Nella lunga coda di polemiche sollevate dal M5s sul Franco CFA – la moneta “coloniale” con la quale la Francia terrebbe soggiogato da decenni 14 Paesi dell’Africa, secondo l’accusa di Di Battista e Di Maio – a parlare ora a Repubblica è quello stesso professore della Bocconi citato dai Cinque Stelle, Massimo Amato: il sunto è che quelle tesi – di eminenti economisti anche ben prima di Amato – sarebbero state travisate e riportate non nella loro esattezza. «Penso che il Franco africano per quei Paesi rappresenti un problema ma la Francia non ha vantaggi economici in questo» e ancora, «non c’è un rapporto con la partenza dei migranti». In due frasi il prof bocconiano di fatto “stana” il M5s dopo giorni di accesissimi scontri sull’asse Roma-Parigi che stanno facendo rischiare ben più di un dossier “diplomatico” tra i due Paesi che Conte ha ribadito ieri essere «assolutamente amici»: Amato insegna Storia, istituzioni e crisi del sistema finanziario globale alla Bocconi di Milano e da anni collabora con diversi economisti anche africani, come Kako Nubukpo, ex dirigente della Banca centrale africana. Ebbene, il “guru” dei due grillini Di Battista e Di Maio si ribella a tale identificazione: «Sono al corrente del fatto che il mio nome viene fatto e non sempre in un modo che mi convince», attacca il professore infastidito dalle uscite di eminenti esponenti del Governo gialloverde.



PERCHÈ IL M5S HA TRAVISATO LE TESI DI MASSIMO AMATO

«Non c’è nessun vantaggio strettamente economico della Francia a gestire il franco Cfa. Anzi, ci sono un po’ di costi. E non c’è un rapporto diretto con l’immigrazione. Le statistiche che sono state fatte vedere, per quanto opinabili, hanno dimostrato che la maggior parte dei migranti che arrivano da noi non provengono da quei Paesi. Quindi, non possiamo inferire che se non ci fosse il franco cfa non ci sarebbero gli immigrati», spiega ancora Massimo Amato ai colleghi di Repubblica che ribadisce come non si possa dare come causa unica alla povertà in Africa alle condizioni dell’economia dei 14 Paesi con Franco CFA. «Già Di Battista (rispetto a Di Maio, ndr) a Che tempo che fa ha usato espressioni più sfumate, e anche Di Stefano. Quel che voglio dire è che se anche queste forzature non mi appartengono, il problema del Cfa per quei Paesi esiste. Affermare che gli immigrati muoiono perché la Francia è cattiva è come minimo un cortocircuito, se c’è la buona fede. Sennò è anche peggio», contesta il prof bocconiano che ribadisce come nonostante le uscite dei Cinque Stelle non si possa comunque escludere il termine “neocolonialismo” alla Francia. Ma non sono i soli: «l’Africa in questo momento è oggetto di una lotta per la spartizione estremamente sotterranea che rischia di diventare feroce. La Russia è in Centr’Africa e lo abbiamo scoperto perché tre giornalisti russi sono stati trovati morti. I cinesi ci sono da vent’anni e hanno ormai il monopolio su alcune materie prime per i prossimi trenta. Gli americani hanno fatto e disfatto. Gli europei si sono difesi benissimo tra belgi e francesi anche dopo le indipendenze dei Paesi che controllavano. Possiamo aggiungere i canadesi», conclude il prof della Bocconi.

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