Matteo Salvini “salva” i Bossi, non presentando querela contro Renzo e Umberto, e facendo di fatto condannare solo il tesoriere Belsito (un anno e 8 mese), per i famosi fondi della Lega, i 49 milioni di euro spariti dalle casse del Carroccio. Numerose le reazioni dal mondo politico, quasi tutte contrarie, a cominciare da quella di Beatrice Brignone, segretaria generale del partito politico Possibile, che scrive così sul sito del movimento: «Il ministro dell’Interno fa la morale a tutti, parla di mangiatoie finite laddove c’era trasparenza nella gestione dell’accoglienza. Ma la mangiatoia era proprio a casa sua. E non fa nulla per ottenere chiarimenti e giustizia, anzi. Dal punto di vista giuridico infatti – aggiunge Brignone – sarebbe bastato che la Lega presentasse una denuncia nei confronti dell’ex segretario per avere una sentenza molto diversa, che avrebbe portato a una condanna non solo per l’ex tesoriere Belsito. Invece Salvini, castigatore dei più deboli, si è mostrato molto magnanimo verso Bossi. Perché al vicepresidente del Consiglio conviene provare a mettere sotto il tappeto lo scandalo, non ancora sanato, dei milioni spariti dalle casse leghiste». Un parere condiviso da molti sui social, come ad esempio da Evelina Cataldo, funzionario del ministero della giustizia, che cinguetta su Twitter: «Mancanza di querela di parte del carroccio. La #Lega salva i #Bossi e #Belsito per le ruberie di partito. #Salvini si comporta come il politico medio: salva i suoi affiliati cui tutto è concesso». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



FONDI LEGA: BOSSI SALVATI, CONDANNATO SOLO BELSITO

Farà discutere eccome la sentenza della Corte d’Appello di Milano in merito all’annoso caso dei “Fondi della Lega”, ovvero dei 49 milioni frutto di rimborsi elettorali contesti alla ex Lega Nord nel periodo in cui Bossi era segretario e Francesco Belsito tesoriere: i giudici hanno disposto il “non doversi procedere” per Renzo e Umberto Bossi visto che Matteo Salvini – attuale n.1 della Lega – ha deciso di querelare solo Belsito e non il Senatur e figliolo. «Sicuramente grazie a Salvini e alla Lega i quali hanno valutato i documenti delle indagini e hanno visto che le spese a me imputate non sono state pagate dal partito», ha spiegato Renzo Bossi dopo la decisione della Corte di Milano che consegna al “Trota” e al padre la completa assoluzione dal caso. Per l’ex tesoriere invece viene ridefinita la condanna a un anno e 8 mesi, con 750 euro di multa sospesa: come spiega il Messaggero, «Dopo il pg, la parola era passata alle difese che hanno chiesto a vario titolo o di dichiarare il non luogo a procedere per la mancanza di querela o l’assoluzione nel merito o in subordine, in particolare per l’ex tesoriere, di contenere la pene nei minimi edittali».



LA RABBIA DI BELSITO: “CONDANNATO L’ESECUTORE E NON IL MANDANTE”

Fortissime le polemiche sui 49 milioni di euro – l’argomento di maggiore accusa, assieme ai migranti, delle opposizioni contro il partito guidato dal vicepremier Salvini – dopo la decisione dei giudici di Milano che di fatto scagionano i Bossi e mettono invece “all’angolo” l’ex tesoriere Belsito. «Sono rimasto con il cerino in mano. Pago lo scotto di essere stato il tesoriere che ha eseguito determinati ordini. In questo caso paga l’esecutore ma non il mandante. Speriamo che la Cassazione faccia chiarezza», commenta amaro l’ex tesoriere della Lega durante l’ultima fase della reggenza Bossi. Secondo Belsito, inoltre, dopo le dimissioni seguite allo scandalo scoppiato anni fa «con le elezioni del 2008, sono entrati nelle casse della Lega altri 19 milioni». La condanna per appropriazione indebita riapre di fatto l’enorme querele sul caso “49 milioni della Lega” dove si è scritto tanto ma spesso si è anche fatta molta confusione. Come scriveva in maniera puntuale Luca Telese – non certo un giornalista considerabile “vicino” a Matteo Salvini – i 49 milioni di euro in realtà non sono stati “sottratti” all’erario. «I fondi, da quando il finanziamento ai partiti è stato abolito, venivano assegnati in base ai voti ricevuti alle elezioni. Dopo le elezioni, questa cifra fissata in base ai voti presi nelle elezioni politiche veniva rateizzata per cinque anni», scriveva a settembre sul sito NicolaPorro.it il collega Telese, che poi aggiungeva «49 milioni di euro non è il totale dei soldi “sottratti” ma piuttosto il totale dei rimborsi percepiti negli anni per le elezioni politiche e regionali. I magistrati comprendono in questo totale tutti i fondi: sia quelli lecitamente percepiti che gli altri, sottratti dalla truffa. C’è una bella differenza».

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