Grande folla a Palermo questa mattina per la manifestazione contro il decreto sicurezza. Anche l’arcivescovo Corrado Lorefice ha esortato i fedeli a non restare in silenzio davanti a «disumani decreti», sottolineando che «Gesù è stato il primo profugo dell’era cristiana»: «Aiutaci ad aiutare ogni uomo che chiede accoglienza, rendici capaci di preparare il vero presepe, di aprire le nostre strutture e le nostre famiglie». Ma non è finita qui, secondo quanto riporta Repubblica: questa mattina infatti alcuni agenti della Digos si sono presentati all’ufficio anagrafe del Comune di Palermo. Un’azione scaturita dopo le affermazioni di Leoluca Orlando, con il sindaco che ha affermato di sospendere le procedure previste dal dl Salvini. Gli impiegati hanno spiegato che «hanno chiesto cosa accade quando vogliamo regolarizzare la posizione di un richiedente asilo e quali sono le procedure che stiamo seguendo». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



MANIFESTAZIONE A PALERMO CONTRO IL DECRETO

Continuano i botta e risposta a distanza tra Matteo Salvini e i sindaci anti-dl sicurezza. A Palermo è stata organizzata una manifestazione per dire no al decreto, un sit-in iniziato alle ore 11.00 davanti al Comune: totale appoggio al sindaco Leoluca Orlando, che guida la ‘ribellione’ dei primi cittadini disobbedienti. Il dem ha preso parola ed è tornato all’attacco: «Al nervosismo del ministro rispondo che io ho esercitato le mie funzioni di sindaco e ho sospeso l’applicazione di norme di esclusiva competenza comunale che potevano pregiudicare i diritti umani dei migranti, che sono persone». Prosegue Orlando: «Adesso adisco all’autorità giudiziaria perché possa in quella sede essere rimessa la questione alla Corte Costituzionale che giudicherà la legittimità o illegittimità costituzionale di queste norme, che hanno un sapore certamente disumano e criminogeno». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



SALVINI: “GLI ITALIANI VOGLIONO ORDINE, AVANTI TUTTA”

Continua la bagarre sul dl sicurezza, con il ministro dell’interno Matteo Salvini, e il governo in generale, da una parte, e dall’altra, numerosi sindaci del Partito Democratico. Sulla vicenda è tornato a dire la sua lo stesso titolare del Viminale, che attraverso un post pubblicato sulla propria pagina Facebook ha scritto: «Il Pd ha già fatto abbastanza danni al Paese, facendolo invadere per anni da un’immigrazione clandestina senza freni e senza controlli. Ora la musica è CAMBIATA. Indietro non si torna, gli italiani vogliono ordine, sicurezza, RISPETTO. Avanti tutta!». Tira dritto quindi il vice-presidente del consiglio, che considera il decreto sicurezza, già certificato dal presidente della Repubblica a inizio dicembre, uno dei suoi traguardi più importanti, soprattutto per quanto riguarda la regolamentazione degli immigrati. «La priorità del PD? – ha aggiunto Salvini in un altro post sui social – un referendum per abolire il Decreto Sicurezza. Ma su quale pianeta vivono questi qui???». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



DL SICUREZZA, ANCHE IL SENATORE GRILLINO MANTERO CONTRO SALVINI

I sindaci del Partito Democratico e della Sinistra in generale hanno fatto fronte comune contro il decreto sicurezza, una fronda anti-Salvini che chiama in causa anche alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle. E’ il caso del senatore grillino Matteo Mantero, che su Facebook ha attaccato il ministro dell’Interno: «Ecco quello che si ottiene emanando un decreto incostituzionale e stupido, a solo scopo propagandistico, che auspicabilmente sarà smontato dalla Consulta: creare illegalità dove non c’era, ridurre l’integrazione peggiorando le condizioni di vita di italiani e stranieri, far fare bella figura ai sindaci del Pd che hanno contribuito a creare il falso problema dell’immigrazione e ora passano per i paladini dell’integrazione. Filotto insomma…». Mantero ha poi aggiunto: «La prossima volta proviamo ad ascoltare i nostri sindaci, come quelli di Roma e Torino ad esempio, che avevano esposto in maniera chiara e non strumentale come stanno facendo Orlando & C. le problematiche che avrebbe causato questo decreto». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

SALA SI UNISCE AL CORO: “SALVINI, RIPENSACI”

Prosegue la ribellione dei sindaci del Partito Democratico al dl sicurezza. Dopo che i primi cittadini di Firenze, Palermo e Napoli (giusto per citare i casi più noti), si sono esposti, ecco anche l’intervento di Beppe Sala, il sindaco di Milano. Attualmente a Cortina per qualche giorno di ferie, il primo cittadino meneghino scrive, riferendosi al ministro Salvini: «Ci ascolti e riveda il decreto sicurezza, così non va»!». Le parole del sindaco di Milano, che arrivano con circa 24 ore di ritardo rispetto al doppio intervento di Pierfrancesco Majorino, suo assessore al Sociale (Pd), sembrano senza dubbio più “colloquiali” rispetto a quelle rilasciate dagli altri sindaci che si stanno ribellando al dl sicurezza in questi ultimi giorni: «Da settimane – ha detto Sala, che sottolinea la necessità di rivedere le norme – noi sindaci avevamo richiesto di ascoltare la nostra opinione su alcuni punti critici, per esempio ampliando i casi speciali e garantendo la stessa tutela della protezione internazionale ai nuclei familiari vulnerabili. Occorre valutare – ha aggiunto e concluso – l’impatto sociale ed economico del decreto per le nostre città già in difficoltà a causa di una legge di bilancio che ci ha tolto risorse nella parte corrente: più persone saranno per strada senza vitto e alloggio, più saranno i casi di cui noi sindaci dovremo prenderci cura. Ministro, ci ripensi». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

DL SICUREZZA: SCONTRI FRA SINDACI

Si scrive decreto sicurezza ma si legge resa dei conti interna all’Anci. Si sposta sull’Associazione dei comuni italiani il mirino di Matteo Salvini dopo l’atto di disobbedienza civile di cui il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, è stato ieri apripista. Il ministro dell’Interno, scrive Huffington Post, non ha gradito affatto la presa di posizione del presidente Anci, il sindaco di Bari Antonio Decaro, che ha chiesto un incontro con il premier Conte per rispondere alle perplessità dei primi cittadini “denunciati” da Salvini. Il leghista ha lanciato la sua contromossa, mobilitando una serie di sindaci a lui vicini che in una nota hanno chiesto allo stesso Decaro di convocare un “confronto che coinvolga i massimi organismi dell’associazione a partire dal direttivo e dal consiglio nazionale” poiché “sono convinti che il Decreto Sicurezza contenga norme principi giusti e condivisibili”. Tra i sindaci firmatari ci sono quelli di Verona, Novara, Ascoli Piceno, Terni, Arezzo, Grosseto, Chieti, L’Aquila, Monza, La Spezia Imperia, Andria, Terni, Alessandria, Vicenza, Avola, Domodossola, Treviso, Mortara, Cinisello Balsamo, Morazzone, Piacenza, Gottolengo, Sartirana Lomellina, Mede Lomellina, Torreberetti, Castellaro e adesioni continuano ad arrivare anche da Pistoia, Pordenone, Trieste. Insomma, l’Anci ora è spaccata, il congresso di ottobre 2019 che fino a poche ore fa sembrava destinato a riconfermare Decaro è tornato in discussione: Salvini se l’è legata, vuole la “testa” del sindaco che gli sta guastando la festa sul decreto di cui va più fiero. (agg. di Dario D’Angelo)

CONTE, “OK INCONTRO CON ANCI”

Dopo le richieste di un incontro a breve con il Ministro Salvini da parte dell’Anci (Assemblea Nazionale Sindaci d’Italia), arrivano le conferme da parte della Presidenza del Consiglio: fonti di Palazzo Chigi spiegano all’Ansa «Se l’Anci desidera un incontro per segnalare eventuali difficoltà applicative collegate alla legge su immigrazione e sicurezza, ben venga la richiesta di un summit con il governo, al quale premier e ministro dell’Interno sono disposti a partecipare». Nelle stesse fonti si fa riferimento, con chiarezza, al fatto che restano «inaccettabili le posizioni degli amministratori locali che hanno dichiarato che non intendono applicare una legge dello Stato». Il Presidente dell’Anci, nonchè il sindaco di Bari Antonio Decaro, aveva commentato poco prima in difesa di Orlando e de Magistris «Se il ministro ritiene che il mestiere di sindaco sia una pacchia siamo pronti a restituirgli, insieme alla fascia tricolore, tutti i problemi che quotidianamente siamo chiamati ad affrontare». Intanto in Sicilia contro Salvini starebbe nascendo un “fronte” trasversale che va da Forza Italia fino al Pd passando addirittura per il Movimento 5 Stelle locale: il sindaco di Palermo Orlando ha trovato oggi l’appoggio di Gianfranco Micciché, presidente dell’Assemblea regionale siciliana e commissario di Forza Italia in Sicilia, nell’attaccare il Decreto Salvini. (agg. di Niccolò Magnani)

DE MAGISTRIS: “È LUI IL TRADITORE”

«Ma questi sindaci non hanno altro a cui pensare? Avanti tutta»: il Ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, prova a difendere il leader della Lega Matteo Salvini dall’attacco duro di molti sindaci nelle più importanti città d’Italia. Il Decreto Sicurezza vede schierati assieme ad Orlando e de Magistris anche Dario Nardella (Firenze) e Federico Pizzarotti (Parma), seppur solo a Napoli e Palermo è stato detto con chiarezza che quel Decreto non sarà applicato dall’Amministrazione cittadina. Nelle ultime ore il sindaco di Milano Beppe Sala prova a lanciare un messaggio-appello al Viminale in cui spiega «Così non va, noi sindaci avevamo chiesto che venisse ascoltata la nostra opinione. Occorre valutare l’impatto sociale ed economico del provvedimento sulle città in cui si riverseranno più persone per strada senza vitto e alloggio», dove ovviamente la sua città è la principale “candidata” all’aumento di immigrati senza casa né permesso di soggiorno. «Oltre ad aver commesso una condotta apertamente violatrice della Costituzione, sulla quale ha giurato e traditore è lui semmai e lui si dovrebbe dimettere, sta avendo, insieme al governo, un comportamento disumano», spiega a Sky Tg24 il primo cittadino di Napoli.

“ORLANDO E DE MAGISTRIS SI DIMETTANO”

In una ennesima diretta Facebook dalla montagna, il Ministro degli Interni torna ancora sul caso immigrazione e spende parole molto dure contro i sindaci che in queste ore si stanno ribellando al Decreto Sicurezza: «Se qualche sindaco non è d’accordo si dimetta. Orlando e De Magistris si dimettano, siamo in democrazia e governano gli italiani, non qualche intellettuale, professorone o giornalista». Il primo cittadino di Palermo ha promesso di rivolgersi ad un giudice per dirimere il caos attorno al Dl Salvini, mentre dal Viminale replicano che tale decreto è legge ed è stato promulgato e firmato dal Quirinale: «Ci tenevo a dire che non mollo, non retrocedo. In Italia si arriva chiedendo permesso, non arrivano coloro che ci portano la guerra: lo dico a quei sindaci fenomeni che, per cercare un po’ di pubblicità, dicono ‘disobbedirò a Salvini’, che non si molla di un millimetro», rilancia ancora il leader della Lega, subissato di critiche dal Pd e dagli ambienti di Sinistra coalizzati attorno a de Magistris (oggi protagonista di un battibecco con Salvini anche sul fronte Sea Watch) e al sindaco di Palermo. (agg. di Niccolò Magnani)

SINDACO PALERMO: “VIOLA DIRITTI UMANI”

E’ scontro fra il ministro dell’Interno Matteo Salvini, e i sindaci del Partito Democratico, sul dl sicurezza. Nelle ultime ore sono emersi una serie di dissidenti che si sono opposti al decreto fortemente voluto dal titolare del Viminale, in particolare, per quanto riguarda la stretta sui migranti. Fra questi anche il primo cittadino di Palermo, Leoluca Orlando, che poco fa è tornato allo scoperto, intervistato dai microfoni di Sky Tg24: «Ho fatto un atto istituzionale, da sindaco – le sue parole – perché ritengo che questo decreto per alcune sue parti riguarda competenze esclusivamente comunali, come quella anagrafica, e realizza una violazione dei diritti umani». Orlando parla della legge in questione definendola «disumana e criminogena perché trasforma chi legalmente sta in Italia in un illegale». Molti i sindaci che si sono uniti al coro del rappresentante palermitano, a cominciare da quello di Firenze, Dario Nardella, arrivando fino a quello di Napoli, Luigi De Magistris, scagliatosi tra l’altro recentemente contro Salvini anche per la questione migranti.

DL SICUREZZA: SINDACI PD VS SALVINI

Il ministro dell’interno ha replicato più volte agli attacchi ricevuti dall’opposizione in queste ultime ore, rispolverando uno dei motti più usati negli ultimi mesi “La pacchia è finita!”. Al suo fianco si è schierato anche l’altro vice-presidente del consiglio, Luigi Di Maio, che intervistato dai microfoni de Il Fatto Quotidiano ad Alleghe (provincia di Belluno) ha commentato così la notizia dell’insorgere dei sindaci del Partito Democratico: «Solo campagna elettorale da parte di sindaci che si devono sentire un po’ di sinistra facendo un po’ di rumore. Ma se vuoi sentirti di sinistra metti mano ai diritti sociali di questo Paese, quelli che la sinistra ha distrutto in questi anni. Pensate come stanno messi male». A questo punto bisognerà capire come evolverà la situazione, visto che al momento l’applicazione della direttiva sulla sicurezza risulta essere sospesa in attesa di ulteriori verifiche dagli organi preposti.