La giornata di domani sarà forse tra le più importanti di questo primissimo mese del 2019, già ricco di complicanze politiche e possibili ripercussioni tanto per il Governo gialloverde quanto per le opposizioni: la Consulta si pronuncia sulla pratica numero 8/2018, ovvero il presunto conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato in merito alla Manovra di Bilancio approvata con tempi ristrettissimi negli ultimi giorni dell’anno appena passato. Il ricorso è stato presentato dal senatore del Pd, Andrea Marcucci, «in proprio e quale capogruppo parlamentare del Partito democratico, oltre che da altri 36 senatori, contro governo, presidenti del Senato e della commissione Bilancio, conferenza dei capogruppo e assemblea di Palazzo Madama». Al netto dei tecnicismi, si tratta del ricorso che le opposizioni fanno contro la Legge di Bilancio del Governo Lega-M5s nel merito del tempo ridotto che le due Camere sono state costrette a subire, praticamente vedendo l’approvazione della Finanziaria senza una vera discussione parlamentare tramite il famoso maxiemendamento da 1.143 commi, “lanciato” in aula con un passaggio solo formale in commissione. Secondo il Pd con questa procedura (che ricordiamo non è certo il primo Governo che applica, Monti e Gentiloni gli ultimi a farlo, per citare solo gli ultimi) si sarebbero violati almeno quattro articoli della Costituzione: domani si deciderà, in via preliminare, sull’ammissibilità del ricorso, che tra l’altro solleva un ulteriore “problema”, sottolineato dal Corriere della Sera, «può un gruppo parlamentare di minoranza proporsi come soggetto legittimato a proporre conflitti davanti alla Corte?».
CONSULTA, COSA RISCHIA IL GOVERNO LEGA-M5S?
In teoria la Costituzione non prevede tale tipo di ricorso, ma negli ultimi anni pronunce arrivate dal palazzo della Consulta «hanno aperto un varco alla possibilità di sollevare questioni per altre «entità» parlamentari, richiamando la formulazione contenuta in un’ordinanza che vent’anni fa negò il diritto di un singolo deputato (ma non della Camera) di rivolgersi ai giudici costituzionali», sottolinea ancora il Corriere della Sera. Le lamentele del Pd si appuntano innanzitutto sulla presentazione da parte del Governo del testo della manovra di bilancio in forma di maxi-emendamento senza rispettare le scadenze previste dalla legislazione vigente in attuazione degli articoli 81, 97, primo comma, e 72, comma quarto, della Costituzione. Il Governo rischia un brusco stop – qualora fosse “bocciato” l’iter di presentazione della manovra – nel suo stesso formulare e presentare le varie leggi (da non sottovalutare il prossimo pronunciamento della Consulta su di un altro “pezzo da novanta” del Governo, il Decreto Sicurezza). Domani 9 gennaio la Corte dovrà prima di tutto stabilire, in camera di consiglio e senza contraddittorio, se il conflitto sollevato è ammissibile: se lo fosse, allora si aprirebbero scenari ancora inesplorati con una inevitabile “ripercussione” politica sulla tenuta del Governo e il rapporto con il Parlamento. A pochi mesi dalle Europee e in pieno contrasto sul tema immigrazione, non certo una buonissima notizia per Salvini e Di Maio..