Il vertice di Palazzo Chigi ha confermato la tenuta del Governo anche se i dossier Tav e Venezuela iniziano a farsi talmente spinosi: da un lato la Lega con la legittimazione elettorale vuole spingere per risolversi come tutti sanno, dall’altro il M5s per lo stesso motivo (la debacle in Abruzzo) vuole recuperare il raccordo con l’elettorato e quindi mira all’esatto opposto, ovvero far naufragare la Tav e non riconoscere Guaidó. In mezzo Conte che media e che ripete ancora come il Governo «non cadrà e non cambierà nulla anche dopo le Europee». In realtà il Movimento 5 Stelle in queste ore è una “polveriera silenziosa” in cui nessun leader ha ancora commentato il disastro abruzzese (dove Di Battista e Di Maio si erano spesi a lungo nella campagna elettorale) e questo potrebbe, paradossalmente, turbare di più anche la Lega. Salvini si rafforza perché nell’esperienza di Governo finora ha brillato di fronte all’alleato più “scapestrato”: se però dovesse cadere il M5s, con l’eventuale “uscita” tramite incidente di Governo preparato dalla base grillina (Di Battista?), anche per la Lega il castello si romperebbe e si dovrebbe tornare alle urne con il Centrodestra che avrebbe i numeri ma non la sola Lega autonoma. La rottura dunque ad oggi, paradossalmente, conviene di più ai Cinque Stelle mentre Salvini vorrebbe continuare a traghettare il Governo facendo, con ruolo di forza aumentato a dismisura, il “bello e cattivo tempo”.
CONTE, “PER IL GOVERNO NON CAMBIA NULLA”
Intervenendo dalla Camera per la prima volta dopo l’importante vittoria alle Regionali in Abruzzo, il Ministro Salvini conferma l’intenzione anticipata qui sotto: il Governo non cambia e non ci sarà alcun rimpasto. Per ora: «È un voto abruzzese, non credo che gli amici dei 5S debbano temere nulla», spiega il leader della Lega che oggi tirerà le somme di questo ultimo periodo in un incontro privato con Conte e Di Maio. «Non chiediamo rimpasti, non chiediamo ministri. Le nostre priorità sono l’autonomia, l’acqua pubblica, la legittima difesa, che dovrebbe essere legge entro marzo. Inoltre, stiamo lavorando ad una riforma fiscale complessiva, che vorremmo presentarvi entro marzo». Alle “richieste” di Salvini risponde indirettamente il Premier Conte che non dà il là ad alcun processo contro i grillini: «Sono elezioni regionali di una regione centrale. Aspettiamo di leggerle e di vedere le valutazioni che spettano agli esponenti delle forze politiche. Il dato mi sembra abbastanza chiaro, ma questo non cambia nulla per il governo centrale. Continuiamo a lavorare, non cambia nulla».
SALVINI, ORA IL GOVERNO È “SUO”?
Non ha raggiunto, di poco, il 30% come partito ma bisogna sempre ricordarsi che l’Abruzzo non è il Veneto e se solo un anno fa qualcuno avesse lanciato la “bomba” della Lega primo partito al centro-sud qualcuno si sarebbe messo a ridere. Invece Matteo Salvini, nel primo appuntamento elettorale del 2019, si presenta al meglio possibile: vince con il candidato (FdI) Marsilio, diventa primo partito nella Regione (oltre ad esserlo già a livello nazionale secondo i sondaggi) e soprattutto vede il crollo incredibile del Movimento 5 Stelle sceso in neanche un anno dal 40% delle Politiche in Abruzzo all’attuale 19% dopo i risultati (ancora parziali) delle Regionali. Una vittoria “perfetta” che, inutile girarci attorno, rimette in discussione e non poco le forze interne al Governo gialloverde: il primo test verso le Europee l’ha vinto Salvini, senza ombra di dubbio, ma ora bisognerà vedere si applicherà nelle prossime Elezioni quel “progetto nazionale” lanciato da Salvini che al momento mette in crisi la roccaforte centro-meridionale di Di Maio faticosamente costruita per anni. Il vicepremier leghista continua a ripetere che «il primato del suo partito non incide sulle sorti del governo»: per ora in effetti sembra essere assai sincero, visto che continuando a stare con i Cinque Stelle continua a guadagnare nei consensi assieme a tutto il movimento leghista.
VITTORIA IN ABRUZZO: SI RIAPRONO I DOSSIER?
In gioco allora, a questo punto, potrebbero essere i vari “dossier” interni al Governo che Salvini potrebbe affrontare con la sicurezza e il peso di chi a livello elettorale viene costantemente premiato e legittimato: ad oggi non conviene a Salvini “staccarsi” per andare con Berlusconi, ma la sola “minaccia” indiretta potrebbe portare il M5s a chinare il capo su qualche tema in più. Ne citiamo due su tutti (a cui possiamo aggiungere le Europee per il peso politico cruciale che avranno i prossimi mesi): la Tav, con la Lega che a questo punto non vuole più sentire “perdite di tempo”, “analisi costi-benefici” e quant’altro. Le Grandi Opere sono un punto chiave del programma leghista e con il popolo che continua a premiare Salvini sarà difficile tener fuori dalla contesa Torino-Lione l’effetto-boom della Lega: mostrare i muscoli contro Di Maio e puntare decisamente a proseguire i lavori sulla Tav, a questo punto, potrebbe non essere più così impossibile. E poi c’è il grande “punto” del processo Diciotti: su quel voto del Senato potrebbe giocarsi tanto se non tutto del Governo Lega-M5s: come annota benissimo il Sole 24 ore stamane dopo i risultati delle Regionali abruzzesi, «per Salvini è una partita win win». Se infatti Di Maio voterà contro il ministro, si assumerà la responsabilità della rottura (su un tema come il blocco degli sbarchi che ha garantito a Salvini la crescita di popolarità contro i grillini); se invece lo salveranno, «si piegheranno ancora una volta al leader della Lega». La vittoria di Marsilio, che pure non è un leghista, porta a tutto questo: già da qui si può solo annotare come la vittoria di Salvini sia – per ora – a 360°..