Un anno e 15 giorni di reclusione per l’ex segretario generale della Lega, Umberto Bossi. Così ha deciso nella giornata di ieri il tribunale di Brescia in merito alle accuse di vilipendio dopo aver dato del “terrone” all’ex presidente della repubblica, Napolitano. Della questione ne ha parlato ai microfoni di FanPage, Domenico Mariani, l’avvocato del senatur: «Non abbiamo ancora ricevuto la notifica – le parole del legale – ma ci aspettavamo questo provvedimento». Come già anticipato, Bossi chiederà che possa scontare la pena presso i servizi sociali: «Chiederemo sicuramente una misura alternativa al carcere – ha proseguito Mariani – vista l’età del senatore e i noti problemi di salute. Avanzeremo proposta di scontare la pena ai servizi sociali». L’ex numero uno della Lega era stato condannato in primo grado a 18 mesi dal tribunale di Bergamo, quindi la pena era stata ridotta dalla Corte d’Appello di Brescia poi confermata in Cassazione, che ha imposto altresì a Bossi il pagamento di 2.000 euro alla cassa delle ammende. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



CHIESTO AFFIDAMENTO AI SERVIZI SOCIALI

Trenta giorni di tempo per decidere come scontare la pena: è il “privilegio” concesso dall’età, quasi 80 anni, all’ex senatore Umberto Bossi.Dopo i 70 anni di età infatti la legge italiana può consentire di scontare una condanna non grave ai domiciliari, in più Bossi ha seri problemi di salute. Il suo avvocato però ha già detto che chiederà che possa scontare la pena ai servizi sociali. E’ possibile che richieda anche la semilibertà, che sarebbe comunque la pena peggiore. La frase incriminata che gli è costata la pesante pena non avrebbe avuto tale conseguenza se non fosse stata rivolta al capo dello stato: «Abbiamo subìto anche il presidente della Repubblica che è venuto a riempirci di tricolori, sapendo che non piacciono alla gente del Nord. Mandiamo un saluto al presidente della Repubblica. Napolitano, Napolitano, nomen omen, non sapevo fosse un terùn», disse lo storico leader della Lega chiudendo la frasetta con il gesto delle corna. (Agg. Paolo Vites)



CONDANNA A UN ANNO E 15 GIORNI

Umberto Bossi avrà trenta giorni a disposizione per chiedere l’affidamento ai servizi sociali. La Procura generale di Brescia oggi ha firmato l’ordine di carcerazione per il fondatore della Lega, contestualmente il sostituto procuratore generale Gian Paolo Volpe ha disposto la sospensione dello stesso provvedimento. Dalla condanna definitiva all’ordine di carcerazione, fino alla sospensione del provvedimento in attesa delle decisioni che saranno assunte dalla difesa di Umberto Bossi, condannato lo scorso 12 settembre a un anno e 15 giorni dalla Cassazione per vilipendio del Capo dello Stato. I fatti risalgono al 2011, quando il Senatur durante una festa a Bergamo del Carroccio insultò l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Bossi in primo grado fu condannato a 18 mesi dal Tribunale di Bergamo, pena confermata dalla Corte d’Appello di Brescia e quindi dalla Cassazione che ha condannato il fondatore della Lega anche al pagamento di duemila euro alla Cassa delle ammende.



UMBERTO BOSSI, I GUAI GIUDIZIARI NON SONO ANCORA FINITI

Il rischio di scontare parte delle condanne finora collezionate è per Umberto Bossi un’ipotesi più che concreta dopo che la condanna per vilipendio all’ex Capo dello Stato Giorgio Napolitano è diventata definitiva, facendogli saltare ogni beneficio. La Procura generale di Brescia ha sommato tutte le condanne del fondatore della Lega – dagli 8 mesi per i finanziamenti illeciti di Carlo Sama – e ha disposto la carcerazione visto che sono stati sforati i benefici. Il provvedimento però è stato poi immediatamente sospeso, come ricostruisce La Stampa, per permettere a Bossi, vicino agli 80 anni, di chiedere misure alternative al carcere, come il differimento della pena per i problemi di salute che attanagliano l’ex segretario del Carroccio da oltre 10 anni. I problemi con la giustizia però non sono ancora finiti, visto che tra Milano e Genova si attendono i processi di appello per la malversazione dei fondi pubblici gestiti dalla Lega.