diLe recenti elezioni regionali in Abruzzo dimostrano concretamente che la maggioranza è in una crisi profonda, perché è in crisi il M5s, architrave di questo parlamento.

Il continuo successo dei tweet e retweet del movimento non è consenso. Esso somiglia sempre di più al successo di audience dell’ex leader del Pd Matteo Renzi nella sua fase calante: il Movimento è diventato una cosa che molti italiani amano detestare.



Eppure non tutto è perduto per il M5s, perché esso più di ogni altro non ha nulla da perdere, dovrebbe e potrebbe dare un segnale simbolico agli italiani.

Oggi con la Lega il M5s ha la maggioranza ed è al governo. I due partiti potrebbero facilmente dare due messaggi: dimezzare, o meglio ridurre a un quarto, il numero dei parlamentari, e dimezzare gli stipendi di quelli che rimangono. In fondo gli Usa, con una popolazione cinque volte quella dell’Italia, ha 100 senatori e circa 400 membri del Congresso. L’Italia ha quasi mille tra deputati e senatori, portarli a 250 sarebbe ancora poco rispetto all’America.



Con questi due segnali il governo potrà chiedere cambiamenti radicali necessari al resto degli italiani. Senza queste due riforme ogni ricerca di cambiamento diventa vana. Diventa un atto di tirannia: il sacrificio imposto agli altri da cui i privilegiati si salvano.

Oggi la percezione, forse errata, sembra essere però esattamente il contrario. Il Movimento 5 Stelle e i suoi parlamentari sembrano volere restare al governo a tutti costi.

Ognuno di questi parlamentari infatti nei prossimi quattro anni riceverà circa 500mila euro netti ciascuno, una fortuna per tanti che prima erano praticamente senza un lavoro. Invece i politici a 5 Stelle si sono sistemati, alle spalle e contro gli interessi degli italiani? Come e peggio quelli di prima?



Se non è così, il M5s guidi davvero questo cambiamento e con i suoi numeri porti ad approvare la riduzione a un quarto del Parlamento e il dimezzamento degli stipendi. Sarebbe un risultato pratico e concreto.

Se lo otterrà avrà la gratitudine non solo degli italiani di oggi ma gli italiani del futuro e del mondo in cui l’Italia deve contribuire per il bene e non per il male.