Paola Taverna
rompe il silenzio sul caso del ricorso della mamma, Graziella Bartolucci, che si era opposta allo sfratto della casa popolare al Quarticciolo, periferia est di Roma. La vicepresidente del Senato ha affidato ad un video su Facebook, rilanciato dal Blog delle stelle con il test, «un’operazione di verità e trasparenza rispetto alle notizie false che stanno uscendo sulla questione della casa di mia mamma». Una vicenda, per la quale dice di aver sofferto, che «si riduce in un banale problema amministrativo», ma che sarebbe stata usata per colpirla. Il ricorso comunque è stato rigettato, quindi l’82enne dovrà lasciare la casa dove vive dal 1994. «Faccio uscire mia madre da quella casa, riservandomi ovviamente, dopo aver letto la sentenza, perché ancora non c’è neppure la sentenza, di poter fare ricorso», anticipa la senatrice M5s. «Ci tengo a ricordare che mia mamma è una donna di 82 anni e ad oggi ha tutti i requisiti per un alloggio popolare». Il problema nasce, spiega Paola Taverna, da una sua dimenticanza quando si è sposata. Si è dimenticata di cambiare residenza. «Questo ha comportato, durante gli anni, che i miei beni siano stati sommati a quelli di mia mamma, e lei ha perso i requisiti per quell’alloggio popolare». Ma in quella casa non ci abita più da 20 anni. Il giudice però ha deciso diversamente. «E come tutti i cittadini italiani io eseguirò quello che il giudice ha detto, ossia: mia mamma lascerà quella casa popolare». Clicca qui per il video della replica di Paola Taverna. (agg. di Silvana Palazzo)
“IMBARAZZO” NEL M5S
Ora l’imbarazzo in casa M5s è alquanto “evidente” visto che il sindaco di Roma, Virginia Raggi, dovrà provvedere allo sgombero della madre di Paola Taverna dalla sua casa popolare considerata “illegittima” secondo decisione del Tar del Lazio. Tra le due, tra l’altro, non corre storicamente buon sangue (hanno sempre rappresentato due fronti diversi del vasto M5s di Roma) e potrebbe esserci più di un imbarazzo nei prossimi giorni con l’ordinanza che il Campidoglio non può esimersi dal mettere in atto: «Ricordate quando la vice-presidente del Senato Paola Taverna è stata beccata a occupare abusivamente una casa popolare alla quale la famiglia non ha diritto. Che ha fatto?», attacca Luciano Nobili (Pd), non prima di sottolineare «L’ha subito liberata per metterla a disposizione di chi ha davvero bisogno in una città devastata dall’emergenza casa? Macché. Ha fatto ricorso al Tar! E ha perso! Cosa aspetta Virginia Raggi a cacciarla? Ormai quelli del M5S di popolare hanno solo la casa».
LA VICENDA DELLA CASA POPOLARE
La mamma della senatrice M5s Paola Taverna deve lasciare la casa popolare all’Alessandrino, periferia est di Roma. Ci viveva dal 1994 dopo regolare assegnazione, ma ora risulta occupante abusiva per aver perso i titoli. Lo ha deciso il Tar, che ha respinto il ricorso di Graziella Bartolucci e l’ha condannata a pagare le spese legali. Il ricorso è stato rigettato nell’udienza che ha avuto luogo ieri, mentre oggi è uscita la sentenza che pone fine ad una vicenda che mette in imbarazzo la giunta M5s. Ora infatti spetta alle strutture del Campidoglio, e quindi alla sindaca pentastellata Virginia Raggi, il compito di sfrattare la mamma della vicepresidente del Senato, una delle parlamentari più in vista del Movimento. Sempre che la donna non decida di lasciare spontaneamente quell’appartamento su cui nel 2014 è scattato l’iter di decadenza concluso nel dicembre 2017, nonostante le controdeduzioni della famiglia Taverna che sono state tutte puntualmente respinte.
PAOLA TAVERNA, TAR HA RESPINTO RICORSO DELLA MADRE
La signora Bartolucci nel corso degli anni ha perso il diritto di abitare in quell’alloggio popolare da 100-150 euro al mese di affitto. È emerso dagli accertamenti patrimoniali condotti dall’Ater, l’azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica del comune capitolino. L’agenzia ha verificato che i beni del nucleo familiare superavano i limiti stabiliti dal regolamento. Quindi la mamma della senatrice pentastellata Paola Taverna si è trovata in una situazione di “esubero di reddito”, è cioè una inquilina che continua a pagare un affitto irrisorio pur quando le sue condizioni economiche imporrebbero di trovare altre sistemazioni. «Mia madre percepisce una pensione minima e vive in una casa popolare dove ho vissuto anche io per tanti anni. Credo abbia tutto il diritto di desiderare di morire nella stessa casa dove è vissuta», si difese la Taverna a ottobre. Ma non è così per i giudici amministrativi. Dopo la pubblicazione della sentenza e l’emissione del decreto di rilascio da parte dell’Ater, spetterà al Campidoglio eseguire lo sfratto se la donna decidesse di restare ugualmente in quell’abitazione.