino alla primavera tra bracci di ferro e prove di forza. Il cantiere sembra riaperto. Ma è un’apparenza, uno specchietto per le allodole, anzi per gli elettori che nei prossimi mesi dovranno andare a votare per le amministrative. Alle europee sarà tutta un’altra storia perché il sistema di voto è proporzionale, tutti contro tutti, e lì si misureranno i veri rapporti di forza. 

Salvini rispolvera la coalizione del 4 marzo all’approssimarsi di elezioni il cui sistema elettorale premia candidati condivisi, ma affila le unghie in vista della tornata elettorale proporzionale. E comunque anche per le europee il vicepremier è pronto a riaprire un nuovo tavolo di trattative con il Partito popolare. Le priorità per adesso sono di presentare la legge di bilancio senza scontentare Bruxelles e senza tralasciare troppe promesse elettorali, distribuendo qualche contentino ai grillini e agli azzurri, nel loro nuovo ruolo di “opposizione ombra”. Ombra di sé stessi.