Dopo la condanna a 7 anni e mezzo in secondo grado per il caso Maugeri, l’ex Presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni racconta a Il Corriere la sua reazione alla sentenza:”Sono rimasto costernato. Ma costernato più per l’Italia che per me perché l’Italia una volta era la patria del diritto”. Formigoni spiega:”Mi si accusa di aver favorito la Maugeri e il San Raffaele con delle delibere di giunta e una legge. Sono tutti atti collegiali e condivisi che hanno coinvolto funzionari, l’assessore alla Sanità e i colleghi di giunta che l’hanno votata. Perché solo Formigoni”. Il “Celeste” insomma non ci sta a passare come l’uomo che ha ordinato degli illeciti:”Da solo non potevo far nessun atto di spesa. E poi gli atti hanno passato il vaglio di legittimità dell’avvocatura, del Tar, della Corte di Conti, del Consiglio di Stato. La legge sul no profit è stata votata anche dalla sinistra con la sola astensione di Prc perché è una buona legge che risponde ai bisogni della gente”. (agg. di Dario D’Angelo)



FORMIGONI, “LA FEDE MI AIUTA”

La pensione, la sanità, i legami con gli amici e i collaboratori: Roberto Formigoni racconta tutta la sua amarezza, ma non rassegnazione, dopo le condanne per corruzione in Primo Grado e Appello: a Libero e il Corriere, come potete vedere qui sotto, ha spiegato tutta la sua difesa sui punti cruciali dell’inchiesta Maugeri. In una terza intervista, al sito online “Lo Speciale”, Formigoni si concentra più sul lato “intimo” di come sta affrontando questi anni difficile in cui la politica ha portato più guai e accuse che soddisfazioni: «La fede mi sta aiutando tantissimo, soprattutto perché ci permette di avere una visione diversa del mondo. Quando si ha la fede sappiamo che anche il male che ci cade addosso, ed in certi casi in modo anche pesante e devastante, è permesso dal Signore. Il quale non manda mai il male sia chiaro, ma può sottoporci a delle prove anche ingiuste per il raggiungimento di un bene superiore. Questa visione della fede l’ho imparata negli anni del mio impegno cattolico, gli anni della vicinanza a don Luigi Giussani e mi sta aiutando enormemente a superare questa prova per me molto difficile».  



“CI FOSSE LA FUCILAZIONE SAREI DAVANTI AL PLOTONE”

Dalle colonne di Libero Quotidiano l’ex senatore di Ncd attacca ancora i magistrati e l’intero sistema mediatico nato contro la sua persona e la sua gestione della Lombardia a partire del settore sanità: «sono un capro espiatorio, mi colpiscono perché ho aperto ai privati la sanità. E si sono pure presi la pensione», sfida Formigoni non prima di lanciare una battuta amara, «mi è andata bene che in Italia la legge non prevede la fucilazione perché altrimenti sarei già davanti ad un plotone di esecuzione». Nell’intervista a Lorenzo Mottola, l’ex Celeste torna ancora sulle leggi per la sanità di cui è accusato avendo intessuto rapporti con Daccò e simili: «l’importante (dopo la condanna, ndr) è che non passi il concetto che quei 300 milioni di euro sono stati rubati ai malati. È falso, Sono andati a finanziare delle cure a favore dei cittadini», spiega l’ex Governatore che sottolinea come quelle somme erano all’intero o della legge no-profit oppure in quella sulle funzioni non tariffatili e «oggi adottata da tutte le Regioni italiane, perché premia la qualità delle prestazioni sanitarie per le fasce più deboli della popolazione. Per chi esce dopo un ricovero e l’altro». Da ultimo, Formigoni si difende dall’accusa di aver finanziato i “privati” amici a danno del pubblico: «l’85% di quei fondi è andato ad aziende pubbliche, il 15% ai privati e solo una frazione di quel 15% è andata a San Raffaele e alla Maugeri. Nessuno ha mai ritenuto che questo fosse il problema per la qualità del sistema sanitario lombardo», lo dimostra il fatto sempre secondo Formigoni che quella legge non è mai stata abrogata dai suoi successori.



FORMIGONI A 360° DOPO LA CONDANNA IN APPELLO

«È stragiusto che nessun altro sia stato condannato perché non abbiamo commesso nessun reato, ma non li ho commessi neanch’io. È un processo a 20 anni di governo virtuoso della Lombardia. Mi hanno condannato al rogo e alla damnatio memoriae»: così Roberto Formigoni al Corriere della Sera, a due giorni dalla condanna in Appello a 7 anni e 6 mesi per corruzione sul caso Maugeri, l’inchiesta “centrale” e responsabile della caduta del 4 volte Presidente di Regione Lombardia. Dalla sanità è passata la rivoluzione del sistema sussidiario lombardo e sulla sanità l’ex Governatore viene accusato di essere un “corrotto”: ma lui, giustamente, non ci sta e rilancia la sua difesa (qui il focus su chi si è speso nel difenderlo dopo la condanna, ndr) in attesa di poter far ricorso alla Cassazione, l’ultima speranza prima degli arresti domiciliari. «Mi si accusa di aver favorito la Maugeri e il San Raffaele con delle delibere di giunta e una legge. Sono tutti atti collegiali e condivisi che hanno coinvolto funzionari, l’assessore alla Sanità e i colleghi di giunta che l’hanno votata. Perché solo Formigoni», attacca l’ex Celeste nell’intervista odierna al Corriere a firma Maurizio Giannattasio. (qui la lettera al Sussidiario.net in cui Formigoni manifesta la sua innocenza)

IL RAPPORTO CON DACCÒ

«Sono andati alla ricerca dei denari facendo rogatorie in tutto il mondo, compresi i paradisi fiscali, chiedendo se ci fosse un solo euro riconducibile a Formigoni, Formigani, Formigni. Non hanno trovato nulla. Allora si sono inventati il concetto di utilità per cui uno scambio amicale è diventato un reato tanto più grave se l’amico è facoltoso e generoso. Daccò da 30 anni organizzava vacanze con gli amici e per due anni ha invitato anche me», rilancia ancora Formigoni in merito all’accusa centrale dell’inchiesta, e alla domanda sulla “opportunità” che un Presidente della Regione si lasci coinvolgere in vicende del genere, l’ex Governatore affonda il colpo «mi si condanna a 7 anni e mezzo per inopportunità? I tribunali devono condannare per i reati commessi e non per eventuali inopportunità tutte da discutere. Entriamo nel merito delle utilità: 6 milioni e mezzo? Falso. Mi hanno considerato proprietario delle barche pagate 4 milioni su cui Daccò mi ha ospitato per qualche week end e non hanno neppure creduto alla Guardia di Finanza che attestava come la somma di 600mila euro sia rimasta per anni giacente nei conti di Daccò».

“HO PERSO TUTTO: MI RIMANGONO SOLO 2MILA EURO”

«Ho fatto le vacanze da un amico e vivo in casa con altre persone. Avevo da parte 2000 euro per un viaggio. Li ho messi via. Mi auguro che la Corte decida in fretta»: il problema economico non è da niente, visto che a Formigoni hanno confiscato 6 milioni e mezzo di beni e la Corte dei Conti ha perfino bloccato la pensione che gli spetta. «Mi hanno sequestrato tutto. Sei appartamentini in comproprietà con i miei fratelli e tre utilitarie. A giugno, la Corte dei Conti mi ha sequestrato l’intera pensione anche se la pensione è sequestrabile solo per un quinto. Ho fatto ricorso. Era la mia unica fonte di sostentamento. Non ho il vitalizio», rilancia ancora nell’intervista a Giannattasio. Gli hanno chiesto oggi come vive, dato che non è più senatore e neanche un introito: «Ho fatto le vacanze da un amico e vivo in casa con altre persone. Avevo da parte 2000 euro per un viaggio. Li ho messi via. Mi auguro che la Corte decida in fretta».