Il titolo d’apertura di Libero Quotidiano è da sempre uno degli esercizi che ogni buon “curioso” delle trame politica-giornali-stampa-ordine dei giornalisti non può mai perdersi: e così riaccade anche oggi, con il titolo del giornale fondato da Vittorio Feltri che apre come vedete qui sopra «Comandano i terroni. Ai meridionali 3 cariche istituzionali su 4», con tanto di occhiello dove si specifica «Mattarella capo dello Stato, Conte premier e Fico presidente della Camera sono del Sud. Oltre ad una miriade di ministri e di altissimi funzionari pubblici. Ecco perché Salvini ha tutti contro». La lettura di Feltri e Pietro Senaldi, direttore responsabile, è molto chiara: gli ultimi scontri su Tav, migranti, trivelle e anche sicurezza a Roma, sarebbero niente meno che un “frutto” di un rapporto innaturale tra Lega e un Movimento che ha spopolato al Centro-Sud. Apriti cielo, le danze si scatenano e le polemiche fioccano come neve (proprio al Sud, di questi tempi): «se allo stadio urlano ‘#Terroni’ arrivano denunce, curve chiuse, messaggi indignati. Oggi #Libero lo scrive in prima pagina. L’Odg ha niente da dire? Non è ‘informazione’, è #razzismo finanziato con soldi pubblici (4,6 milioni nel 2017). Ma fra 3 anni finiranno anche per Libero», lo scrive il Sottosegretario M5s all’Editoria Vito Crimi.
LA REPLICA DI DI MAIO
La prima replica arriva dal diretto interessato, ovvero quel Pietro Senaldi che assieme a Feltri stabilisce ogni giorni i titoli del proprio Libero Quotidiano: «Il titolo ‘comandano i terroni’ è una radiografia dei posti di potere in Italia occupati prevalentemente da meridionali. Siamo tutti italiani? Certamente, ma noi evidenziamo un dato di fatto. L’Italia è politicamente spaccata in due. Il termine ‘terrone’ è stato sdoganato da Pino Aprile. La sua è una provocazione? Anche la mia. Addirittura, noi abbiamo qui a scrivere una persona di Reggio Calabria», spiega in diretta a Radio Marte il direttore responsabile. Su tutte le furie è invece il vicepremier Luigi Di Maio, già più volte in passato contro Feltri e Libero: «Buongiorno con la prima pagina di Libero, giornale finanziato con soldi pubblici, anche quelli dei terroni. Questa è la preziosa informazione da tutelare con i vostri soldi! Ma tranquilli: abbiamo già iniziato a togliergliene da quest’anno e nel giro di 3 anni arriveranno a zero. Anche questa volta l’Ordine dei giornalisti rimarrà in silenzio?», scrive su Facebook il leader grillino.
LE CRITICHE “DOPPIE” DELL’ORDINE DEI GIORNALISTI
Su tutte le furie però, dopo il titolo di Libero e la replica di Luigi Di Maio, è l’Ordine dei Giornalisti che già più volte ha condannato in passato il quotidiano di centrodestra (ricordiamo la “patata bollente di Virginia Raggi” o anche il “Per fermare Renzi gli devono sparare”): «Due modi diversi di voler male al giornalismo e di essere irrispettosi dei cittadini che hanno il diritto di essere correttamente informati. Per il titolo strillato del quotidiano Libero ” Comandano i terroni” e i relativi contenuti, è stata già predisposta la segnalazione al consiglio territoriale di disciplina. Recentemente il Tribunale di Milano ha confermato, su uno dei tanti brutti titoli di Libero che costituiscono un caso, una sanzione emessa dall’Ordine dei Giornalisti». L’Ordine però ne ha anche per il vicepremier in un braccio di ferro che non finirà certo con i “terroni” sottolineati da Libero: «è altrettanto inaccettabile il post di Luigi Di Maio che, strumentalizzando la vicenda, torna a compiacersi per i tagli al sostegno all’editoria. Attendiamo che il premier Conte e il sottosegretario Crimi attivino quel tavolo di ragionamento critico sui tagli all’editoria promesso in diretta dal Presidente del Consiglio durante la conferenza di fine anno». In chiusura, la stoccata finale del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, «Imputare le colpe del quotidiano Libero a tutta la stampa libera è purtroppo perfettamente in linea con gli insulti generalizzati per i quali Di Maio è a sua volta atteso da un consiglio di disciplina».