Si conclude con questo ultimo atto “finanziario” la vicenda legata all’ex tesoriere della Margherita, Luigi Lusi, condannato in definitiva nel 2017 per appropriazione indebita dei fondi del proprio partito (“Democrazia è libertà-La Margherita): stamane il Nucleo del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma ha confiscato il patrimonio dell’ex tesoriere, con un’ordinanza di confisca che ammonta a quasi 9 milioni di euro complessivi. Lusi è stato accusato di aver sottratto 25 milioni di euro dalle casse del partito oltre ad aver calunniato l’ex fondatore e segretario della Margherita, Francesco Rutelli: le indagini della Polizia Economico-Finanziaria avevano di fatto dimostrato come Lusi assieme alla moglie e altri professionisti abbiano distratto fondi, per svariati milioni di euro, «destinati al partito mediante un complesso sistema di false fatturazioni, realizzato attraverso alcune società a lui riconducibili», riporta Repubblica. Il patrimonio confiscato vede diverse quote sociali delle aziende, una villa a Genzano di Roma, 6 appartamenti, un terreno e un box sempre tra Roma e L’Aquila più svariate altre polizze assicurative e conti: tutto per il valore complessivo di 9 milioni di euro. Dopo la bufera politica e giudiziaria, Lusi – nel frattempo divenuto senatore del Gruppo Pd – fu espulso dal Partito Democratico a Palazzo Madama.



LUSI FU CONDANNATO IN DEFINITIVA NEL 2017

Sul fronte patrimoniale si chiude la vicenda durata diversi anni che vedeva sotto accusa l’ex tesoriere Lusi, arrestato nel 2012 assieme alla moglie e ai due commercialisti: il 19 dicembre 2017 la Cassazione ha in via definitiva confermato la condanna a 7 anni di reclusione per Lusi e consorte dichiarando inammissibile il ricorso di Lusi e «trasformando la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici in interdizione di 5 anni, con interdizione di un anno dalla professione legale». L’ex tesoriere tornò così in carcere, rispettando la sentenza dopo la comprensibile delusione per non essere riuscito a convincere i giudici della sua innocenza. «Giustizia è fatta: l’onestà e la determinazione hanno sconfitto il furto e le calunnie. La vittoria è completa, grazie alla confisca del maltolto che su nostra richiesta viene donato allo Stato», confermò all’epoca della condanna l’ex segretario Rutelli. Una vicenda che ricorda, per certi versi, lo svolgersi dei fatti sul fronte Lega con le accuse al tesoriere Belsito finito nella bufera durante l’ultima fase della guida Bossi all’interno del Carroccio.

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