Oggi la Consulta si riunisce per decidere sull’ammissibilità del ricorso presentato dal Pd contro l’iter convulso e repentino con cui le Camere hanno dovuto approvare la legge di bilancio. Sul decreto sicurezza pende un ulteriore ricorso alla Corte costituzionale da parte di 8 Regioni che contestano l’articolo 13 della legge. Il tema dell’immigrazione, con i casi delle navi Sea Watch e Sea Easy da due settimane al largo di Malta, rischia di far arrivare ai ferri corti i due alleati Lega e M5s. Anzi, Matteo Salvini ha minacciato ieri la crisi di governo, dopo che il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha dichiarato di voler far sbarcare in Italia le famiglie con bambini. E al Senato la maggioranza può contare su numeri davvero risicati. Che cosa potrebbe succedere al governo giallo-verde? “L’incidente è sempre in agguato – risponde Mario Sechi, direttore di List –. Ma bisogna dire che, se il Governo cade, l’opposizione si suicida, nel senso che non ha alternative: non è pronta a fare niente e se si va al voto viene schiacciata. Deve sperare che il governo non cada”.



Partiamo dalla riunione oggi della Consulta sul ricorso presentato dal Pd. Cosa potrebbe succedere?

Da un punto di vista formale, è dal 2001 che l’articolo 72 della Costituzione, cioè la votazione articolo per articolo, viene sostanzialmente “carburata” dal maxi-emendamento. Sarebbe singolare vedere oggi la Consulta applicare una tagliola contro una prassi adottata da tutti i governi. La questione è anche politica.



In che senso?

Non è che la Consulta sia un organo meramente formale, questo lo pensano gli ingenui. La Consulta è un organo anche politico. Non a caso nel corso degli anni ci sono state polemiche sulla natura della sua composizione. Mi aspetto quindi che la Corte costituzionale non arrivi neanche a esaminare il ricorso del Pd.

Perché?

Ciò che è sempre stato accettato fino a ieri non è che diventa improvvisamente incostituzionale oggi. Servirebbe un po’ di buonsenso politico.

Il Pd si lamenta del fatto che non c’è stato nemmeno l’esame in commissione…

Con il maxi-emendamento si pone la fiducia e mettendo la fiducia su cosa si discute? Su nulla. In buona sostanza, c’è un maxi-emendamento che è fatto per emendare e che a sua volta annulla il potere di emendamento delle Camere perché viene messa la fiducia. E’ il paradosso del maxi-emendamento.



Ma se la Consulta dicesse che il ricorso è ammissibile?

Ammettiamo che fin lì possa arrivare, ma poi? Dichiara che è incostituzionale l’esame della manovra? E che si fa, si riscrive tutta la legge di bilancio? Evidentemente no. Penso che alla fine i giudici troveranno una formula per dire che sì è incostituzionale, ma che ormai la manovra è andata in cavalleria. Come è già successo con il “Porcellum” di Calderoli: non è che quella legge l’hanno poi cambiata…

Quindi?

Certamente viene calpestato l’articolo 72 della Costituzione, certamente viene calpestato il potere di emendamento delle Camere, certamente il Governo è arrivato in palese ritardo e in maniera confusa, a voler essere buoni, all’esame della manovra di bilancio, ma altrettanto certamente ci sono delle ragioni politiche e di contesto storico che non possono essere sottovalutate. Prima fra tutte, il confronto-negoziato-scontro, tecnicamente chiamato casino, tra la Commissione Ue e lo stesso Governo. Va detto, poi, che il Pd ha, come sempre, la memoria corta: i maxi-emendamenti li ha usati anche il bravissimo Paolo Gentiloni a più non posso e sul dibattito cosiddetto strozzato basta andare a rileggersi quel che dicevano le opposizioni anche per la manovra 2017. Il Pd è un partito che ha fatto approvare la riforma della legge elettorale, scritta con FI e propedeutica all’inciucio, con il voto di fiducia. Insomma, il governo giallo-verde sarà anche prigioniero del suo dilettantismo e della sua presunzione di voler essere il migliore, ma non ho visto negli altri schieramenti dei Calamandrei all’opera.

La Consulta è stata evocata anche dalle Regioni contro l’articolo 13 del decreto sicurezza. Hanno ragione?

Sul decreto sicurezza, che è una norma tutta salviniana, l’articolo 13 avrebbe dovuto abrogare una legge del 1998. Ma non lo ha fatto. Ha ragione Sabino Cassese quando dice: ma se non ha abrogato quella norma, come fa a essere pienamente valida la nuova? E’ un bel dilemma.

Che cosa significa questo?

Significa che gli uffici legislativi di Camera e Senato fanno il possibile e che i politici scrivono le leggi con i piedi. Il drafting legislativo è un disastro. Non a caso le leggi vengono continuamente smontate ormai dai tribunali, perché scritte male e questo contestato articolo 13 è ambiguo. Non penso, però, sia obbligatoria l’iscrizione all’anagrafe per dare i servizi sociali. Tant’è che il sindaco di Ascoli Piceno, Guido Castelli, persona sveglia e molto equilibrata, dice: io con il solo domicilio già facevo tutto, grazie a una norma introdotta nel 2015. E prima come facevamo? In punta di logica e di diritto penso abbia ragione.

La Consulta, quindi, potrebbe bocciare la legge che Salvini difende a spada tratta?

Ripeto, la norma è scritta male e la Consulta può chiedere di revisionarla, ma Salvini, che non ha esperienza di queste cose perché pensa che si faccia tutto con la clava, dovrebbe capire che la “fase Antenati” è finita da un pezzo e dovrebbe acconsentire a un confronto con l’Anci, sedersi al tavolo e provare a chiarire la norma. Così smina il ricorso fatto dalle Regioni, perché a quel punto la Consulta cosa dovrebbe esaminare, una legge di fatto cambiata? C’è, al fondo, un tema di acume politico che Salvini ancora non coglie: avrebbe bisogno di un buon consigliere giuridico.

Se la norma rimanesse tale e quale e arrivasse all’esame della Consulta, che ricadute ci sarebbero sul Governo, tenendo conto dei dissapori tra Lega e M5s sul tema immigrazione? Ieri Salvini ha addirittura minacciato la crisi se l’Italia decidesse di far sbarcare i migranti a bordo delle due navi…

Salvini non ha alternative: non può aprire la crisi.

Perché?

Se si torna al voto, si ripresenterà lo stesso scenario con M5s e Lega come principali partiti, costretti di nuovo a fare un governo insieme. Salvini è certamente forte, ma non bisogna enfatizzare troppo i sondaggi, che pure sono importanti. Le urne sono sempre un’altra cosa.

Caso Ilva, Tap, Xylella, trivelle: al Sud crescono il malumore e le proteste contro i grillini. Il M5s si sta indebolendo…

Un po’ sì, anche se in fondo il partito di Di Maio ha perso un paio di punti, siamo nella norma di tolleranza. Piuttosto dobbiamo porci la domanda: perché il Sud dovrebbe votare per Salvini? E poi, il 35% che viene attribuito alla Lega per ora è solo sulla carta. Magari Salvini raccoglie ancora più consensi. Però ricordiamoci che l’elettorato italiano è strano: basta pensare al Renzi del 40%, che in poco tempo è poi elettoralmente morto. Ma c’è un aspetto interessante che vedo emergere.

Quale?

L’inesperienza, anche in Salvini, nel gioco istituzionale. Lega e M5s sono avvantaggiati dal fatto che non c’è opposizione, ma questo è un vantaggio relativo, perché se non c’è nessuno che ti corregge, prima o poi il passo falso arriva.

Su quale tema potrebbe arrivare? L’economia?

L’hanno già fatto, perché si sono dimenticati gli investimenti. Li dichiarano a voce, ma non li attiveranno. Stanno facendo una manovra tradizionalista, oserei dire gentiloniana. Hanno proiettato una crescita all’1% e quel tasso di crescita è Gentiloni. Quindi, niente investimenti mentre arrivano dati preoccupanti sulla produzione tedesca.

E sul caso Carige?

Lega e M5s hanno condotto la campagna contro il Pd che ha salvato le banche, poi è arrivata la realtà e hanno salvato una banca.

Cioè hanno fatto come il Pd?

Sì. Non hanno ancora fatto la capitalizzazione precauzionale, ma l’hanno prevista. Hanno cioè usato le stesse norme. Ma non ci vedo niente di male, il Governo secondo me ha fatto bene a intervenire.

Il Governo Conte al Senato ha una maggioranza sempre più risicata, dopo le espulsioni di quattro senatori pentastellati dissidenti. Può permetterselo oppure si renderà necessario imbarcare qualcun altro? E chi potrebbe venire in loro soccorso?

Un allargamento della maggioranza è escluso, con la presenza dei grillini. Si possono trovare appoggi caso per caso e sperare nel gioco delle presenze e assenze. Però la maggioranza è proprio risicata ed è un altro caso di insipienza politica tutto del M5s, perché la Lega ha sempre avuto un gruppo molto forte e coeso.

Insomma, un Governo costretto a vivere alla giornata da qui alle elezioni europee?

L’incidente è sempre in agguato. Ma bisogna dire che, se il Governo cade, l’opposizione si suicida, nel senso che non ha alternative: non è pronta a fare niente e se si va al voto viene schiacciata. Deve sperare che il governo non cada.

(Marco Biscella)

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