In campagna elettorale tutto è permesso o quasi: anche in Provincia di Bolzano, dove il rinnovo dell’amministrazione autonoma è in programma fra tre domeniche e i pronostici sono incertissimi. Come nella non lontana Baviera — che vota il 14 ottobre e per la prima volta potrebbe vedere la Csu non più in maggioranza nel suo land — la sera del 21 ottobre non è affatto chiaro quale maggioranza governerà la provincia a statuto speciale più sovvenzionata della penisola.



Dal 2013 la giunta è stata sorretta da una maggioranza fra la Svp e il Pd, che ha espresso il vicepresidente Christian Tomassini. E’ stato in questo quadro che è maturato l’éscamotage che ha consentito a Maria Elena Boschi di essere rieletta in Parlamento a Bolzano: nonostante la débâcle nazionale del Pd e l’ostracismo nei collegi elettorali toscani. Ma non è detto che la realpolitik del partito “sovranista” locale non porti a un rapido capovolgimento di alleanze: con l’esclusione del Pd — in crollo nei sondaggi — e il coinvolgimento della Lega, che potrebbe debordare dal vicino Trentino e registrare un forte progresso anche a Bolzano.



Non sorprende comunque che il Sud Tirolo sia in questo momento terreno di ballon d’essai di ogni genere. Il più eclatante è quello che riguarda il doppio passaporto che verrebbe accordato dall’Austria agli altoatesini (probabilmente solo al gruppo etnico tedesco). Un’ipotesi certamente coerente con il sovranismo pangermanistico del cancelliere austriaco Sebastian Kurz: e in quanto tale al momento non apertamente osteggiato dal ministro dell’Interno italiano Matteo Salvini. Se fra Lega e Svp l’intesa potrebbe maturare nell’immediato dopo-elezioni, il partito di Salvini e il Partito popolare di Vienna potrebbero saldarsi addirittura in un cartello elettorale prima del cruciale voto europeo del maggio 2019.



Nel frattempo, tuttavia, la giunta uscente a Bolzano ha calato una carta spregiudicata: il divieto di acquisto di seconde case per non residenti in un folto gruppo di comuni turistici, da San Candido a Ortisei. La motivazione ufficiale è il calmieramento dei prezzi immobiliari, sotto pressione da parte di una domanda internazionale. Le case dovrebbero invece essere riservate “prima agli altoatesini” residenti. Nei fatti è invece visibile un doppio obiettivo politico-economico: una nuova ri-selezione etnica negli elettorati della provincia e la riserva a imprese e investitori locali del business delle seconde case (magari ora per l’affitto, in futuro per la rivendita dopo una congrua parentesi di accaparramento introdotta per legge).

In attesa di conoscere il parere di Salvini (come ministro dell’Interno e vicepremier delle finanze pubbliche), la curiosità di oggi è però tutta per la Boschi: parlamentare eletta a Bolzano e grande esperta di riforme istituzionali. In Alto Adige è in corso una secessione ai limiti della Costituzione e finanziata dai contribuenti italiani “non residenti”? Lo è ad opera di un’amministrazione attivamente sostenuta dal Pd.