Caro direttore,
con il governo Di Maio-Salvini abbiamo la più dura legge per la lotta alla corruzione politica. E’ arrivata nello stesso giorno in cui Salvini fronteggiava la condanna che decide il sequestro dei beni della Lega.

Abbiamo così la riprova che in Italia si è dato tutto il potere nelle mani dell’irrazionalità. Uso questo termine per dire che ogni singola questione vive senza confrontarsi con nessuna altra. Nella realtà è impossibile, ma nell’astrazione delle logiche di potere sembra tutto possibile. E’, infatti, pronto un progetto che darà lo stipendio a chi non lavora e che contemporaneamente taglia ampiamente le tasse ai ricchi. C’è solo un modo per fare cose così contrarie fra loro: ridurle a un nulla!



Siamo finiti in questo decadimento intellettuale a causa di un totale distacco dell’etica dalla sua origine. L’etica, da tanti anni, viene proposta come un dovere, uno sforzo della persona che deve essere onesta. Da quando nella politica italiana si è posto il tema della corruzione come lotta della magistratura contro la politica, secondo l’ideologia di Di Pietro e la vulgata delle mani pulite, si è in sostanza accettato che la politica è marcia per sua natura. Piano piano questo è diventato frattura fra popolo e politica, ovvero vittoria della logica perversa del potere, che nasce dalla politica ma che poi preferisce imperare facendo perdere identità al popolo e facendo soffocare la politica.



Ecco perché parlo dell’etica triste, quella che ha ora la pretesa di odiare Comunione e liberazione, e di vedere nella Chiesa solo le lotte fra gruppi di potere. Così si completa la distruzione del fattore pre-politico che è presente in tutti gli esseri umani e che diventa poi etica nella vita pubblica: ovvero la fede o la tensione morale, il senso religioso e l’idealità rivoluzionaria.

Dove i cittadini oggi possono trovare la fonte dell’etica? Solo in idee negative: contro tutti io sarò diverso! Come è triste vivere così.

E invece non finisce qui il discorso, perché nella realtà il cuore dell’uomo batte ancora, e la positività della realtà riemerge, i costruttori sono all’opera, si curano della famiglia, si preparano per il lavoro, per la creatività, e fanno imprese come un “fare con” fra imprenditori e lavoratori. L’Italia è un grande Paese anche se governato male, anche se la corruzione è diffusa; è un grande Paese perché il popolo costruttore è all’opera, perché Cristo vive fra noi e suscita la dinamica positiva secondo il progetto divino. Si ricompone una moralità autentica, che perdona, che si fonda sulla misericordia, che ama tutti gli uomini e a tutti propone di fare insieme, di avere speranza e carità, di non partire dalla politica, ma dal fare insieme, che poi diventerà anche nuovo modo di fare politica.



Per questo io non sono triste, e mi considero un bravo politico, anche se non ho più un ruolo elettivo. E agli amici che sono fra gli eletti e che hanno questa etica gioiosa io dico: anche se avete avuto paura di me, io vi voglio bene, e vi chiedo di rimettere al centro Cristo. Aspetto di fare insieme con voi.