Marco Marsilio è diventato il nuovo presidente della Regione Abruzzo. Una vittoria da noi ampiamente pronosticata che però è stata ottenuta con numeri che vanno al di là di ogni previsione. Il centrodestra abruzzese ha distanziato di parecchi punti il centrosinistra guidato dall’ex vicepresidente del Csm Giovanni Legnini e ha più che doppiato il risultato del Movimento 5 Stelle che, al pari di Fratelli d’Italia, voleva conquistare la sua prima Regione.
I 5 Stelle hanno sbagliato un po’ tutto, a cominciare dal candidato presidente, quella Sara Marcozzi che già cinque anni fa aveva sentito il sapore della sconfitta, quella Sara Marcozzi che ha fatto una campagna elettorale urlata contro gli avversari, colpevoli di essere parte di una coalizione, senza proporre argomenti programmatici validi se non annunci di piani Marshall in qualsiasi settore di intervento politico.
Così molti elettori 5 Stelle hanno preferito avvicinarsi al candidato di centrosinistra, dove c’era un progetto che lo stesso Giovanni Legnini aveva definito civico; un progetto che aveva portato il candidato a nascondere i simboli di partito, con un Pd celato in mezzo ad altre liste e Leu senza simbolo. Lo stesso Legnini aveva nascosto l’ex presidente Luciano d’Alfonso per l’intera campagna elettorale. Non una dichiarazione, nessuna apparizione pubblica per evitare di danneggiare ulteriormente una campagna che vedeva in partenza un giudizio molto negativo sull’operato della giunta regionale negli ultimi cinque anni. Legnini faceva della presenza di tanti candidati giovani, donne, alla prima esperienza, il vanto di questo nuovo progetto politico, anche se oggi, andando a vedere i risultati, si scopre che ex assessori hanno fatto man bassa di preferenze a danno di chi doveva rappresentare il rinnovamento.
Così alla fine è stato premiato Marco Marsilio, forte di una Lega che, attraverso il leader Matteo Salvini, parla alla pancia degli elettori, fino a superare abbondantemente il 30% di consensi in alcune province abruzzesi. In molti lo chiamano populismo, di fatto rappresenta quella voglia di risolvere i problemi che gli stessi 5 Stelle avevano tentato di far valere, ma che con l’esempio delle città che amministrano non sono riusciti a realizzare.
Marsilio parte senza grandi pretese, ma con la volontà di mettere davanti a tutto il problema della ricostruzione post terremoto 2016. Migliaia di sfollati ancora fuori dalle proprie abitazioni; pratiche della ricostruzione ancora ferme in un angolo. E’ l’esempio del miracolo compiuto da Berlusconi e Bertolaso nel 2009 che ora deve diventare stella polare. Poi tutto il resto, ovvero quello che i cittadini chiedono da tempo: una sanità che funziona, infrastrutture più efficienti, una progettazione capace di produrre nuova occupazione.
Il futuro della Regione Abruzzo, con l’alleanza tra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia potrebbe diventare un esempio virtuoso per la politica nazionale. Si dice che dopo le elezioni europee gli equilibri di governo potrebbero cambiare. E in questo caso l’Abruzzo, se le cose funzioneranno, potrebbe essere imitato per prove tecniche di governo.