“Il mondo è cambiato e con esso la politica. Oggi le cose che ci dividevano, destra e sinistra, per lo più non esistono più o sono davvero poco importanti. A cominciare dalla questione giustizia che non è più una emergenza di questo Paese che ha davvero tanto altro a cui pensare. Per questo oggi i moderati non possono più stare divisi fra Pd e Forza Italia, fra Udc e formazioni varie di Centro. Oggi mi ritrovo sulle stesse posizioni di Maria Falcone o di Leoluca Orlando. Siamo più simili di quanto non fossimo diversi venti anni fa”.



Sono parole di Gianfranco Miccichè, pronunciate in una lunga intervista rilasciata a BlogSicilia a metà dicembre, dunque in tempi non sospetti. Oggi queste parole sembrano essere la chiave per spiegare perché da Palermo è partita la rivolta contro il decreto sicurezza di Matteo Salvini. Prima ancora che di sicurezza e umanità si tratta di politica.



Proprio dal laboratorio politico di Palermo, infatti, si pensa a una nuova aggregazione dei moderati partendo dal governo della Regione che secondo Miccichè è già un partito di moderati; deve solo capirlo. E poi allargando a tutti gli altri.

Abboccamenti pubblici con Davide Faraone, oggi segretario regionale del Pd, non sono mancati in questi mesi. Così come non sono mancate le prese di distanza di Miccichè dall’alleato Salvini quando non permetteva lo sbarco dei migranti sulla nave Diciotti che era già in porto.

I primi passi li ha fatti sempre Miccichè, le seconde “timide” aperture Faraone che deve sempre confrontarsi con un’agguerrita frangia interna. Ora è toccato a Orlando fare la sua mossa pubblica e politicamente parlando “violenta”, nel suo stile. Una mossa di quelle che non resta confinata agli articoli degli analisti locali, ma finisce sulla stampa nazionale.



Così ecco la disobbedienza civile. Ma il sindaco di Palermo e presidente dell’Anci, che è un giurista, trova anche l’appiglio legale (tutto da vagliare in sede giudiziaria eventualmente) e sostiene che non sarà disobbedienza civile, ma applicazione dei “diritti costituzionali”. Insomma, manda a dire a Salvini che il suo decreto contravviene a una legge fondamentale che lui riconosce e applica tanto da poter disattendere il primo.

La ricerca dello scontro è anche ricerca del consenso e per questo Salvini annuncia che non manderà l’esercito, insomma non farà un braccio di ferro, ma ricorda ai palermitani “i rom collocati in una villa confiscata e i siciliani senza casa popolare”; la polemica sugli sgomberi delle occupazioni abusive dopo l’aggressione all’inviato di Striscia la Notizia e così via.

Insomma, quella in corso – se ci fossero dubbi – non è una battaglia per la Costituzione o per la civiltà, non è una battaglia di principi e solidarietà, ma una guerra per la sopravvivenza politica a Lega e M5s.

Manlio Viola è direttore di blogsicilia.it