Non è da oggi che Carlo Calenda è uno dei politici più attivi su Twitter: risponde a tutti, spesso in maniera ironica e non risparmia quasi nessuno dalle sue invettive, nemmeno quel Pd a cui si è iscritto il giorno dopo il fallimento elettorale del 4 marzo 2018: dopo la presentazione della Lista Unica di Centrosinistra “Siamo Europei”, tutto questo basta per porre Calenda come il vero anti-Salvini alle prossime Elezioni Europee 2019? Non abbiamo una palla di cristallo, questo è certo, ma almeno a vedere i piani mossi e i tentativi di cambiare quel Pd ancora fermo al “Renzi sì-Renzi no” si potrebbe pensare che l’ex Ministro dello Sviluppo Economico abbia tutte le carte in regola per poter provare la “scalata impossibile”. Appare sempre più spesso nei vari talk politici, passaggio ormai inevitabile per provare a crescere di consenso e costruire quel tentativo di leader in una sinistra non propriamente unita: lo status da tecnico è il vero “macigno” che Calenda deve in qualche modo risolvere verso la sua candidatura, già data come ufficiale qualche giorno fa, alle prossime Europee. «Basta fare il tecnico, mi candido perché dobbiamo fare le cose seriamente per il futuro del Paese», ha spiegato l’ex Mise nell’intervista a Circo Massimo questa mattina su Radio Capital. Ai microfoni di Giannini, Carlo Calenda ha illustrato diversi passaggi e propositi del suo manifesto europeista con il quale – spera il Pd, anche se ovviamente non del tutto unito – si prova ad affrontare Lega e M5s alle prossime Elezioni: «uno schieramento antisovranista in grado di coinvolgere non solo forze politiche ma anche importanti settori della società civile», continua Calenda che però allontana l’idea di una “ammucchiata” che parta da Leu e finisca addirittura con Forza Italia.
È CALENDA L’ANTI SALVINI?
Proprio con il n.2 di FI Antonio Tajani è di giornata la lite sull’attacco sferrato dal Presidente del Parlamento Ue: «Calenda stia sereno! Forza Italia non ha niente a che fare con ammucchiate di sinistra», scrive Tajani, con la pronta replica dell’ex Ministro «Antonio quando sei al di là delle Alpi fai magniloquenti discorsi contro i sovranisti e quando sei al di qua supplichi la Lega di mollare i 5S e di tirarvi a bordo. E parli di ammucchiate? Il trasformismo è la peggiore malattia della politica italiana». Per chi crede che il manifesto europeista sia antitetico al Pd – e molti nel partito lo pensano – Calenda risponde «il Pd non è in pericolo, noi siamo aperti al Pd, ma anche a tutte le altre forze che condividono i contenuti del manifesto. Il Pd non deve essere sorpassato o annacquato, semmai deve rinnovarsi». Il messaggio è chiaro: per andare contro Salvini e Di Maio ci vuole intelligenza e lungimiranza politica, non tutti “rientrano” in questa categoria e qui la critica feroce a Maria Elena Boschi è diretta, «il suo tweet “reddito di cittadinanza, una vita in vacanza” non mi è piaciuto. Ha sbagliato, qui stiamo parlando di persone in difficoltà. L’opposizione non si fa con gli hashtag». Sullo stesso Renzi, l’ex Ministro si dice aperto al dialogo ma nulla più, «quando ci ho parlato mi ha detto che secondo lui è una buona idea. Ma come con lui ho parlato in anticipo con tutti gli esponenti del Pd. Ho cercato anche Letta, ma non mi ha mai richiamato – ha aggiunto – Da parte nostra c’è massimo coinvolgimento e massima disponibilità». Calenda infine non si allinea neanche alla lunghissima fila di chi ritiene che questo Governo sia fascista: in merito alle accuse di Gino Strada infatti – «Governo fatto da metà fascisti e metà coglioni – per Calenda, «propenderei più per il secondo termine».