Se le prossime elezioni primarie ed il congresso del Partito Democratico dovessero segnare il tramonto, sia in maniera diretta sia trasversale, della leadership renziana, si potrebbero aprire con Zingaretti eventuale nuovo segretario scenari inaspettati di alleanza tra il Pd e il Movimento 5 Stelle. La presenza alla Festa Nazionale dei Democratici a Ravenna del Presidente della Camera, Fico, è emblematica riguardo alle prime prove di disgelo tra grillini e Dem, anche se al momento quella di Fico è stata una semplice “visita di cortesia” per un dibattito e scambio di opinioni con l’ex Ministro Delrio, che ha sottolineato: “Noi siamo stati fautori di un tentativo di dialogo. Ma quel dialogo era molto molto difficile perché la gran parte degli elettori 5 stelle e del Pd erano contrari.” E Fico ha fissato dei paletti con la Lega, soprattutto sul tema immigrazione: “Conosco il mio movimento e so bene che nel contratto di governo ci si muove, ma troppo al di là non si potrà più muovere.” (agg. di Fabio Belli)
“NIENTE APERTURA A M5S”
Il “motivo” per cui Zingaretti è da scartare, politicamente parlando, per Matteo Renzi è molto semplice: voler riaprire i cordoni ai Bersani, D’Alema, Boldrini, Speranza ma soprattuto voler intrecciare un possibile dialogo con il Movimento 5 Stelle per ricostituire la “nuova sinistra” è ciò di più lontano dal progetto e politica renziana. «Sono orgoglioso e felice per i miei figli che hanno un Presidente della Repubblica come Sergio Mattarella. Abbiamo governato per mille giorni facendo tante cose. Qualcuna venuta bene qualcuna venuta meno bene», spiega ancora Renzi a Stasera Italia, non prima di precisare sulle alleanze «Come si fa a fare un governo con chi mette in discussione l’obbligo dei vaccini? Spero che il Pd alla Camera abbia la forza di fare ostruzionismo. Una alleanza con i 5 stelle non era stata scelta da nessuno degli elettori del Pd. La mia concezione della democrazia è diversa da quella della Casaleggio e di Rousseau. Di Maio e Salvino manganellano chi non la pensa come loro sul web. Uso il termine ‘manganello non a caso, tenere 177 persone su una nave per raggranellare qualche voto è una cosa che mi fa schifo».
RENZI: “NO MI CANDIDO ALLE PRIMARIE PD”
Matteo Renzi inaugura la prima serata della “nuova” Rete 4, intervistato da Barbara Palombelli nel nuovo programma serale Stasera Italia: il contenuto dell’intervista però, come spesso accade, è già rimbalzato quasi tutto sui media dato anche il messaggio forte lanciato dall’ex premier praticamente subito, pronti-via. «Ho già dato due volte. Non parteciperò alle primarie e non mi candiderò al Congresso»: una certezza, una pietra tombale che potrebbe questa volta valere davvero, ben più di “se perdo il referendum lascio la politica”. La battaglia per la segreteria dem la farà ma non sarà in prima linea, come spiegato poco fa: «Vedremo i candidati alla segreteria del Pd. Ce ne sarà più di uno, non è detto che il mio sarà Nicola Zingaretti», sussurra sibillino l’ex due volte segretario del Partito Democratico. Per Renzi la vera sfida più importante di tutti è la prossima campagna delle Elezioni Europee dove poter provare il rilancio vero del centrosinistra italiano dopo il “dominio” di Lega e M5s negli ultimi mesi: «Alle prossime elezioni si confronteranno due idee di Europa: da una Salvini, Orban e anche M5s che sta con Farage. Dall’ altra chi all’ Europa ci crede ancora, l’Europa della solidarietà. Le elezioni le vincerà un fronte che va da Macron a Tsipras», ha detto ancora Renzi incalzato alla Signora Rutelli.
L’ERRORE DI RENZI (SECONDO MATTEO)
Mentre Renzi di fatto “delegittima” Zingaretti – ma questo ce lo si aspettava dopo gli scontri degli scorsi giorni – dicendo di preferire, forse, altri candidati, il Governatore del Lazio scriveva su Facebook «Sui social iniziano a circolare delle card contro di me che stravolgono le cose che sto dicendo. Sono delle schifezze. Ma se pensano di mettermi paura si sbagliano. Noi non ci fermiamo, ma andiamo avanti con più forza di prima. Io mi impegnerò per un congresso delle idee e della passione, non dell’odio e del rancore. Per cambiare e per dare all’Italia e all’Europa un futuro diverso». La sinistra sembra in questo momento seguire il progetto di Zingaretti che, inevitabilmente, si pone all’opposto di Renzi e del suo sogno di rottamare l’intera area del centrosinistra italiano: «Qualche mea culpa? L’errore più grande che ho fatto è stato smettere di rottamare, l’esatto opposto di ciò di cui mi accusano», spiega invece Renzi ancora nel programma di Rete4 a breve in onda in prima serata. Secondo l’ex segretario, «Abbiamo governato per mille giorni facendo tante cose. Qualcuna venuta bene qualcuna venuta meno bene. Con la spersonalizzazione e puntando tutto sulla sobrietà siamo passati dal 40 al 18 per cento». Tradotto, il problema non è stato il “troppo Renzi” ma il “troppo poco”: se avrà ragione lui, o i suoi detrattori, lo si scoprirà alle prossime Elezioni Europee. Anzi, già dal prossimo Congresso dove si pensa a questo punto si candiderà un suo “fedelissimo”.