«Non abbiamo alcuna intenzione di uscire dall’Europa, vogliamo cambiarla, migliorarla ma non abbandonarla»: Matteo Salvini frena sulla possibile Italexit dopo le parole di Claudio Borghi Aquilini. Il segretario federale della Lega ha smentito l’ipotesi di un’Italia fuori dall’Ue e ha precisato che l’obiettivo è quello di cambiare le regole, non di abbandonare. Le dichiarazioni del responsabile economico del Carroccio hanno scosso il mondo politico, con i vari partiti che hanno preso posizione. Dopo Forza Italia, con le parole di fuoco di Renato Brunetta, è sceso in campo il Partito Democratico: «In un momento di grande fragilità per il Paese, Borghi torna a gettare benzina sul fuoco con pericolosa proposta Italexit. Responsabilità questa sconosciuta», le parole della dem Vanna Iori su Twitter. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



IL COMMENTO DI M5S E FORZA ITALIA

Le parole di Claudio Borghi sull’Ue non sono passate inosservate: arrivano le prime reazioni dal mondo politico, con il Movimento 5 Stelle che prende le distanze dal responsabile economico della Lega. Francesco D’Uva, capogruppo grillino alla Camera, ha commentato ai microfoni di Repubblica: «Vogliamo ricominciare a credere nel sogno europeo, di una grande casa comune che protegga i cittadini e liberi i governi dai vincoli assurdi dell’austerity. Il lavoro è appena iniziato, Luigi Di Maio sta mettendo insieme un gruppo di movimenti che condividono l’idea di dover cambiare profondamente questa Europa». Queste le parole del forzista Renato Brunetta su Free News Online: «Non è la prima volta che l’onorevole Borghi, in maniera così leggera a mercati aperti, effettua dichiarazioni contro l’Europa, contro l’euro e contro i mercati finanziari. Ci ricordiamo bene quando dichiarò semplicemente che gli investitori “non capiscono nulla di economia”. Gli effetti di queste dichiarazioni, anche per via dell’importante ruolo istituzionale che l’onorevole Borghi ricopre, sono particolarmente negativi per i nostri titoli di Stato, tanto che circolano anche delle barzellette tra i principali trader sulle opportunità di guadagno che si possono realizzare scommettendo al ribasso sul valore dei titoli italiani ogni volta che l’onorevole Borghi “esterna”. Sarebbe opportuno che l’onorevole Borghi si contenesse un po’ per carità di Patria ed evitasse di lanciare le sue opinioni personali sui social network. Ne trarrebbe vantaggio non solo la sua immagine pubblica, ma la reputazione e la credibilità internazionali del nostro Paese”». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



“LASCIARE UE SE RESTA TOSSICA PER L’ITALIA”

Responsabile economico della Lega, Claudio Borghi torna a parlare dell’ipotesi di un’Italia fuori dall’Ue. Intervenuto a un dibattito della Cisl, il presidente della Commissione Bilancio alla Camera ha affermato: «Penso che le elezioni Europee siano l’ultima opportunità: se a seguito di queste elezioni ci saranno i soliti mandarini guidati dalla Germania a guidare politiche economiche, sociali e migratorie, io dirò di uscirne. O riusciamo a cambiare l’Europa in meglio o dovremo uscirne». Borghi Aquilini ha definito il progetto Ue «fallimentare e tossico per l’Italia», ribadendo che «se l’ambiente rimarrà tossico, dirò “andiamocene fuori”. Dal 2000 a oggi l’Italia è cresciuta del 3 per cento: abbiamo perso due decenni e li abbiamo buttati, non è stato registrato alcun progresso economico».



CLAUDIO BORGHI: “O UE CAMBIA O ITALIA FUORI”

Prosegue il responsabile economico del Carroccio:«In questo bell’ambiente che dovrebbe essere di solidarietà e fraternità tra stati, la Germania è in vantaggio rispetto a noi: ha meno disoccupazione, è più ricca, fa politiche espansionistiche e mercantiliste, si finanzia a un tasso del 3 per cento inferiore a noi. Che cosa dobbiamo fare? Facciamo la gara contro Bolt con le gambe annodate?». Con le elezioni del 16 maggio 2019 le cose potrebbero cambiare: «Abolendo il pareggio di bilancio in Costituzione e sostituendolo con “disoccupazione zero, questo potrebbe diventare l’obiettivo dell’Europa. Invece di essere contributori netti diventeremmo recettori netti, la Germania dovrebbe pagare per mettere su politiche del lavoro nei Paesi in cui c’è disoccupazione, in certi casi causata anche dalle sue politiche e dal suo modo predatorio di condurre il commercio internazionale».