Il Divo o Belzebù? Giulio Andreotti, di cui oggi si festeggiano i 100 anni dalla nascita, spesso ci scherzava sopra non volendo dare una definizione “secca” e volendo invece lasciare ai posteri l’ardua sentenza. Per molti il “peggio male della politica italiana dopo il fascismo”, per molti altri il “miglior statista, dopo De Gasperi, che la Repubblica abbia mai avuto”: dire che la verità sta nel mezzo, forse, lo stesso “Divo” ci avrebbe tacciato di antica arte del “paraculismo”. Eppure siamo convinti che una persona come Andreotti ne nascano, politicamente parlando, ogni 100 anni e per questo vale la pena, a prescindere, ricordarlo: un politico che va ben oltre le battute, gli aforismi e le grandi citazioni (su tutti, ricordiamo quel “potere logora chi non ce l’ha” e “a pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si indovina”) e che di fatto ha saputo trascinare dalla Prima alla Seconda Repubblica un Paese funestato dalla Guerra, dando all’Italia un valore internazionale che non aveva mai avuto nella sua travagliata storia. Amato, odiato, invidiato ma anche stimato da tutti, compresi gli avversari politici che lo portarono fino ad un passo dalla condanna per associazione esterna di stampo mafioso (poi però assolto). Nell’intervista che ci concesse in esclusiva il 14 gennaio 2008, il senatore a vita Andreotti raccontava «Ciò che sessant’anni fa ha permesso alla Costituzione di essere approvata all’unanimità, seppure fosse stata scritta da persone appartenenti a ideologie del tutto diverse, fu la consapevolezza di dover dare vita a regole che non invecchiassero con il tempo».



LA FIGLIA DI ANDREOTTI: “SI PENTÌ DELLA LEGGE SULL’ABORTO”

Fare un “riassunto” della sua esperienza politica è impossibile (anche solo in numeri ci si perde tra le 7 volte Premier, 26 volte Ministro, politico più votato della Storia Italiana in ogni Elezione a cui ha partecipato, eccetera….), proviamo allora ad utilizzare le parole illuminanti che ebbe a raccontare a Formiche.net in merito ad una delle vicende più oscure della Repubblica Italiana, la stagione delle Stragi di Mafia dove morirono, tra gli altri, Falcone e Borsellino. «È un momento ancora troppo vicino per poterlo guardare obiettivamente. Certamente quello fu un momento pieno di contraddizioni, nel quale quello che era a mio avviso il dato più negativo era la mancanza di colloquio, la mancanza di fiducia. Quando io parlavo con un altro dovevo partire dall’idea che fosse sbagliato quello che mi diceva, oppure che non fosse nemmeno vero e che lui stesso non lo credesse. Era un momento di grande incomunicabilità, mentre poi, per altri versi, ci si muoveva in spazi addirittura oceanici. Le cose viste dopo hanno un coefficiente di semplicità che sul momento non si è mai in grado di apprezzare. Però io credo che in quel frangente ci fosse sullo sfondo un desiderio comune di uscirne bene»: qui sotto, oltre alla raccolta di frasi/battute più iconiche, vi abbiamo messo a disposizione un lungo intervento al Meeting di Rimini del 2004 dove si può apprezzare tutto l’acume politico svariando su più fronti contemporaneamente. Nel frattempo, in chiusura, un piccolo cenno che ci aiuta a capir meglio l’uomo-politico Andreotti lo concede la figlia Serena, intervistata dalla rivista In Terris: «Mio padre era molto credente, andava a Messa tutti i giorni e chiedeva sempre dove fosse una chiesa per partecipare alla liturgia. Proprio per questo ebbe una pena enorme nell’aver firmato la Legge sull’Aborto del 1978. Nonostante la firma fu dettata dalla ragion di Stato, l’aver visto delle ecografie ostetriche mostrate dal professor Bompiani lo colpirono al punto che si pentì».



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