A sorpresa scende “a sostegno” della linea difensiva di Matteo Salvini l’ex magistrato di Mani Pulite e fondatore dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro: in una intervista ad Affari Italiani questa mattina, l’ex leader del Pool durante Tangentopoli ha spiegato che le richieste dei giudici sono corretti ma che comunque il Ministro non andrebbe processato. «i giudici non stanno chiedendo di processare Salvini, ma stanno chiedendo al Parlamento di assumersi la responsabilità e dire se il suo è stato un atto politico oppure no. La Costituzione e le leggi prevedono infatti una netta differenza tra atti politici e atti a fini politici». Se infatti venisse verificato che si tratta di atti con fini politici, vorrebbe dire che vi sarebbero degli interessi personali che antecedono la decisione politica: in quel caso ci dovrebbe essere il processo, ma per Di Pietro non è quanto accadrà per Salvini «Basta che si presenti il premier Conte e ripeta anche in quella sede quanto ha già dichiarato, vale a dire che la decisione sulla nave Diciotti è frutto di un atto di governo collegiale. In quel caso sarebbe chiaro che quello di Salvini è un atto politico e allora il Senato dovrà negare l’autorizzazione a procedere».



IL VERDETTO ENTRO DUE MESI

Entro il 23 febbraio la Giunta per le elezioni e le immunità del Senato deciderà se autorizzare la richiesta del tribunale dei ministri di Catania di processare Matteo Salvini per la questione della Diciotti. Meno di un mese e il presidente della Giunta, il forzista Maurizio Gasparri, invierà la propria decisione, ma non prima di aver ascoltato lo stesso vice-presidente del consiglio, che si presenterà personalmente o manderà una memoria, entro e non oltre i sette giorni dalla prima riunione della giunta, così come prevede il regolamento. A quel punto, ascoltato il presunto imputato, Gasparri stilerà una relazione e poi si procederà al voto dei componenti della giunta. Dopo ulteriori 30 giorni toccherà quindi a Palazzo Madama votare in merito alla decisione della Giunta: processo o non processo? Sulla vicenda si stanno esprimendo intanto in molti, con la Lega che si è chiusa compatta a fianco del proprio leader, e con il Movimento 5 Stelle che sembrerebbe essersi spaccato fra chi intende appoggiare Salvini (soprattutto i massimi esponenti del governo) e chi invece lo vorrebbe vedere a processo. Francesco Bonifazi, esponente del Partito Democratico e capogruppo in Giunta, ha spiegato a riguardo: «il problema si risolverebbe in un minuto se il M5s fosse coerente con i propri principi». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



DICIOTTI, SALVINI: M5S SPACCATO

Il Movimento 5 Stelle in queste ultime ore sembra avere, più del solito, diverse anime al suo interno: ora a dettare la linea sempre essere Mario Giarrusso, senatore e capogruppo dei Cinque Stelle nella Giunta per le Immunità al Senato, che avanza «leggeremo le carte e poi decideremo». La distanza al proprio interno rimane e il rischio di arrivare ad una conta “delicata” sul voto in Aula pro-contro Salvini è assai alto: intanto il vicepremier, intervenendo alla Camera durante il Question Time, ha ribadito che il Governo non è in pericolo per il voto sul caso Diciotti, «ho apprezzato le parole del premier Giuseppe Conte sull’assunzione di responsabilità da parte di tutto il governo. E’ un intervento che mi fa piacere ma non l’ho richiesto io: del resto è evidente che nei miei atti non si riscontra alcun reato». Il Ministro degli Interni ha poi aggiunto, «Confido nell’intero Senato perché non è in discussione un eventuale reato ma il fatto che il governo possa esercitare i poteri che gli italiani gli hanno conferito».



RACCOLTA FIRME LEGA IN PIAZZA: “SOSTIENI IL CAPITANO”

E’ ufficialmente partito l’iter al Senato in merito alla decisione di far processare o meno il ministro Salvini per il caso della nave Diciotti, come richiesto dal tribunale dei ministri di Catania. In attesa di capire come si schiererà il Movimento 5 Stelle, la Lega sta facendo quadrato attorno al suo leader, ed ha indetto una raccolta firme per il fine settimana in tutte le piazze italiane. Si tratta di un modo per mostrare la propria solidarietà al segretario del Carroccio, accusato di sequestro di persona aggravata per aver tenuto a bordo della Diciotti 117 migranti. I leghisti sono sicuri che Salvini “abbia agito negli interessi dello stato”, ma se condannato, il loro leader potrebbe rischiare fino a 15 anni di carcere e dire addio alla carriera politica. «Sostieni il capitano – si legge nel volantino distribuito in queste ore in merito all’iniziativa della raccolta firme – sabato e domenica in tutte le piazze vieni a firmare la petizione. I sottoscritti intendono esprimere la propria solidarietà e il proprio sostegno alle politiche del ministro dell’Interno Matteo Salvini, che rischia da 3 a 15 anni di carcere per aver fatto il proprio dovere difendendo i confini italiani». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

DICIOTTI, LE PAROLE DI GASPARRI

«La mia relazione ha avviato il procedimento, poi ascolteremo l’interessato e farò una mia proposta: il tutto entro il 23 febbraio», ha spiegato il Presidente della Giunta per le Immunità Maurizio Gasparri uscendo dalla prima riunione. «Deciderà Salvini se mandare una memoria o venire di persona.Vorrei garantire il rispetto dei tempi e della procedura. Successivamente si avvierà il dibattito interno alla Giunta, fino al voto (palese e con la maggioranza dei presenti) sulla relazione finale», conferma ancora il senatore di Forza Italia mentre la polemica nel Governo esplode ancor di più con i Cinque Stelle divisi tra la “tradizione “ – negare sempre qualsiasi tipo di immunità – e la “realpolitik” che impone di non arrivare allo scontro nel Governo visto che al momento chi ha i maggiori sondaggi nel Paese non sono certo loro ma proprio quel Matteo Salvini in procinto di essere processato sul caso Diciotti. Chi, oltre a Sibilia, ha evidenziato le problematiche interne alla maggioranza è il Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga «Bisogna capire se il Parlamento condivide le politiche del Governo, non solo di Salvini. Se così non fosse, è chiaro che bisognerebbe fare una seria riflessione. Non si sta parlando di un processo a Salvini perché ha messo l’auto in divieto di sosta»,

“SENTIRE SALVINI IN 7 GIORNI”

Il Governo dovrebbe presentare una memoria nei prossimi giorni alla Giunta per le Immunità al Senato dove spigherà nel dettaglio come la decisione sul caso Diciotti sia stata presa a livello collegiale e non come “iniziativa” del vicepremier Matteo Salvini: la richiesta è arrivata, come anticipavamo qui sotto, dallo stesso Presidente della Giunta Maurizio Gasparri che ha poi sottolineato al termine della prima riunione conclusasi pochi minuti dopo mezzogiorno «7 giorni di tempo per sentire il ministro dell’Interno Matteo Salvini sul caso Diciotti». Mentre il Governo sembra voler procedere compatto verso la protezione del Ministro degli Interni, è il sottosegretario (tra l’altro proprio del Viminale) Carlo Sibilia a scatenarsi stamattina intervistato da Radio Capital «Se il caso andrà in Aula, noi voteremo assolutamente sì». Il rischio forte di tenuta del Governo esiste, con voci che rimbalzano dall’estero su possibili elezioni anticipate già ad aprile: intervenendo in conferenza stampa da Milano con il sindaco Beppe Sala, il Premier Conte ha risposto alle domande insistenti sul caso Diciotti «Questo è un accordo che nasce da un contratto di governo, si sta sviluppando in concordia tra le parti: non c’è nessuna divergenza. La vicenda va inquadrata all’interno di una politica specifica che il governo sta perseguendo». Sempre il Premier ha poi sottolineato come «Non mi sostituisco ai senatori che dovranno votare: esprimo il dato politico che mi compete da autorità di governo, non voglio mettere fretta ai senatori. Nessuna preoccupazione sulla stabilità del governo».

CASO DICIOTTI: RISCHIO PROCESSO PER SALVINI

Inizia oggi il “pre-processo” sul caso Diciotti: dopo la richiesta dei Tribunale dei Ministri a procedere al processo contro il Ministro degli Interni Matteo Salvini per “sequestro di persona“ nel porto di Catania (sulla nave carica di migranti lo scorso agosto, ndr) ora spetta alla Giunta immunità del Senato decidere se portare il caso in Aula o respingerlo al mittente. Passa da qui l’esame della domanda d’autorizzazione a procedere contro il Ministro degli Interni perché Salvini è un senatore e secondo l’articolo 96 della Costituzione è questa camera del Parlamento a dover dirimere la vicenda. Dopo la lettera scritta ieri dal leader della Lega al Corriere della Sera e la richiesta ai suoi partner di Governo di non portarlo a Processo, il caso regna sovrano nella maggioranza: Di Maio e Di Battista provano a serrare i ranghi ed evitare lo scontro, la base grillina invece vuole dare luogo al procedimento mentre la Lega con Fedriga questa mattina annuncia «Se M5s vota sì, si ridiscute tutto». Una bella grana anche per il Premier Giuseppe Conte che ieri sera da Cipro ha detto di «assumersi tutta la responsabilità politica del caso Diciotti, se non fossi stato d’accordo non avrei dato luogo alla decisione di Salvini»: il Governo gialloverde rischia, comunque, con il Ministro che nella prossima settimana dovrebbe presentarsi in Giunta per dare le proprie spiegazioni. In Giunta vi sarà anche una memoria per Conte, Di Maio e Toninelli affinché spieghino le responsabilità del Govenro: ma come funziona questo particolare organo istituzionale?

LA GIUNTA: COME FUNZIONA E LE TEMPISTICHE VERSO IL VOTO IN SENATO

La Giunta delle Immunità in Senato è composta da 23 membri e dovrà decidere sulla richiesta del Tribunale dei Ministri di Catania a procedere contro il Ministro Salvini sul ormai arcinoto caso Diciotti: il Presidente è Maurizio Gasparri (Forza Italia), i vice sono Giuseppe Cucca (Pd) e Grazia D’Angelo (M5s) mentre i segretari sono Luigi Agussori (Lega) e Pietro Grasso (LeU). Il voto deve essere espresso entro fine mese con voto palese a maggioranza dei presenti, ma i tempi dovrebbero essere comunque più brevi: secondo fonti dell’Ansa, l’iter non durerà più d 15 giorni e poi la Giunta approverà una relazione da inviare al Senato chiamato a decidere se autorizzare o meno il procedimento a carico del vicepremier. È ovvio l’alto grado politico di una decisione del genere e per questo è utile osservare i rapporti di forza all’interno della Giunta (oltre che del Senato, dove Lega-M5s hanno 4 voti di “vantaggio” sulle opposizioni dopo le recenti espulsioni interne ai Cinque Stelle): 7 membri del M5s (D’Angelo, Curcioli, Evangelista, Gallicchio, Giarrusso, Riccardi e Urrari), 4 per la Lega (Agussori, Pellegrini, Pillon e Tesei), 4 per Forza Italia (Gasparri, Malan, Modena e Paroli), 4 anche per il Pd (Cucca, Bonifazi, Ginetti, Rossomando), 1 a testa per Gruppo Misto (ex M5s Gregorio De Falco), Svp (Durnwalder) e LeU (Pietro Grasso). In termini di tempo, le operazioni a Palazzo Madama che probabilmente diranno molto se non tutto della tenuta del Governo vedranno oggi l’inizio delle riunioni in Giunta, da 3 a 7 giorni il tempo per la replica di Salvini, poi il Presidente Gasparri darà un primo orientamento. Entro 30 giorni il voto palese della Giunta ed entro 60 giorni, fine marzo, il voto palese a maggioranza assoluta nel Senato della Repubblica.