Fra le promesse elettorali di Matteo Salvini più difficili di realizzare vi è probabilmente quella legata ai rimpatri degli immigrati irregolari. Aveva annunciato di voler riportare nei propri territori quei circa 600mila immigrati residenti in Italia senza autorizzazione, ma adesso il leader della Lega ha iniziato a rendersi conto della difficoltà di questo progetto. Come riportato da Sky, nel corso di un’intervista in radio il ministro dell’Interno ha ammesso:”Se espelliamo ogni settimana tra tunisini, nigeriani ed altri cento, ci mettiamo ottant’anni a recuperare i cinque, sei, settecentomila immigrati entrati negli ultimi anni”. Il titolare del Viminale in ogni caso ha annunciato di voler mettere a punto degli accordi entro l’autunno con i Paesi asiatici e africani di provenienza:”Stiamo lavorando per fare quello che in vent’anni non si è fatto, accordi di espulsione e rimpatrio assistito con tutti i Paesi di provenienza di questi ragazzi e di queste ragazze: Senegal, Pakistan, Bangladesh, Eritrea, Mali, Gambia, Costa d’Avorio, Sudan, Niger. Attualmente quello che funziona decentemente è quello con la Tunisia, noi organizziamo due charter a settimana per un’ottantina di espulsioni, sempre su base settimanale”. Rispetto all’inchiesta che lo vede indagato per sequestro di persona aggravato ha risposto:”Ne ho di fronti, ad esempio le assunzioni dei Vigili del fuoco e della Polizia che erano ferme da troppo tempo, quindi non ho tempo per annoiarmi né per leggere le carte dei giudici, che siano di Genova, di Agrigento, di Palermo o di Pordenone o di chissà dove. Ci dormo su lo stesso la notte”. (agg. di Dario D’Angelo)



SALVINI, “IO SEQUESTRATORE FA RIDERE”

Matteo Salvini è tornato sulla polemica con la magistratura per la sua iscrizione nel registro degli indagati per il caso Diciotti. Da una parte spiega che la retromarcia non è arrivata dopo una telefonata di Luigi Di Maio, che peraltro assicura non ci sia mai stata, e poi assicura di non aver né attaccato la magistratura il giorno prima né aver fatto un passo indietro quello dopo. Nell’intervento a Rtl 102.5 il ministro dell’Interno non ha comunque risparmiato un attacco alla magistratura politicizzata. «Per carità di Dio, non ce l’ho con i magistrati, come non ce l’ho con i dentisti o i tassisti. Se un tassista ti frega, non vuole dire che tutti ti fregano. Ma che ci sia qualche magistrato con chiare ed evidenti simpatie politiche non svelo il mistero di Fatima». Salvini è poi tornato a difendersi: «Io posso essere criticato su tante cose, ma che sia un delinquente e un sequestratore penso possa far ridere». (agg. di Silvana Palazzo)



DI MAIO, “CI VOGLIONO FAR DIVIDERE”

Salvini rischia la terza indagine, dopo Diciotti e il caso sequestro fondi Lega: dopo aver attaccato le toghe negli scorsi giorni, il Ministro Bonafede potrebbe dar luogo all’autorizzazione su procedimenti contro il Ministro degli Interni. Secondo Il Fatto Quotidiano, il Guardasigilli «per non sembrare di essere avvezzo a favoritismi, il ministro della Giustizia potrebbe dare l’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini per il processo per vilipendio all’ordine giudiziario». Da Digithon a Bisceglie, il vicepremier Di Maio prova a “chiudere” la polemica tra Governo e Giustizia: «Credo in questo governo e spero che duri il più possibile. Non provano a dividerci sui temi concreti, anche perché lì ci vogliono voti in Parlamento, ma sulle dichiarazioni. Per questo ho detto che non si può attaccare in malo modo la magistratura perché facciamo il gioco di chi ci vuole dividere. La tensione di cui parlano non riguarda temi ma sulle dichiarazioni che non concordano. Sui fatti andiamo d’accordo e portiamo a casa i risultati». In merito al caso Diciotti, Di Maio spiega che è stato affrontato come governo in maniera compatta, quindi quelle azioni non sono state sbagliate. «Abbiamo lavorato quattro giorni insieme. I magistrati hanno avviato un’indagine, nell’ambito del processo vedremo cosa succede, ma noi continuiamo a difendere quella decisione perché è la linea di un intero governo. Avevamo detto agli italiani che chi arrivava in Italia arrivava in Europa e andava ricollocato? Noi vogliamo farlo e quindi quando è arrivata quella nave, abbiamo detto che aspettavamo il ricollocamento dell’Europa, che non ha dato risposte. Abbiamo avviato colloqui bilaterali e allora continueremo così in futuro», conclude il Ministro del Lavoro. (agg. di Niccolò Magnani & Silvana Palazzo)



SALVINI: “NESSUNA CHIAMATA DA DI MAIO, HO DECISO IO”

Va bene la svolta più “soft” per Salvini, ma far passare come una scelta “imposta” da Di Maio ne va dell’orgoglio politico del leader leghista che continua comunque a spopolare nei sondaggi e nel consenso dell’elettorato «No, non ho ricevuto nessuna telefonata. Ho tanti difetti, ma decido con la mia testa», ha spiegato poco fa a Rtl 102.5 nella trasmissione mattutina “L’indignato speciale”, smentendo di fatto la telefonata con Di Maio in cui avrebbero contrattato una linea meno aggressiva nei confronti dei magistrati. E così la “giustifica” del vicepremier: «Non ho fatto né un attacco alla magistratura il giorno prima, né una retromarcia il giorno dopo – ha spiegato il vice premier -. Mi sono semplicemente detto sorpreso che una procura siciliana, con tutti i problemi di mafia che ci sono in Sicilia, stia dedicando settimane di tempo a indagare me, Ministro dell’interno, che ho fatto quello che ho sempre detto che avrei fatto e cioè bloccare le navi. È una decisione politica». (agg. di Niccolò Magnani)

DI MAIO, “QUALCUNO PENSA ALLA SPALLATA”

Una netta marcia indietro quella di Matteo Salvini nelle scorse ore. Il ministro dell’interno ha smorzato i toni in merito ai magistrati e all’nchiesta per i migranti della Diciotti, e stando a quanto rivelato dal Corriere, pare che tale cambio di rotta sia dovuto ad un rischio di spallata al governo, da parte del Movimento 5 Stelle. L’ala di sinistra dei grillini, quella che ha fondato il movimento in origine, non disdegnerebbe un’alleanza con il Pd, e in contemporanea ha sempre visto di cattivo occhio il patto con la Lega. Di Maio avrebbe quindi messo in guardia il collega dal proseguire con tale atteggiamento minaccioso nei confronti della giustizia: «Tu lo sai già che io sono d’accordo con te – avrebbe detto il grillino, come riporta Il Corriere della Sera – come lo sono quasi sempre. Ma smettiamola di pensare che la questione ora riguardi me, te, la Diciotti, l’immigrazione, i magistrati… L’abbiamo capito entrambi che qua è in corso un’operazione seria per dare la spallata al nostro governo e spingere il Movimento Cinque Stelle a fare una maggioranza col Pd sull’onda dell’emergenza per approvare la legge di stabilità e per tranquillizzare l’Europa… Se andiamo avanti di questo passo, quella manovra riuscirà. Io così non reggo più». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

IL PENSIERO DI DI MAIO

Da Bisceglie, dove ha preso parte per Digithon ad un’intervista con Massimo Giletti, il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha parlato del rapporto con Matteo Salvini. E ha spiegato perché ha ripreso l’altro vicepremier sull’attacco alla magistratura: «Non la si può attaccare in quel modo perché in questo modo facciamo il gioco di chi ci vuole dividere. Se io intervengo e dico non sono d’accordo su un tema è per dire evitiamo che ci siano discrepanze sulle opinioni perché sui fatti ci capiamo al volo», ha dichiarato il capo politico del Movimento 5 Stelle. Intanto emerge un retroscena: il premier Giuseppe Conte avrebbe mediato tra i due vicepremier. Nel pomeriggio avrebbe chiamato Salvini per rinsaldare l’asse M5s-Lega dopo la “strigliata” di Di Maio, come riportato da Quotidiano.net. Non l’ha nascosta il ministro del Lavoro, mentre il leghista ha accettato di abbassare i toni. (agg. di Silvana Palazzo)

DI MAIO SI INTESTA LA “RETROMARCIA”

I retroscena politici dopo la diretta Facebook in cui Matteo Salvini ha annunciato di essere oggetto di indagine per sequestro di persona aggravato da parte dei pm palermitani erano stati chiari: in seno al M5s lo show contro la magistratura non era stato apprezzato. A 24 ore di distanza da quello sfogo sui social, il ministro dell’Interno ha certamente smorzato i toni, sottolineando che “non c’è nessun golpe giudiziario” e da parte dei grillini, ministro della Giustizia Bonafede in primis, è arrivato un plauso per queste parole. Ma c’è di più: ad intestarsi la parziale retromarcia del titolare del Viminale è stato infatti Luigi Di Maio. Intervenuto a sua volta su Facebook in occasione dell’anniversario del primo V-Day, come riporta Il Fatto Quotidiano, il capo politico del M5s ha detto:”Ieri l’ho detto a Salvini che non deve attaccare i magistrati, perché quei magistrati sono gli stessi che arrestano i corrotti, gli scafisti e i mafiosi. E quindi, allo stesso modo, si rispettano anche quando ci indagano”. (agg. di Dario D’Angelo)

TEMPESTA DI TWEET #COMPLICEDISALVINI

Dopo la diretta Facebook con la quale Matteo Salvini ha annunciato di aver ricevuto dalla procura di Palermo l’avviso di garanzia con l’iscrizione nel registro degli indagati per la vicenda della nave Diciotti è scoppiato un giallo. Nella notte 720 profili, quasi 200 dall’estero – e alcuni dei quali pro-Trump – hanno diffuso su Twitter circa duemila contenuti con l’hashtag #complicediSalvini. E così l’hashtag è rimasto in alto nelle tendenze dei social network fino a questa mattina. Lo ha segnalato Luca Alagna, esperto di marketing politico. Il bombardamento di tweet è partito dopo che Luca Morisi, collaboratore del ministro dell’Interno, ha lanciato l’hashtag in questione. «Mi denuncio: sono #complicediSalvini», aveva twittato. «Per me la questione interessante di #complicediSalvini non sono tanto le eventuali automazioni o fake ma il fatto di lanciare un tweetstorm la sera, momento con grande audience tv e social, e ritrovarselo in cima alle tendenze la mattina dopo già pronto per influenzare l’agenda», ha dichiarato Alagna.

SALVINI INDAGATO PER DICIOTTI: ANM RISPONDE AD ATTACCHI

Dopo gli attacchi di ieri del vicepremier Matteo Salvini alla magistratura, è intervenuto il presidente dell’Anm, Francesco Minisci. «È un errore affermare che non si possano svolgere accertamenti nei confronti di un ministro», ha dichiarato il magistrato nell’intervista rilasciata al Tg3. Poi ha sottolineato che da parte delle toghe non c’è alcuna intenzione di «alimentare la polemica». Minisci ha infatti aggiunto: «Non vogliamo sostituirci a nessuno, ma chiediamo che siano rispettate le nostre prerogative costituzionali». E a tal proposito spiega che «la Costituzione assegna ai magistrati il compito, il dovere, l’obbligo di effettuare accertamenti e indagini nei confronti di tutti, anche di chi ha cariche e incarichi istituzionali o di governo». Il presidente dell’Anm si è poi augurato che non ci sia un attacco all’autonomia della magistratura «perché sarebbe un ritorno al passato che non conviene a nessuno e che non fa bene soprattutto ai cittadini».