Il palcoscenico è approntato per il grande spettacolo scritto, diretto e interpretato dal leader della Lega e ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Siracusa in questi giorni è in stallo per il caso della Sea Watch, la nave di soccorso battente bandiera olandese a cui Salvini ha proibito di sbarcare i migranti a bordo, compresi alcuni minori. Alla Cei che si è offerta di mediare accogliendo i migranti il leader ha risposto picche “perché dopo qualche giorno sarebbero per strada”.



La situazione appare molto simile a quella della nave Diciotti pochi mesi fa. Allora 177 migranti vennero trattenuti a bordo al porto di Catania dal 20 al 25 agosto scorso. Per questa seconda vicenda il 30 gennaio comincerà un dibattito in parlamento per concedere o meno l’autorizzazione a procedere contro il ministro su accuse di sequestro di persona e abuso d’ufficio.



Salvini ha fatto sapere di volere l’autorizzazione a procedere. Gli alleati di governo M5s, giustizialisti della prima ora, invece vorrebbero negargliela perché temono che Salvini la usi per presentarsi come un martire. Di certo, oggi l’opinione pubblica è dalla sua, con forse oltre la metà delle persone contrarie a fare sbarcare gli immigrati della Sea Watch.

Il leader leghista ha quindi la piattaforma ideale per la sua campagna elettorale nei prossimi mesi, fino alle elezioni europee della fine di maggio. C’è il caso aperto della Sea Watch e il giudizio pendente per la Diciotti, un doppio faro su di lui come bastione contro l’invasione incontrollata di migranti.



Da un’altra parte ci sono i 5 Stelle, che se si oppongono alla linea dura sui migranti temono di essere marginalizzati, e se la sostengono accettano la leadership di Salvini. Di fatto sono sottoposti a quella che gli americani chiamano “salami tactics”: sono affettati dalla spinta leghista, e perdono consensi gradualmente, fetta dopo fetta, inevitabilmente. Già oggi secondo alcuni sondaggi la Lega è al 40%, cioè in caso di voto potrebbe prendere da sola la maggioranza assoluta.

Certo, i sondaggi sono una cosa e la realtà è un’altra, ma da qui derivano due problemi incrociati.

Anche se la Lega riuscisse ad andare alle politiche e prendesse il 40%, metà del paese rimarrebbe contrario alla Lega e ai suoi metodi anti-emigranti. Un paese non si riesce a governare con metà della popolazione contro, anche se si ha la maggioranza in parlamento.

L’altro problema è che con le sue attuali scelte Salvini non governa. Governare non significa dire no allo sbarco a Siracusa per tentare di ricattare l’Olanda e rapire l’attenzione dei tg, ma proporre soluzioni alternative. Se Sophia (l’operazione militare dell’Ue lanciata dopo i naufragi del 2015) non funziona, occorre proporre una soluzione migliore. Senza una strategia non si governa, e questo, specie se sei al governo, prima o poi ti torna contro.

D’altro canto l’opposizione massimalista che urla per aprire incondizionatamente le frontiere a un miliardo di africani fa semplicemente il gioco della Lega. Però né gli uni, la Lega, né gli altri, i massimalisti dell’immigrazione, arretrano. Quindi lo scopo dello scontro quale è?

Secondo alcuni teorici americani, che erano vicini a Ted Cruz e poi sono passati per un momento con Donald Trump, le democrazie occidentali sono arrivate a un momento di crisi. Come nell’antica Roma la crisi della repubblica portò all’impero, così oggi la crisi della democrazia porterà a un nuovo impero. Sarà davvero così? L’Europa e l’Italia hanno già avuto il fascismo, ma per arrivarci allora ci volle una guerra mondiale e migliaia di morti in scontri di piazza durati tre anni. Nell’antica Roma l’impero arrivò alla fine di decenni di guerre civili che decimarono la Repubblica.

Per ora almeno siamo molto lontani da tutto questo. Inoltre, come ha provato l’America pochi giorni fa, le istituzioni democratiche sono molto forti. Il presidente Trump cercava di forzare il Congresso sul muro con il Messico, ma dopo qualche settimana ha dovuto fare marcia indietro. Le democrazie non permettono decisioni unilaterali, bisogna costruire un consenso.

Solo se le istituzioni si arrendono alla forbice dei massimalisti per l’immigrazione o contro, lo Stato frana. Ma negli ultimi 40 anni così non è accaduto davanti alle sfide del terrorismo rosso, nero, mafioso o fondamentalista islamico. Potrà franare davanti alla Sea Watch? Né Salvini ha alcun interesse oggettivo a far franare lo Stato dove oggi è al potere.

Quindi le lezioni sono due. La prima: Salvini posi di meno, governi di più e unisca il paese, perché le istituzioni potranno giocargli contro. La seconda: per i massimalisti dell’immigrazione, l’irrealismo e le sciocche denunce di Salvini come fascista aprono le porte a tutti i mostri. Chiamare Salvini “Truce” non aiuta nessuno e aiuta a distruggere le istituzioni democratiche.