Si entra nel vivo per le ultime due settimane di campagna elettorale verso le Primarie Pd con la chiacchierata (non parcamente “pregna” di attacchi e affondi memorabili) a “In mezz’ora in più” dei tre candidati al Congresso dem, Maurizio Martina, Nicola Zingaretti e Roberto Giachetti. Con i primi due impegnati a “spartirsi” probabilmente la vittoria finale (con nettamente favorito il Governatore del Lazio) è come da copione, e anche per caratteristiche proprie, è l’ex radicale a regalare le dichiarazioni più interessanti e “saporite”. Alla domanda posta da Lucia Annunziata sull’eventualità di aprire le porte ai fuoriusciti del Pd se divenisse segretario dem, Giachetti reagisce in maniera veemente «Un conto sono Veltroni e Prodi, un altro è D’Alema. Se parliamo di D’Alema e degli scappati di casa che hanno contribuito a ammazzare il Pd, possono continuare a percorrere la strada che hanno preso». L’attacco è ovviamente diretta contro i suoi avversari, soprattutto Zingaretti, che invece incarnano una posizione di maggior apertura e “candore” con la Sinistra estrema e financo con parte del Movimento 5 Stelle: «Nell’ultimo mese e mezzo io sono stato cancellato da tutte le tv e le rubriche […] Perché abbiamo perso? La sinistra soffre di un contesto internazionale ma la campagna elettorale è stata fondata sulla propaganda».
I TRE CANDIDATI E IL “REBUS” RENZI
Ma sono le divisioni interne e gli attacchi a Matteo Renzi ad essere, secondo Giachetti, la vera motivazione per cui il Pd ha subito una cocente sconfitta nelle Elezioni Politiche dello scorso 4 marzo: «Penso che Renzi sia l’ossessione e l’alibi per molti. Nel senso che Renzi ha detto che non avrebbe partecipato alla partita congressuale e non sta partecipando ma sta facendo opposizione come senatore Pd. Renzi sta continuando a proporre le sue idee per la politica. Penso che questa sia una cosa utile, Renzi rimane una figura importante del momento politico che stiamo vivendo. Noi dobbiamo fare i conti con la figura di Renzi perché per fortuna ha detto di voler restare nel Pd. Io sono convinto che non uscirà da partito ma che resterà perché lo ha dichiarato più volte». Martina e Zingaretti restano anche loro con il “rebus” renziano, con l’ex premier impegnato a girare l’Italia per presentare il suo nuovo libro proprio nei giorni in cui i tre candidati segretario si sfideranno in piazza e in tv per la corsa alle Primarie. «Se dovessi diventare segretario, in caso di crisi di governo chiederei il voto anticipato», ha lanciato Zingaretti mentre lo sfidante Martina «il modello è Milano, coalizione di centrosinistra con dentro formazioni civiche, coinvolgendo tutte le energie che possono essere utili: voglio un Pd che sia maggioritario nella testa ma non autosufficiente». Ma Renzi, ancora oggi, resta quel “nodo” che agita costantemente pro (sempre meno nel Pd) e contro: le Primarie saranno il campo dove eventualmente sconfessare o confermare questa legge non scritta degli ultimi anni in casa Dem.