Tensione tra Lega e Movimento 5 Stelle,
l’autonomia differenziata scalda gli animi nella maggioranza. Il presidente della Camera Roberto Fico ha sottolineato che a suo avviso «il Parlamento deve restare centrale», non è tardata ad arrivare la replica del ministro per gli Affari Regionali e le autonomie Erika Stefani: «Un coinvolgimento condiviso dal Parlamento ci sarà, sono delusa per le ricostruzioni sbagliate ma altrettanto determinata ad andare avanti. Ribadiamo il nostro totale rispetto del percorso indicato dalla Costituzione dei livelli essenziali delle prestazioni e dei bisogni di tutti i territori». Forza Italia si schiera al fianco del Carroccio, ecco il commento di Mariastella Gelmini: «Il partito del no di Di Maio colpisce ancora! Ogni giorno ce n’è una e oggi tocca all’autonomia differenziata. E’ chiaro che vogliono fermare l’Italia. Noi ci opporremo ad ogni costo: meno Stato invadente al Nord, piu’ Stato efficiente al Sud, Si’ al regionalismo differenziato». Infine, segnaliamo che nelle scorse ore è arrivato un importante annuncio dal governatore della Campania Vincenzo De Luca: «Oggi formalizziamo con una lettera al Presidente del Consiglio la richiesta di autonomia differenziata anche per la Campania». Attesi aggiornamenti… (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
M5S STOPPA AUTONOMIA DIFFERENZATA IN CDM
Lo aveva anticipato ieri il deputato M5s Gallo e di fatto è successo proprio così in Consiglio dei Ministri: quel «non c’è fretta» si è trasformato in un sonoro stop alla norma presentata dalla Lega sulla Autonomia differenziata con relativi accordi tra Stato e Regioni. I grillini hanno chiesto un stop di “riflessione” visto che sono contrari al sostrato politico dell’Autonomia, «la differenziata crea cittadini di serie A e di serie B», fanno sapere i gruppi di Camera e Senato del Movimento 5 Stelle dopo la tensione avvertita ieri in CdM con il “passo-falso” rispetto ad una norma che solo nelle scorse ore sembrava invece procedere spedita verso l’approvazione. «E’ un processo che ha funzionato benissimo in altri paesi come la Germania o gli Stati Uniti: nella bozza c’è scritto che passano una serie di competenze e responsabilità con un controllo più vicino da parte del cittadino e che il trasferimento delle risorse avviene in base al costo storico e comunque il processo passa, dopo 5 anni, a ciò che dovrebbe essere il piano per allineare il costo dei servizi a livello nazionale che è l’efficientamento dei fabbisogni standard», ha spiegato questa mattina a Radio anch’io il sottosegretario Mef (della Lega) Massimo Bitonci. Zaia ha fatto sapere che sono state accolte il 70% delle richieste ma di lavoro ancora ne serve per raggiungere la piena norma concordata nei referendum: «Siamo consapevoli che il percorso non è concluso, ma siamo ottimisti sul risultato perché stiamo compiendo un passo importantissimo» ha commentato il Ministro Stefani mentre Salvini in CdM ha tentato di tranquillizzare i propri colleghi di Governo, «Chi lo teme non ha letto il testo, Inutile immaginare un Nord leghista schierato contro un Sud pentastellato».
M5S, “NON C’È FRETTA”
In attesa dell’inizio di riunione al CdM, interviene la Ministra degli Affari Regionali Erika Stefani a specificare come «questa sera i testi sulle autonomie arrivano in consiglio dei ministri. La procedura non prevede in cdm voti sui testi. Siamo consapevoli che il percorso non è concluso, ma siamo ottimisti sul risultato perché stiamo compiendo un passo importantissimo nell’ottica della razionalizzazione e del risparmio della spesa regionale». La precisazione arriva dopo il commento polemico del deputato M5s Luigi Gallo che da Montecitorio ha esposto diverse perplessità sulla tempistica voluta e imposta dalla Lega sul tema dell’autonomia differenziata delle tre Regioni in questione: «Tutta questa fretta e riservatezza nel definire una trasformazione epocale del nostro Paese non ha alcun senso. Il dibattito sulle autonomia differenziata va reso pubblico e va parlamentarizzato. Affrontiamo ogni singolo tema in modo trasparente sotto gli occhi dei cittadini in Parlamento perché l’operazione può essere solo chirurgica. Sulla trasformazione di aspetti delicatissimi dello Stato non si può fare né propaganda, né lotta di partito. Prima affrontiamo i disequilibri su Università e Scuola e poi le autonomie». Il concetto è chiaro, per la gran parte dei grillini il tema dell’Autonomia rischia di portare ad una semi-ipotizzata secessione: “replica” ancora il Ministro Stefani «L’obiettivo è quello di arrivare entro pochi giorni all’avvio della procedura innovativa prevista dall’art 116 comma 3 per l’attuazione dell’autonomia differenziata. Ricordo che stiamo lavorando nel solco della Costituzione»
CDM ALLE ORE 19
Alle ore 19 è convocato il Consiglio dei Ministri con un ordine del giorno molto chiaro e nello stesso tempo assai cruciale per la vita di questo Governo e probabile anche di tutti quelli prossimi: si inizia infatti a discutere l’iter per l’Autonomia differenziata dopo l’accordo (che per ora tiene) tra Governo, Veneto, Lombardia e Emilia Romagna. «Per la parte finanziaria è tutto a posto», hanno annunciato ieri il Ministro agli Affari Regionali Erika Stefani e il viceministro del Mef Massimo Garavaglia (entrambi leghisti) spiegando che già oggi in CdM vi saranno i primi provvedimenti esaminati del Ddl Delega per il miglioramento della Pubblica amministrazione. Proprio all’interno di tale elemento è presente la riforma della dirigenza pubblica e il tema dell’Autonomia differenziata. L’impegno lo aveva preso il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che intendeva siglare un accordo entro la metà del mese e sembra che quel momento sia già arrivato con la Lega che batte ancora sul chiodo caldissimo del consenso popolare dopo il trionfo in Abruzzo. «Le intese per l’autonomia differenziata è stata raggiunta anche per la parte finanziaria. L’accordo prevede l’approdo ai costi e fabbisogni standard in cinque anni, la copertura sarà a saldo zero e le risorse sono garantite tramite la compartecipazione di imposte», annunciano ancora i due ministri con in particolare il Governatore del Veneto Luca Zaia che anticipa già di aver raggiunto l’accordo col Premier Conte.
LE REGIONI COINVOLTE DALL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA
«Siamo di fronte a una riforma storica e, come tutte le riforme storiche e i grandi cambiamenti (pur se assolutamente in linea con la Costituzione vigente), ha il suo giusto travaglio» ha spiegato oggi il Presidente veneto Zaia in attesa che il testo sull’Autonomia differenziata con le Regioni arrivi in CdM prima dell’ora di cena. I referendum del 2017 di Veneto e Lombardia e l’iter alternativo politico, ma pur sempre volto allo stesso obiettivo, dell’Emilia Romagna hanno portato queste prime tre Regioni a richiedere il percorso per l’Autonomia differenziata su alcune materie permesse dalla Costituzione, previa accordo totale con lo Stato centrale. Oltre a queste prime tre Regioni (due a guida leghista e una, l’Emilia, a guida Pd con Stefano Bonaccini) ad aver manifestato l’interesse per un percorso simile sono state Piemonte, Liguria, Toscana, Umbria e Marche. Punto nodoso è quell’articolo 6 della bozza d’accordo Stato-Regioni che riguarda gli investimenti: «al fine di consentire una programmazione certa dello sviluppo degli investimenti», Stato e Regione determinano congiuntamente modalità per assegnare una compartecipazione al gettito, o aliquote riservate relativamente all’Irpef o ad altri tributi erariali, in riferimento al fabbisogno per investimenti pubblici ovvero anche mediante forme di crediti di imposta con riferimento agli investimenti privati, risorse da attingersi da fondi finalizzati allo sviluppo infrastrutturale del Paese».
LE MATERIE INTERESSATE NELL’ACCORDO REGIONI-GOVERNO
Su questo punto delle tasse si è alzato il coro di allarme e indignazione delle Regioni del Sud che invocano il pericolo di secessione delle Regioni ricche contro il “povero” Mezzogiorno: «Faremo di tutto per bloccare il processo dell’autonomia differenziata se vengono meno le questioni di contenuto e metodo democratico. Siamo pronti al ricorso alla Corte Costituzionale, alla mobilitazione sociale e alla lotta», tuona il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca. I partiti sono divisi, la Lega punta dritto ad ottenere l’ok anche del M5s che però deve fare i conti con la maggiorparte del proprio elettorato proprio al Centro-Sud e che quindi potrebbe mettere molto più di qualche bastone tra le ruote del percorso di riforma sull’Autonomia regionale. Il lavoro iniziale delle intese era stato fatto dal governo Gentiloni dopo i referendum di Lombardia e Veneto e dopo la deliberazione del Consiglio regionale dell’Emilia Romagna: ecco dunque le materie cui si riferisce l’articolo 116 e che sarebbero oggetto di richiesta di autonomia “differenziata” (un accordo specifico su determinate materie che restano in gestione delle Regioni, qui un utile link riassuntivo), «giustizia di pace, istruzione, tutela dell’ambiente e dei beni culturali, rapporti internazionali e con l’Ue, commercio con l’estero, tutela e sicurezza del lavoro, professioni, ricerca scientifica e innovazione, tutela della salute, alimentazione, ordinamento sportivo, protezione civile, governo del territorio, porti e aeroporti, grandi reti di trasporto e navigazione, ordinamento della comunicazione, energia, previdenza integrativa, armonizzazione dei conti pubblici e del sistema tributario, casse di risparmio e enti di credito agrario a carattere regionale» (fonte Avvenire). Punti più delicati sono tasse, scuola e sanità dove lo Stato e le Regioni dovranno trovare un accordo per poter gestire non in autonomia totale le tre materie (il Sistema Sanitario e i programmi scolastici restano i medesimi) ma le risorse, il personale e il disavanzo di tasse che storicamente rimane tra le Regioni più produttive e lo Stato centrale.